Persone
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Angelo Corvino
E’ stato considerato il bambino prodigio della comunicazione audiovisiva e multimediale. Negli anni ’70, all’età dell’asilo, gira per casa con la cinepresa super 8 in mano, sottratta di nascosto ai genitori, e già studia le prime inquadrature.
Nel 1987, a 14 anni ancora da compiere, realizza servizi televisivi sportivi e documentari storici per una emittente televisiva locale con la telecamera ed i videoregistratori famigliari utilizzando un Home Computer Commodore 64 per le animazioni grafiche. Nascono così il primo incontro con la programmazione ed i primi esperimenti di integrazione video-informatica.
A quindici anni le prime esperienze di regia televisiva alla Jonathan Video. A sedici scrive per Il Giornale di Napoli e per la rivista Musicasocietà. Sempre a 16 anni, a scuola, l’incontro definitivo con l’informatica di base all’Istituto Tecnico Commerciale G. Bruno di Ariano Irpino, indirizzo programmatori.
A 17 fa parte di una troupe che realizza telefilm a sfondo culturale sulle feste popolari italiane. Lavora con Leo Gullotta, Enzo Cannavale, Lino Troisi, Imma Piro, Ida Di Benedetto e Rosaria De Cecco, brava ed apprezzata attrice di teatro napoletana. Sempre a 17 anni progetta e realizza software di elaborazione statistica per il Centro di Servizi Culturali della Regione Campania. Dal lavoro vengono fuori i dati inseriti nella pubblicazione Il Disagio Scolastico.
A 20 anni è analista programmatore ed effettua consulenze informatiche per aziende ed Enti Pubblici.
Dai 22 ai 25 anni si dedica anche al sociale con attivismo nella Pro Loco Montecalvo, del quale è presidente dal 1995 al 1997. Nel periodo della sua permanenza nell’associazione rilancia l’esperienza del Gruppo Folcloristico con partecipazioni in diverse trasmissioni della Rai finalizzate alla valorizzazione della cultura e dei prodotti tipici locali. Nel 1995 promuove e realizza, in collaborazione con dirigenti della COOP Nord Est, indagini di mercato per la collocazione in mercati esterni dei prodotti tipici locali. Incentiva l’agricoltura biologica favorendo riunioni con gli agricoltori. Fa incidere i canti popolari su supporti digitali. Promuove il folclore del sud Italia a livello internazionale con partecipazioni a meeting esteri e pone l’accento sulla necessità di recuperare il centro storico del suo Comune.
A venticinque anni, nel 1998, approda a Canale 58 di Ariano Irpino attratto dalle antiche passioni della televisione e del giornalismo ed anche dalla presenza di un giornalista di rango alla guida del telegiornale. Qui incontra Gianni Raviele, già vicedirettore del TG1 e direttore di RTV Tele San Marino. Suo il reportage, con commento in diretta dello stesso Raviele, a poche ore dall’alluvione che nel ’98 colpì Quindici in provincia di Avellino con immagini destinate a finire negli archivi storici della televisione. E’ quello il battesimo del fuoco. La sua fu la prima telecamera ad arrivare nella piazza del paese, via terra. A Canale 58 firma anche diverse regie di trasmissioni giornalistiche. Nel 1999 lascia la struttura perché la dirigenza non garantisce lo sviluppo della produzione digitale e l’implementazione della comunicazione via web che sono le sue fissazioni e fonda la Samnium Projects Multimedia. Nasce così quella che viene considerata una delle prime esperienze di comunicazione web dal basso, in sé innovativa: i fatti di una comunità locale on-line pressoché in tempo reale con criteri giornalistici. Dal 2001 è corrispondente del Corriere dell’Irpinia di Gianni Festa da Ariano Irpino. Qui firma il reportage dalla strage dei Curdi ritrovati morti in un Tir in Autostrada. Inviato a San Giuliano di Puglia per il terremoto del 2002. Sua la notizia, circolata sui media nazionali, del ritrovamento miracoloso della statua della Madonna dell’Abbondanza con un teschio nella pupilla destra. Da Ariano Irpino, nel marzo del 2004 firma i servizi radiofonici diffusi sulle maggiori radio italiane in occasione della rivolta dei rifiuti. Nella stessa occasione cura l’ufficio stampa delle associazioni ambientaliste raggiungendo l’obiettivo di interessare ai fatti di Ariano tutte le testate giornalistiche nazionali per un’intera settimana. Non c’è Tv, giornale o radio che in quei giorni non parla degli accadimenti di Ariano Irpino. Dal gennaio del 2004 è iscritto all’Ordine dei Giornalisti Italiani.
