Beni
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Inaugurazione “Museo della Religiosità Montecalvese e della Memoria Pompiliana”.
[Ed. 03/08/2008] Oggi, il giorno 17 del mese di luglio dell’anno 2008, essendo Pontefice della Chiesa Universale il Papa Benedetto XVI e Presidente della Repubblica Italiana l’Eccellentissiino Giorgio Napolitano il popolo montecalvese si è riunito in festosa assemblea dinanzi all’avito Palazzo Pirrotti per l’auspicata e attesa riapertura della struttura museale, già fondato nel 1898 da Mons. Pompilio Pirrotti, Cappellano Domestico di Sua Santità, Parroco di Montecalvo e Pronipote dell’illustre concittadino San Pompilio Maria Pirrotti dSP.
Sono presenti, oltre ai numerosi fedeli e ai graditi ospiti: Molto Rev.do Padre Dante Sarti dSP Provinciale della Provincia Italiana dei Padri Scolopi; Molto Revdo Padre Sabino lannuzzi ofm, Provinciale della Provincia Sannito-irpina dei Frati Minori; Sac. Teodoro Rapuano, Parroco e Presidente della Fondazione Cristini; Padre Franco Pepe, Guardiano del Convento di SantAntonio; Padre Sesto Pieroni, Responsabile Nazionale Vocazionale Provincia Italiana delle Scuole Pie; Padre Lorenzo Mastrocinque, Rettore del Santuario Regina della Pace in C/da Malvizza; Padre Martino Gaudiuso, Rettore della Comunità delle Scuole Pie di Frascati; Mons. Pasquale Maria Mainolfi, Direttore dell’istituto Superiore di Scienze Religiose “Redein ptor hominis” di Benevento e Direttore di Disputationes Pompilianae; Sac. Luigi Verzaro e Sac. Biagio Corleone, Sacerdoti Montecalvesi; Sr. Isolina Meoli e Sr. Maria Sarnataro, Suore della Sacra Famiglia di Spoleto; Giancario Di Rubbo, Sindaco di Montecalvo Irpino; Dott. Giuseppe Muollo, Soprintendenza di Salerno Avellino; Tufo Sabato, Maresciallo dei Carabinieri; Corpo dei Vigili Urbani; Pompilio Albanese Presidente della Pro-Loco; Achille Mottola, Presidente del Conservatorio di Benevento; Prof. Davide Nava, Preside; Alberto De Lillo, Leonardo Pappano, Antonio D’Agostino, Gennaro Pallavanti, Consiglieri Fondazione Rosa Cristini.
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URBINO e MONTECALVO
Un gemellaggio di arte e fede
Antonio Stiscia
[Ed. 00/09/2008] Nel corso degli scavi per il restauro architettonico del Castello Comitale e di poi Ducale di Montecalvo Irpino,è venuta alla luce una bellissima trabeazione di un portale cinquecentesco,con la seguente scritta: HOMO HOMINI DEUS. I caratteri della scrittura sono riconducibili allo stesso periodo e/o mano della scritta sul portale e sulle trabeazioni interne della Ottagonale Cappella Carafa sec. XVI sita all’interno della Collegiata di Santa Maria Assunta sec. XV eretta all’interno della gran corte superiore del castello dei Conti Carafa di Montecalvo e poi dei Duchi Pignatelli di Montecalvo,ultimi feudatari. La scoperta di questa iscrizione apre nuovi scenari nella ricerca storica e artistica del paese che si connota per molti evidenti rapporti con il ducato di Urbino.
Il professor Ascher dell’Università di Haifa ha compiuto un lavoro encomiabile sulla Cappella Carafa di Montecalvo, mantenendo quella necessaria e corretta condotta scientifica che esula dalle certezze attributive lasciando aperto il campo a nuove teorie e a nuove scoperte. Con la necessaria umiltà mi appresto a dire la mia opinione su alcune questioni,confortandole con dati e immagini,al sol fine di dare un contributo di conoscenza.
