Calamità naturali
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23 Novembre 1980
Alfonso Caccese
[00/00/0000] Domenica 23 Novembre 1980, era la giornata susseguente la chiusura della Fiera di Santa Caterina. Gli operatori ecologici, erano impegnati nella risistemazione delle strade che particolarmente quell’anno ,avevano visto una partecipazione straordinaria di persone, grazie anche alla benevolenza del “tempo” in quella giornata non restio nell’offrirci un clima mite e piacevolmente temperato. Nel pomeriggio, i bar del corso principale erano molto frequentati come al solito per poter seguire l’appuntamento canonico di “Tutto il calcio minuto per minuto”, trasmissione radiofonica seguita dagli sportivi con enorme interesse. Quel giorno, per le strade non c’erano solo gli appassionati di calcio, ma tutte quelle persone che avevano partecipato alla Fiera e ne commentavano l’esito. Erano tutti soddisfatti. I baristi, i negozianti del centro gli operatori agricoli , perché tutti avevano fatto buon affari. Ma anche i cittadini erano soddisfatti per la grande quantità di prodotti messi loro a disposizione. Da precisare, che ancora non erano state create in zona le copiose fiere campionarie come quelle di oggi, e la fiera di S.Caterina rappresentava un momento dove venire a conoscenza delle innovazioni tecnologiche più nuove in tutti i settori. Eravamo giovani studenti universitari , rientrati da Napoli , proprio in occasione della fiera e quel pomeriggio dovevamo organizzarci per ritornare alla vita universitaria. Preparato tutto l’occorrente per la partenza verso le 18,30 ci ritrovammo tutti in piazzetta per trascorrere in allegria le ultime ore prima del rientro a Napoli. Quel pomeriggio eravamo particolarmente più numerosi del solito,e decidemmo di ingannare il tempo facendo un giro a piedi per il paese in attesa dell’inizio della seconda proiezione al Cinema Pappano di un film che volevamo assolutamente vedere. Sapevamo orientativamente che la proiezione sarebbe iniziata verso le 19,30 e noi nell’organizzare il giro,avevamo tenuto conto anche di questo fattore, tant’è che in prossimità di quell’ora, già avevamo girato in lungo e in largo il paese ed eravamo ad una cinquantina di metri prima del cinema,all’altezza della “casa longa”. Stavamo salutando gli amici che non sarebbero venuti con noi al cinema, quando alle 19,34, fummo interrotti nella nostra liturgia da qualcosa di imprevedibile. Un grosso boato e rumore di tegole che cadevano dietro di noi,ed una strana sensazione di perdita di equilibrio. Siccome frontalmente avevamo una panoramica completa di Corso Vittorio Emanuele, avemmo il tempo di assistere a qualcosa di tragico e sensazionale: vedemmo perfettamente,causa della scossa, le case fiancheggianti il corso unirsi all’altezza dei cornicioni, ed i pali della pubblica illuminazione incrociarsi,in una sorta di reciproca riverenza. Stupiti da questo evento abbassammo gli occhi,e ancora inconsapevoli,assistemmo ad una scena drammatica. Una corsa furibonda di persone che usciti dal cinema spaventati ed in preda allo choc, correvano in ordine sparso e senza senso non sappiamo verso dove, gente che nella foga della corsa rovinava a terra creandosi delle serie fratture. A quel punto ci rendemmo conto di quello che era successo.”Il Terremoto”. Un attimo di tempo brevissimo per riflettere e realizzare che insieme ad un amico vicino di casa,in un milionesimo di secondo “allazzammù na corsa” per il corso con forza di centrometisti di livello olimpionico per raggiungere la parte alta del paese dove abitavamo, per verificare l’accaduto con le nostre famiglie. Ci sincerammo subito,quando vedemmo i nostri per strada e solo un pò allarmati,anche perché la nostra zona e le nostre case, di recente costruzione, avevano assorbito bene la scossa e danni gravi non se ne intravedevano. Ancora non sapevamo la portata del sisma, e la paura si impossessò di noi quando ricevemmo una telefonata da alcune amiche che erano andate ad Ariano a trascorrere una serata in pizzeria ed avevano visto la torre della cattedrale abbattersi sulle case sottostanti. Questo nei ricordi di quella giornata. La notte trascorse in modo timoroso. Solo la mattina seguente venimmo a sapere della gravità della situazione, quando fummo impegnati nell’organizzare le prime colonne di soccorso per la zona del cratere e arrivati con difficoltà innaturali nel cuore del sisma, capimmo l’enorme drammaticità e catastroficità del momento, di quell’ora: le 19,34 del 23 novembre 1980,che avrebbe sconvolto non solo la nostra provincia ma anche i nostri cuori. Eppure, forse, solo oggi a 23 anni di distanza da quel maledetto giorno non ci rendiamo ancora conto, leggendo le fredde cifre di quello che realmente è accaduto : quasi 3000 morti, 10.000 feriti, 460.878 senza tetto, 36 comuni disastrati, 314 gravemente danneggiati, 336 danneggiati, 77.272 abitazioni distrutte , circa 6.000.000 gli abitanti coinvolti. Una terribile scossa del 9-10 grado della scala Mercalli sconvolse l’Irpinia e la Lucania segnando per sempre non solo il territorio ma anche le coscienze e i ricordi della gente. Oggi sono passati ventitré anni da quella sera del sisma, ma che si fa per ricordare o meglio per non dimenticare? Possibile che nessuno si ricordi quei 3000 morti e si chieda cosa è rimasto dentro ognuno di noi di quella terribile esperienza? Personalmente ritengo inutili le polemiche e sterili le critiche, ora è tempo di ricordare e riflettere. Purtroppo devo dire che nel nostro paese non si è fatto né l’uno né l’altro: nessuna manifestazione, nessun convegno nessun ricordo. [Nativo]
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Il terremoto del 1930 a Montecalvo Irpino
Per gentile concessione
Dr. Felice Panzone