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Ha costruito in Guatemala residence
Barbara Ciarcia
[Ed. 20/01/2008] Nel Paese dell’eterna primavera Antonio Pizzillo ha scelto di passare le stagioni della sua vita. In Guatemala è finito per un inciampo del caso, e per amore della moglie Celia. Per lavoro ha girato mezzo mondo. Nella metà degli anni sessanta, durante un viaggio, incontra quella ragazza dal sangue misto, figlia di un italiano e di una panamense, che cambierà il percorso della sua esistenza. Con lei progetta il suo futuro in una terra esotica e ancora ignota. La parabola di un uomo che si è fatto da solo, e che ha fatto e rifatto il piccolo Stato dell’istmo, inizia però lontano da qui, in una contrada di Montecalvo irpino. Antonio ha tredici anni, e le idee già chiare, quando va via di casa e saluta mamma Rosa promettendole di tornare presto e con tanti soldi. Papà Filippo, agiato proprietario terriero e valoroso soldato al fronte, è stupito dal coraggio di quel primo figlio che non ha visto crescere, ma non si oppone e lo lascia andare. A quel tempo la terra rendeva poco, meglio il mare: e così Antonio partì marinaio su una nave per nove lunghi anni. Seguì il congedo dalla Marina italiana, e di nuovo le faticose trasferte su terraferma come tecnico specializzato per conto dell’Italsider, prima a Genova e a Taranto, poi in Africa per la Snam. Antonio riprese a viaggiare come un nomade fino al giorno dell’incontro fatale con la fascinosa studentessa che lo ha condotto alla scoperta e alla conquista del Guatemala. Il paese delle meraviglie presto fu scosso e rivoltato da sanguinari e spregiudicati dittatori che hanno ridotto la popolazione alla miseria, ma per fortuna non Antonio Pizzillo che è riuscito comunque a realizzare la sua sconfinata opera imprenditoriale. I progetti in cantiere per un nuovo e dinamico Guatemala gli hanno salvato la vita, e lo hanno messo al riparo dai pericoli e dai regimi che pure si sono susseguiti negli ultimi decenni nello Stato amerindo. Lui pertanto, in mezzo alle turbolenze, ha tirato sù villaggi residenziali sulla costa del Pacifico, e li ha battezzati con i nomi di Montecalvo, Buonalbergo, Casalbore. I paesi della sua infanzia, della sua valle, quella del Miscano, che pure ha picchi e crinali morbidi come le sagome degli altipiani latinoamericani. E ancora Pizzillo ha creato una grande scuola privata nella zona residenziale di Ciudad de Guatemala, la capitale del Paese, gestita dalla consorte e dal figlio Alessandro, e centri di distribuzione commerciale, motel, aziende: in una sola parola ha dato lavoro a centinaia e centinaia di guatemaltechi. «Mi ritengo certo un fortunato – sostiene Pizzillo, imprenditore simpatico e vulcanico – ma ho sempre lavorato moltissimo per ottenere risultati gratificanti. Non mi reputo un ricco e ozioso milionario, piuttosto un onesto e infaticabile operaio. La fortuna poi va inseguita e coltivata, specie in un Paese come il Guatemala che ha avuto alterne fortune sociali e politiche». Mentre lo Stato faceva i conti col suo passato e ritrovava la sua giusta forma di governo Antonio Pizzillo produceva, e continua a produrre, ricchezza per sè e per tanti indios che lavorano alle sue dipendenze. [Nativo]
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Padre Agostino da Casalbore
Mario Sorrentino
Volevo ricordare brevemente la figura di padre Agostino Corso da Casalbore. Fu un grande educatore di giovani le cui famiglie non avevano la possibilità o la voglia di far proseguire gli studi ai propri figli, mandandoli in collegio (La Salle o le Orsoline di Benevento) o nelle scuole delle città allora non facilmente raggiungibili.