Di pianta ottagonale e sormontata da una cupola (ormai scomparsa) la Cappella per l’essenzialità delle forme e il sapiente uso della pietra di roseto è veramente un piccolo gioiello dell’arte rinascimentale. L’accostamento chiaroscurale delle pietre e degli intonaci bianchi,in pareti prive di affreschi, riconducibile alle genialità degli architetti fiorentini,trova in Michelangelo il suo migliore e più straordinario esempio.Prediletto di Papa Giulio II della Rovere ( Della Rovere Duchi di Urbino) per il quale affrescherà la volta della Cappella Sistina,realizzerà numerose opere architettoniche,anche con gli altri Papi succedutesi nel tempo,fino ad arrivare a Papa Paolo IV (Giovan Pietro Carafa) con il quale ebbe un difficile rapporto,tanto che questi gli preferì Federico Zuccari, anche per il completamento della Cappella Paolina,scegliendo un urbinate,memore della valentìa dimostrata al servizio dell’amico Papa Farnese,di cui se ne sentiva continuatore,tanto da assumerne il nome pontificale. Lo Zuccari, come tutti gli artisti del tempo vedeva in Michelangelo un vero geniale maestro tanto che le sue opere architettoniche e pittoriche si possono collocare nel pieno manierismo. Non va dimenticato il profondo rapporto intercorrente tra la famiglia Farnese e Carafa. Alessandro Farnese già arcivescovo di Benevento,allorché divenne Papa col nome di Paolo III,in uno dei primi concistori nominò Giovan Pietro Carafa ,Cardinale. Papa Farnese fu il Papa dell’arte e del bello,seguì le orme di Giulio II e affidò a Michelangelo grandi opere e l’affresco del Giudizio Universale,nel mentre si servì dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari per le opere di carattere pittorico-architettonico,dei palazzi di famiglia.
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La Madonna dei Rosari della Chiesa Abbaziale di San Nicola di Corsano
Antonio Stiscia
[Ed. 00/12/2008] La tela della seconda metà del 500 ricalca la composizione piramidale di quasi tutte le opere dello stesso periodo e con lo stesso tema.
Il quadro ha una sua unicità per la presenza di più rosari,certamente di corallo.
La parte superiore del quadro vede,a sinistra, la presenza di un Angioletto tra le nuvole e che sovrasta 2 boccioli di rosa offerenti 2 rosari,quasi a indicare i personaggi della Chiesa a cui si deve la nascita e proliferazione del culto del Santo Rosario:
Papa Pio V (Antonio Michele Ghislieri),rappresentato con la barba e la Tiara, Pontefice dal 7 Gennaio 1566 al 1° Maggio 1572 .
Appartenente all’Ordine Domenicano,già Vescovo sotto il Pontificato di Papa Paolo IV Carafa , che ne apprezzava la integrità morale,fu un Papa rigido e combatté la corruzione , la mondanità e il nepotismo.
Al suo ingegno in politica estera,si deve la nascita della Lega Santa contro i Turchi,sconfitti definitivamente, nella celeberrima Battaglia di Lepanto del 7 Ottobre 1571,che da quel giorno divenne “Festa di Santa Maria della Vittoria “( Bolla Salvatoris Domini-1572),successivamente Festa del SS. Rosario.
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PONTE APPIANO DETTO ANCHE “PONTE ROTTO”
Alfonso Caccese
[Ed. 00/00/0000] A dieci miglia romane da Benevento in direzione di Eclano, in località del Cubante nelle vicinanze dell’odierna Apice, secondo quando è segnato nella “ Tabula Peutingenaria”, la via Appia attraversava il Calore su un ponte monumentale, di cui oggi restano le insigni vestigia, per inoltrarsi nella valle dell’Ufita. Questo da testata a testata misurava circa 150 metri ed è a schiena d’asino, con sette piloni di cui tre in acqua e quattro sul terreno. Ogni arco misura 14 metri di luce e 5,5 metri di larghezza. La carreggiata è di circa 4 metri. La struttura del ponte è probabilmente di età Traianea.
La Via Appia fu la prima strada consolare romana costruita in epoca repubblicana, possiede un fascino tutto particolare. Non a caso Papinio Stazio la definisce Regina viarum.
La sua realizzazione, avvenuta in diverse fasi, consentì il collegamento fra Roma ed i più importanti centri del Samnium e dell’Apulia: Santa Maria Capua Vetere, Benevento, Eclano, Venosa, Taranto, Brindisi. Sulla Tabula è possibile seguire agevolmente il tracciato fino a Sublupatia (nei pressi di Castellana in Puglia).
L’inizio della costruzione di questa strada risale a quando il console Appio Claudio Cieco, dopo la I Sannitica, ordinò, nel 312 a.C., che si costruisse una via tra Roma a Capua. Nel 268 Fabio Massimo il temporeggiatore occupò Taranto e quindi la via Appia Antica venne prolungata, prima fino a Venosa e poi Fino a Taranto e Brindisi.. Per secoli il ponte Appiano ha subito la furia distruttrice delle acque del fiume Calore che è stata naturalmente causa, non solo di parziali mutamenti del corso del fiume, ma anche di continui rifacimenti del ponte stesso in diverse epoche.
