Il Beato Felice da Corsano
Il beato Felice da Corsano ebbe i natali, sullo scorcio della prima metà del XV secolo, nel feudo di Corsano, all’epoca università autonoma nella diocesi di Ariano, oggi comune di Montecalvo Irpino e diocesi di Benevento. Dotto in lettere e teologia era stato allievo degli Agostiniani di San Giovanni a Carbonara in Napoli. Le cronache dell’Ordine Agostiniano lo tramandano con il titolo di baccelliere. Fu archivista e storico dell’ordine Agostiniano. Nel 1470 con alcuni suoi confratelli, tra cui il meglio della cultura teologica del monastero napoletano di San Giovanni a Carbonara, si fermò sulle pendici boscose di Valle in Vincoli, territorio dell’odierna cittadina di Deliceto, in provincia di Foggia.
Qui, colpito dall’amenità dei luoghi, ricchi di un’estensione boscosa di circa centoundici ettari e stando egli con il pensiero di fondare una Riforma, dove si vivesse con maggiore osservanza secondo il primiero spirito dell’Ordine fondò un primo convento dedicandolo a Maria Santissima della Consolazione. Accanto al convento furono costruiti un piccolo chiostro, tre stanze ed una chiesetta dalla pianta rettangolare. Sull’altare maggiore di questa fu collocata, nel 1470, una tavola ad olio, commissionata dallo stesso beato Felice, raffigurante la Vergine che allatta il Bambino.
Ultimato il convento il padre Felice cominciò a meditare una riforma dell’Ordine Eremitano di Sant’Agostino, a suo parere necessaria ed urgente. Sulla scorta di una soda preparazione teologica, di una fede profonda e sicura, nonché di un spiritualità ricca di sani elementi popolari, a distanza di ventidue anni dalla fondazione del convento e della chiesa di Maria Santissima della Consolazione, padre Felice da Corsano inaugurò la sua Riforma che chiamò Ilicetana dal nome della cittadina di Deliceto, anticamente Ilicetum, nel cui territorio sorgevano la chiesa ed il convento.
La nuova congregazione fu posta sotto la protezione della Madonna della Consolazione. Il rinnovamento proposto dal beato Felice, che si inserisce nel vasto movimento riformatore pretridentino che in tutta Europa precedette, accompagnò e seguì la rivoluzione luterana, interessò, in breve tempo, almeno tre regioni e sette diocesi dell’Italia Meridionale: Puglia, Campania e Molise; Ariano, Ascoli di Puglia, Avellino, Benevento, Bovino, Boiano e Troia. Il suo nome è inserito, con il titolo di beato, in tutti gli antichi annali dell’ordine agostiniano. Nel 1775, dopo aver preso atto che già il padre Felice da Corsano, fin dalla sua morte era venerato come santo, il vescovo di Bovino aprì formalmente il processo di canonizzazione secondo i dettami dei decreti in materia emanati da papa Urbano VIII nel 1634. Questi riconoscevano la santità pubblicamente acclarata da almeno cento anni prima di tale data. Il non conoscere ancora, all’epoca del processo, il dies natalis di Felice da Corsano, ne impedì la felice conclusione. Studi recenti hanno finalmente portato alla luce la data di morte avvenuta il 20 settembre 1526, vale a dire 108 anni prima delle disposizioni urbaniane. Tale scoperta sana, oggi, l’antica lacuna, che non impedì, comunque, di erigere un altare e una statua in suo onore all’interno della grotta di Deliceto, resa famosa dalle preghiere e dalle penitenze del beato Felice.
La statua lo raffigurava vestito con abito agostiniano, sandali ai piedi, corone di rosario nelle mani, bisaccia da mendicante sulle spalle.
La sua fama, ragguardevole, perdurò fino a tutto il XVIII secolo e dura, ancora oggi, nei territori ove egli massimamente portò la sua opera: Deliceto, Ariano Irpino, Ascoli Satriano, Panni, Troia, Corsano, Gildone, Montecalvo Irpino, Montefalcione, Castelluccio Val Maggiore, San Bartolomeo in Galdo, Baselice, Atripalda, Campobasso, Orsara. Gli annali dell’ordine agostiniano e la sua bibliografia lo tramandano con il titolo di santo o beato. Fra i suoi illustri devoti vi furono Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Gerardo Maiella.
Il primo, in virtù della bolla dell’1 marzo 1745, a firma di mons. Antonio Lucci, vescovo di Bovino (oggi beato), in qualità di fondatore e primo Rettore Maggiore della Congregazione del Santissimo Redentore ereditò il complesso monastico di Deliceto prendendone il possesso il 28 marzo successivo. Il secondo trascorse la sua vita nel convento della Consolazione in Deliceto dal primo maggio 1749 al giugno del 1754 cioè fno ad un anno e mezzo circa dalla morte, che lo colse a Caposele (AV) il 16 ottobre 1755.
E’ proprio Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che ci tramanda, in un suo manoscritto, il ricordo della grotta dove il beato Felice trascorse, in meditazione, preghiera e penitenza, lunghi periodi della sua vita: … Il beato Felice per attendere maggiormente alla vita contemplativa fecesi cavare una grotta con tre camerini separati, sotto lo stesso monte del convento (della Consolazione in Deliceto), la quale oggidì (tra il 1745 e il 1750) chiamasi la “Grotta del beato Felice”. Trovasi scritto dal canonico Casati (storico di Deliceto) che in quella si ritirava a vivere per mesi intieri il Beato, e che vi era una antica e comune tradizione che per un buco della detta grotta , il quale oggidì ancora si vede, fosse venuto più volte l’Angelo del Signore a visitare il romito, ed anche un corvo che giornalmente gli avesse portato una pagnotta di pane. Ma che che sia di ciò, è certo che la detta Grotta sin’oggidì è tenuta in venerazione, ed è visitata da’ divoti, allorché vengono le Genti in gran numero da’ diversi Paesi a visitare la Santissima Vergine specialmente nel giorno della Sua festa agli otto di Settembre…
G.B.M. Cavalletti
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Felice da Corsano – Un raggio agostiniano tra i santi riformatori del XVI secolo , Irpinia Libri, Avellino, 2015]