Padre Agostino insegnava italiano, latino e, in generale, qualsiasi altra materia anche non umanistica, essendo un professore di greco e latino presso il seminario arcivescovile di Benevento.
Accoglieva noi ragazzi nella sua cella nel pomeriggio ed era tanto bravo che riusciva a farci imparare, per esempio, il latino in modo che lo leggessimo e lo traducessimmo all’impronta direttamente dagli autori classici. Un metodo evidentemente mai adoperato nelle scuole italiane!
Sceglieva gli autori in modo che ricevessimo da quelle opere e dal commento che egli riusciva ad ottenere da noi stessi dei profondi insegnamenti di vita che esulavano dalla stretta formazione scolastica o catechistica. Subì delle critiche ingiuste non saprei esattamente per quali motivi dai superiori regionali e fu trasferito presso il Generalato dell’ordine a Roma.
Lì andai a trovarlo e scoprii che quel trasferimento si era trasformato in suo pro perché venne addetto quale finissimo latinista ai lavori di una commissione del Concilio Secondo allora in corso. Aveva poca libertà, però; e non credo che egli, amante com’era della libertà personale e della voglia e capacità di stabilire rapporti d’amicizia e di collaborazione con tutti, anche fuori dalle strettoie sacerdotali,alla fine fosse molto contento della vita fratesca. Dovrebbero ricordalo in paese anche i Bellucci, qualche Capozzi e altri di cui non ricordo più il nome. La foto è tratta dal gruppo Facebook “Casalbore ricordo che c’ero”. -
GIOVANNI PAOLO II° ” SE MI SBAGLIO MI CORRIGGERETE “
Angelo Siciliano
Zell TN – 02 aprile 2005 – Karol Wojtyla, nato a Wadowice il 18 maggio 1920, eletto Papa il 16 ottobre 1978, è morto in Vaticano il 2 aprile 2005. È stato il primo Papa polacco, detto l’atleta di Dio anche per i suoi tantissimi viaggi per visitare i luoghi dimenticati e i diseredati del mondo. Ha posto l’uomo, la sua dignità e il valore della sofferenza al centro di tutto.Tante luci e infiniti meriti gli sono riconosciuti. Tuttavia, qualche critica è stata mossa al suo operato: un eccessivo conservatorismo teologico all’interno della Chiesa, il rifiuto a discutere del matrimonio dei preti, la condanna dell’uso del profilattico, che pure potrebbe arginare il diffondersi dell’AIDS in Africa dove si contano a decine di milioni i sieropositivi.
A Roma è accorso qualche milione di fedeli per rendergli l’estremo saluto, ma nel mondo sono oltre un miliardo i cattolici che hanno trepidato per le sue condizioni di salute, nel periodo pasquale e nei giorni successivi. Immagine tratta da un dipinto di Angelo Siciliano [Nativo]SE MI SBAGLIO MI CORRIGGERETE
Ma chi s’azzardavaa correggerti?
Fortemente hai inciso
nel murale della storia
cavalcando implosioni
ideologiche
scongiurando ad Est
il guerrone
senza fare sconti
al capitale selvaggio
multinazionale.Fiaccola ardente di fede
e comunicazione mediatica
hai rischiarato filosofi
e attivato poetiche
della conversione
della speranza
del dialogo
della pace
della libertà
della riconciliazione
rivitalizzato teologi
e chiesto perdono
per qualche buio
trascorso della Chiesa.