Attorno ad uno dei piloni sporgeva, come si apprende da un sopralluogo pubblicato nel 1911 dal Dott. S. Aurigemma, un grosso lastrone di pietra viva collocato orizzontalmente, nella cui faccia superiore apparivano in bei caratteri epigrafici le ultime lettere di varie linee di una iscrizione latina.C- L- PRAEFECTO MER A RESCVSA-ET L.CORINTHVS MER ENE-MERITO L. FESTO-L.
Il titolo, incompleto, è stato conservato per la sola metà destra e gli elementi che esso fornisce non sono tali da potersi pronunciare sul suo carattere e sulla sua destinazione. Si pensa che l’epigrafe provenga dal territorio Beneventano, dove l’esistenza dei mercuriali è accertata da varie iscrizioni (cfr.C.I.L.IX, 1707, 1710). Per la distruzione di Aeclanum, ordinata da Silla dopo la guerra sociale, le popolazioni locali dovettero subire gli espropri e il passaggio della terra ai “coloni”. Lenta fu la ripresa dopo la distruzione, ma nel primo secolo d.C. già si rifacevano case e strade. Quando passarono gruppi di Goti, gli eserciti bizantini di Belisario e di Narsete si rinnovarono le devastazioni e distruzioni. [Nativo]
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PIAZZA CARMINE (L’olmo che non c’è)
Antonio Stiscia
[Ed. 19/08/2005] A baluardo di un millenario, felice e non casuale connubio tra il Sacro e il Faceto, troviamo la Chiesa del Carmine e l’Olmo, quasi a simboleggiare la instaurata pace tra l’uomo e Dio e tra l’uomo e la natura.
Cinquant’anni fa, si abbatté, il maestoso olmo, che solo l’animo sensibile e nostalgico di un nostro emigrato (Placido A. De Furia) poteva ricordare con versi di un sì sublime ardente rispetto.
Aveva più di mille anni il nostro amico,lo avevano piantato i Longobardi (che consideravano l’Olmo un albero sacro, ben rappresentativo della loro forza e fierezza d’animo), vicino a quella Chiesa che per loro volontà si chiamerà di San Sebastiano e solo molto tempo dopo del Carmine.
I Longobardi (longa-barda) (barda: grande ascia da combattimento, tipica di queste genti) erano degli svedesoni forti, rozzi e ignoranti, requisiti indispensabili per la conquista di una Italia decadente e lasciva.
Ariani convertiti al Cattolicesimo,più che essere usati dalla religione,ne furono abili fruitori e sebbene temessero il Demonio,adoravano la Vipera.
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Il Palazzo CACCESE
[Ed. 00/00/0000] Il Palazzo Caccese, costruito nella seconda metà del secolo XVII, è ubicato in angolo tra il Corso Vittorio Emanuele, ove affaccia l’ingresso principale e la Piazza Vittoria (ex Piazza del Purgatorio). Notizie documentate della famiglia Caccese risalgono al 1656 quando si attesta la presenza di Carlo Caccese, Sacerdote durante la peste. Dell’intero edificio oggi resta in piedi la porta costituita dal portale con il sovrastante balcone centrale e da uno laterale. [Nativo]
Redazione
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Palazzo Pignatelli: 2 milioni di euro per il restauro
[Ed. 15/06/2005] Montecalvo Irpino AV – Via libera dalla Regione Campania all’approvazione dell’intervento “Restauro e recupero del palazzo Pignatelli“ proposto dal Comune di Montecalvo Irpino e adesso inserito nel progetto integrato-itinerario culturale “Regio Tratturo di Avellino“.
L’ente di Palazzo Santa Lucia valuta positivamente l’iniziativa di riqualificazione del valore economico di circa 2milioni di euro (risorse Por- misura 2.1). Adesso, con il parere favorevole del nucleo di valutazione regionale, l’opera, si precisa sul burc di lunedì 13 giungo, sarà inserita all’interno dello strumento di programmazione negoziata. Si tratta di interventi di restauro del castello ducale Pignatelli attraverso opere di miglioramento statico ed opere funzionali finalizzate alla realizzazione di un museo delle attività culturali e produttive con sale di esposizioni temporanee e permanenti.
L’impostazione dell’intervento riflette a pieno le tematiche individuate dal Por in particolare nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio storico-culturale al fine di creare condizioni favorevoli all’innesco di processi di sviluppo locale. Il tutto mediante la promozione di iniziative imprenditoriali multidirezionali nonché giuste condizioni per l’attrazione di capitali privati.
L’intera opera è in sintonia con l’idea forza del progetto integrato territoriale che volge essenzialmente alla costruzione di un itinerario turistico-culturale orientato alla valorizzazione dell’intreccio unico tra gli aspetti naturalistici, storici e archeologici del paesaggio irpino. L’obiettivo primario è la messa in produzione delle ricchezze culturali presenti nell’intero ambito territoriale interessato dal percorso del Regio Tratturo, ma anche delle vicine aree archeologiche (Aeclanum-Aequum Tuticum) e della fitta rete di parchi naturali e aree protette presenti lungo la dorsale Appenninica cui si rivolge il progetto Appennino Parco d’Europa. L’itinerario inoltre enfatizza il ruolo dell’Irpinia nord-orientale quale centro ideale di un percorso che unisce tra loro due importanti luoghi della fede, relativi alla figura di San Pio (S. Giovanni Rotondo e Pietrelcina). [Nativo]
[Credit│Denaro.it]
Redazione
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A proposito del Trappeto
Antonio Stiscia
[Ed. 00/08/2009] Il complesso architettonico e urbanistico è da considerare un unicum,paragonabile ai più famosi Sassi di Matera solo per la disposizione a terrazze e alla conformazione,nel mentre son ben diverse le caratteristiche legate ai servizi comuni e alla convivenza delle genti,molto simile ad una società comunarda complessa,regolata da rigide regole di convivenza e di interdipendenza. Trappeto è termine di derivazione greca e si rapporta alla lavorazione e trasformazione delle olive,termine ancor oggi usato correntemente dalla popolazione,insieme a Frantoio. La presenza di numerosi frantoi oleari,del tipo a macina in pietra ,tirata da asini,delineò la toponomastica di una non vasta area,che col tempo ebbe ad aver una incidenza abitativa enorme e la nascita di un vero e proprio formicaio umano. Se si pensa che in poco più 40.000 metri quadri,vivevano e convivevano almeno 2000 persone,con gli animali e le masserizie relative,ci si rende conto dell’indice abitativo elevatissimo. La prima domanda è il perché la popolazione scelse di vivere in un formicaio,anziché espandersi in altre zone o ancor meglio abitare in campagna. La risposta appare naturale in riferimento alla sicurezza e alla necessità di vivere il più vicino possibile a chi poteva difenderla (castello e palazzi )ma anche dalla necessità di trarre da questa prossimità il necessario per vivere,fornendo le braccia e la capacità trasformative(artigianato). Il nucleo autentico Trappeto è quello ricompreso tra Via Sottocarmine e la Porta medioevale che Conduce a Chiassetto Caccese – zona Teatro.
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Palazzo Capozzi
Antonio Stiscia
[Ed. 04/08/2006] Palazzo CAPOZZI (Corso Umberto I) – E’ questo uno dei 7 Palazzi Capozzi con relative masserie, appartenenti a questa importantissima famiglia Montecalvese, ma con propaggini in tutta l’Irpinia e con la presenza di personaggi di spessore e di cultura nazionale. La numerosa e ricchissima famiglia si era trasferita anche in altre realtà come Avellino e Montaguto, creando un filo verde tra tante comunità, pur lontane, consentendo a Montecalvo di mantenere una certa importanza intellettuale e politica in ambito provinciale.
Oltre al Palazzo di Corso Umberto,forse il più antico e certamente originario,per la ubicazione(Corso Umberto),vanno ricordati gli altri 3 Palazzi Capozzi,di cui si ha conoscenza: Palazzo Capozzi di Corso Vittorio Emanuele e i 2 Palazzi fronteggianti di Via S. Antonio,dell’un dei quali rimane uno splendido portale con teste di leone in ferro,a testimoniare un potere e una forza combattiva dovuta al quasi naturale connubio tra la forza del metallo e la fierezza della testa leonina Capo-tium / Capotia.
Il Palazzo di Corso Umberto,ancora integro nella struttura seicentesca,vede la presenza dell’androne che anticipava l’accesso al piano nobile,nel mentre nei piani terranei venivano relegate tutte le attività giornaliere(le dispense,il granaio e le cantine),in una sorta di microcosmo,o meglio di cittadella autonoma e autosufficiente. Il portale di arenaria,nella sua semplicità,non deve trarre in inganno, e certamente la non accattivante visibilità non deve distogliere dall’importanza del complesso edilizio, che sorge ai piedi del castello e della corte ducale,e che a sua volta domina le case di corso Umberto,costruite durante l’occupazione spagnola,e di concerto quelle di epoca più tarda del sottostante Trappeto.Il Palazzo Capozzi ( successivamente passato ad altri proprietari) ha ospitato nel secolo scorso un uomo che per il proprio straordinario impegno di maestro elementare e di letterato, fu insignito dal Ministro Della pubblica Istruzione della Medaglia d’Oro al merito per i grandi servigi resi al Regno d’italia.