Infine la tua fioca
indomita lucerna
mai rinunciataria
seppure scossa
provata nella fibra
ha pulsato luce
finché ha potuto
nei cuori dei Papa-boyse
di chi ancora
sa commuoversi. -
Cosimo Maria De Horatiis
Scienziato e Letterato tra Illuminismo e Romanticismo
Antonio Stiscia
[Ed. 00/09/2007] Cosimo Maria de Horatiis nasce a Caccavone (od. Poggio Sannita) il 25 settembre 1771 e muore in Napoli il 26 Marzo 1850. Figlio del Dott.Costanzo e di Rosa Daniele,fin da fanciullo mostrò i segni di un vivo ingegno e la voglia di apprendere,che gli veniva dagli insegnamenti del dottissimo padre,ottimo insegnante e valente medico,alla cui scuola si formarono molti giovani del paese e del circondario. Il dott. Costanzo,legatissimo alla famiglia,trasmise a Cosimo come agli altri suoi figli, i primi germi del sapere e della virtù,non solo sotto l’aspetto medico,ma anche sotto l’aspetto letterario e scientifico. Fu così,che fin da giovinetto,Cosimo(Cosmo),apprese di matematica,fisica,filosofia e lettere,per poi perfezionarle nel Seminario di Trivento,dove fu iscritto all’età di 11 anni e dove ebbe per precettore Attanasio Tozzi,discepolo del Genovesi. Si trasferì a Napoli per completare la sua formazione umanistica. In quel 700 ricco di ingegni e in pieno turbinìo di cultura,si trovò perfettamente a suo agio. La scelta di dedicarsi agli studi di Medicina,fu confortata dagli insegnamenti del Cotugno e del Cirillo e di altri insigni professori della Università di Napoli. Si laureò giovanissimo in Salerno,tra il plauso dei colleghi e dei professori nel 1791. Visse per molti anni nel paese natìo,finchè recatosi in Isernia per motivi personali,si trovò coinvolto nelle vicende rivoluzionarie della Repubblica Partenopea del 1799. Accadde che la Isernia borbonica,impossibilitata a respingere l’attacco delle preponderanti forze dell’esercito francese,saggiamente,decise di trattare la resa onorevole,evitando lutti e distruzioni. Per il suo notorio equilibrio e la imperturbabile saggezza,fu incaricato Cosimo de Horatiis di intavolare le trattative. Le sue convincenti parole,espresse nel perfetto idioma transalpino,le sue motivazioni e i suoi ragionamenti,colpirono il comandante delle forze di invasione,che addolcitosi e forse compiaciuto dai comuni sentimenti,si astenne da ogni violenza. La presa di Isernia fu connotata da un atto di intelligenza politica di pacificazione e buona convivenza,con la scelta,proprio del de Horatiis,a rappresentare l’autorità del nuovo governo.
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Arturo De Cillis
Scheda di Mario Aucelli
[Ed. 00/00/0000] Nato a Montecalvo Irpino il 16 novembre 1959. Ha frequentato la scuola d’infanzia e la scuola elementare (maestro Giovanni Gambarota) nel paese natale. Nel 1970 si trasferisce con la famiglia a Benevento dove frequenta le scuole medie e il liceo – ginnasio presso l’Istituto “Pietro Giannone”. Laurea in Giurisprudenza conseguita presso l’Università degli Studi “Federico Il” di Napoli. Nel 1987 vince il concorso per Consigliere Parlamentare presso la Camera dei deputati (unico vincitore non romano). Successivamente consegue il diploma ISLE (Istituto Studi Legislativi Europei) riservato ai Dirigenti delle Amministrazioni statali. È responsabile, in qualità di Capo Ufficio, della redazione e pubblicazione dei resoconti delle sedute dell’Assemblea della Camera. Appassionato della storia del Regno di Napoli e delle Due Sicilie, collabora con riviste tradizionaliste. Autore di varie pubblicazioni. Nel 2004, su proposta del Presidente della Camera dei deputati, on. Pierferdinando Casini, è stato nominato, dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, “Commendatore al merito della Repubblica Italiana”.
Appassionato della Storia di Napoli e delle Due Sicilie collabora con riviste tradizionaliste. Autore del saggio: “Quando i Borbone ordinavano: FACITE AMMUINA!”, spunti per un’azione di disconoscimento di paternità, stampato nel 2000 presso le Arti Grafiche Don Bosco di Telese Terme (BN). Attualmente è responsabile, in qualità di capo ufficio, della redazione e pubblicazione dei resoconti delle sedute dell’Assemblea della Camera.
Nel maggio del 2008 dà alle stampe il voluminoso: “My name is Pumpilio – Montecalvesi a Ellis Island tra il 1892 e il 1924”. L’opera si compone di centinaia di schede, elaborate con minuziosa cura, di tutti quei montecalvesi sbarcati a Ellis Island nel periodo indicato nel titolo. Informazioni attinte dai registri di sbarco. [Nativo][Bibliografia di riferimento]
[Aucelli M., La memoria restituita: Montecalvesi sulla cresta dell’onda , Inedito] -
Antonio De Florio
Mario Aucelli
[Ed. 03/03/2003] Nato a Montecalvo Irpino il 16/06/1936. Già Dirigente Superiore della Pubblica Amministrazione, è attualmente professore a contratto presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze.
Esperto di Legislazione e di Politiche Scolastiche, nella sua lunga attività professionale ha percorso, in qualità di docente e/o dirigente, vari gradi di istruzione della scuola, da quella elementare alla secondaria superiore. Successivamente è passato nei ruoli amministrativi della Pubblica Istruzione, ricoprendo gli incarichi di Provveditore agli Studi di Siena, di Firenze e di Sovrintendente Scolastico per la Toscana.
Negli studi da lui condotti, appaiono notevoli quelli sull’integrazione scolastica dei disabili, anche grazie alla sua pluriennale attività di docente nei Corsi di Specializzazione Polivalente. È stato Responsabile del Servizio Aggiornamento dell’IRRSAE (oggi IRRE) della Toscana e Vicepresidente dello stesso Istituto.
Notevolissima la sua attività pubblicistica: iscritto all’Albo dei Giornalisti della Toscana, ha pubblicato molteplici articoli sulle più importanti riviste di politica scolastica, quali: “La Vita Scolastica” (Ed. Giunti); “Vita dell’ Infanzia” (Opera Montessori); “Rassegna dell’Istruzione” (Ed. Le Monnier); “Rivista dell’Istruzione” (Ed. Maggioli); “Diritto allo Studio” (Ed. Armando).
È stato altresì Direttore Responsabile della Rivista “Scuola Toscana” e Direttore, insieme all’Avvocato Corrado Mauceri, della Collana di Legislazione Scolastica (Ed. Giunti). Le sue opere più rilevanti sono: Nuovo commentario di legislazione dell’istruzione elementare (Ed. Giunti-Lisciani); Come organizzare l’integrazione dei soggetti handicappati (Ed. Giunti-Lisciani); Handicap e funzione sociale della scuola (Ed. Del Cerro).
Ha contribuito, insieme ad altri autori, alla stesura di vari altri volumi attinenti alla politica scolastica e alla formazione dei docenti. Meritano, inoltre, di essere menzionati, per l’attualità delle loro argomentazioni, almeno i seguenti altri testi: Il nuovo ruolo del dirigente scolastico; Autonomia e dirigenza nella scuola; Il problema dell’autonomia scolastica e il ruolo del dirigente scolastico, tutti pubblicati per i caratteri delle Edizioni ETS. [Nativo][Crediti│Foto: Mario Aucelli]
[Bibliografia di riferimento]
[Aucelli M., La memoria restituita: Montecalvesi sulla cresta dell’onda , Inedito] -
Generale Guido SCOPPETTONE
Scheda di Mario Aucelli
[Edito 00/00/0000] Nato a Montecalvo il 28 luglio 1908. Morto a Torre del Greco, dove viveva con l’unico nipote diretto, ing.Giuseppe Zagarese,il 19 marzo 2007. Per espressa volontà dell’estinto è stato tumulato nella tomba di famiglia a Montecalvo.