Questo straordinario e misconosciuto letterato era il Cav. Mariano Barile,nato a Montefalcione il 28/5/1857 ,insegnante elementare in Montecalvo dove visse l’intera sua esistenza,convolando a giuste nozze con le signore D’Addona Gesuela,e di poi vedovo con la signora Bufano Amelia,spegnendosi tra gli onori della popolazione il 23/4/1940. Ancora un cittadino da ricordare,tra i tantissimi relegati all’oblìo. Ancora una volta si ripresenta il caso del nemo profeta in patria ,forse per la straordinaria abbondanza che ne rende quasi inutile il ricordo. Beati quei paesi che hanno un solo eroe,perché quanto meno ne sanno far tesoro!
Montecalvo,ha avuto la sventura di avere avuto troppi ingegni, che hanno normalizzato la stessa genialità,non è un caso che San Pompilio Mania Pirrotti,è pressoché sconosciuto ai suoi concittadini,che ne ricordano solo il nome,non avendo conoscenza di null’altro che non un vicendevole accostamento con i festeggiamenti augustali,ricchi di luminarie,e dì un godereccio ricordo di un cantante di grido ,inebriato dal profumo di una ardente salsiccia. [Nativo]
Montecalvo Irpino 4 Agosto 2006
[Credit│Foto - Archivio Stiscia]
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Il Trekking Pompiliano dell’infaticabile Gaetano Caccese
Montecalvo Irpino AV – Domani, 29 settembre, è l’anniversario della nascita di San Pompilio. Come ogni anno, in occasione di questa ricorrenza, ci sarà un’escursione lungo i luoghi percorsi dal Santo che partirà alle ore 8:00. L’appuntamento è davanti alla chiesa.
È ammirevole il lavoro, la costanza e la perseveranza che l’infaticabile Gaetano Caccese mette nell’organizzare questo percorso a piedi da oltre venti anni. Il cammino collega la chiesa di San Pompilio di Montecalvo ai ruderi della chiesa dell’Abbondanza, situata nella contrada Mauriello, che dista almeno quattro chilometri dal paese.
Il trekking Pompiliano è il nome dato a questo cammino, che segue il percorso che il Santo faceva quando si dirigeva verso la chiesa situata nelle terre di sua proprietà. È un itinerario suggestivo e affascinante che si snoda lungo la “Ripa della Conca”. Appena dopo aver superato l’antico ospedale di S. Caterina, ci si imbatte nella Grotta dei Briganti e in alcuni casolari abbandonati. Arrivati in fondo, dopo aver quasi toccato i calanchi con mano, si attraversa un ponticello costruito da Caccese stesso, che serve per oltrepassare un ruscello. Qui si può osservare, sulla cima di un costone dalla quale fuoriesce acqua ferruginosa di colore rossastro, una cavità chiamata “l’Occhio del Diavolo”, ed è altresì possibile notare fusti di alberi secolari così alti che la vista verso l’alto si perde tra le loro cime.
Dopo aver attraversato l’area boschiva che costeggia la “macchia Cavalletti”, ci si inoltra lungo un crinale di arenaria, un’altra meraviglia per chi ama scoprire luoghi incontaminati. Ricordate una pubblicazione uscita qualche tempo fa, realizzata dall’Istituto Comprensivo di Montecalvo Irpino, intitolata “C’era una volta il mare…”? Infatti, qui è possibile toccare con mano i reperti descritti in quel volumetto, come i resti di fossili di conchiglie di ogni ordine e grandezza.
Infine, si giunge ai ruderi della chiesa e della fontana dell’Abbondanza. Alcuni anni fa, il vulcanico Gaetano Caccese riuscì persino a coinvolgere Don Teodoro Rapuano, l’ex parroco di Montecalvo, guidandolo lungo i tortuosi pendii del percorso. Il reverendo, dopo aver tenuto compagnia ai partecipanti durante il tragitto, celebrò messa proprio lì, tra i resti di quello che un tempo doveva essere un luogo di culto molto sentito sia per San Pompilio che per i fedeli delle contrade vicine.
[Correlato│L'Occhio del Diavolo]
[Bibliografia di riferimento]
[Di Giovanni E. – Favorito A., C’era una volta il mare, Arti Grafiche Tommasiello, Montecalvo Irpino AV, 2002]Francesco Cardinale