Prima di parlare della carriera di questo illustre nostro concittadino, ci piace riportare una “espressione” del nipote, ing. Giuseppe Zagarese, che ci ha fatto la cortesia di compilarci il curriculum dello zio generale:
“ …partì da Montecalvo con la valigia di cartone legata con lo spago e, da solo, sempre da solo, vi è ritornato con l’auto blu dello Stato…per aspera ad astra”.
Per le condizioni economiche precarie della famiglia, dopo le scuole elementari, si adattò, per sopravvivere, a fare tanti mestieri, anche il manovale. Traslocò a Benvenuto dove si erano trasferiti i familiari. Qui conseguì il diploma di ragioneria. Si trasferì poi a Napoli dove si iscrisse alla facoltà di Economia e Commercio. Per poter studiare faceva l’istitutore presso il collegio S. Filippo Neri e, la sera, il consulente presso uno studio privato di consulenza amministrativa. La sua massima aspirazione era poter fare il maresciallo dei carabinieri, cosa che non gli riuscì. Era testardo e voleva emergere dalla precarietà che, allora, caratterizzava la vita di quasi tutti.
A Napoli venne a sapere che lo Stato aveva bandito il concorso per allievi ufficiali. Pensò di parteciparvi. L’entusiasmo si spense subito. Allora per accedere all’Accademia Militare occorreva disporre di un bel gruzzoletto che il futuro generale non aveva. Tanto brigò che riuscì ad ottenere, a Montecalvo, un prestito dal dottor Carlo Caccese, “regolarmente restituito”, come scrive il nipote.
Avuti i soldi potè accedere all’Accademia.
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Padre Filippo Lucarelli
Giovanni Bosco Maria Cavalletti
Montecalvo Irpino AV – Correva l’anno 2007 quando il molto reverendo Padre Filippo Lucarelli celebrava, nella sua amata Montecalvo, il cinquantesimo del suo ministero sacerdotale.
Nulla ancora faceva presagire, allora, il triste epilogo di una storia conventuale che, per quanto lunga quasi quattrocento anni, pareva non volergli più dare il tempo per consumare i suoi fausti giorni nelle amate stanze e negli ampi verdi spazi dell’antico cenobio che ancora riverberano, ma solo per chi ha orecchie per intendere, gli echi della gloriosa storia francescana della provincia minoritica dei frati minori di Benevento ed Avellino.
Ma così non è stato: a dispetto delle ultime vicissitudini, che di fatto hanno decretato la fine del convento di S. Antonio in Montecalvo, per un arcano disegno provvidenziale, l’ascesa al cielo di Padre Filippo ha preso il via da quelle stanze e da quegli spazi, come a dire: “l’uomo propone, e Dio dispone” …
Ultimo erede di una lunga schiera di frati di cui il tempo mai cancellerà la fausta impronta, il nostro caro Padre Filippo si è ricongiunto, nella comunione dei santi, con gli indimenticati, e indimenticabili, Fra Teofilo, Fra Elzeario, Padre Lorenzo…In memoria del molto reverendo Padre Filippo Lucarelli,due volte ministro provinciale dei frati minori delle province di Avellino e Benevento, gia’ assistente spirituale presso l’Universita’ Cattolica di Milano e collaboratore dei primi eredi del Padre Agostino Gemelli, rifondatore dell’Oasi Maria Immacolata di Montecalvo Irpino, montecalvese con i montecalvesi, ripropongo un mio piccolo articolo scritto in occasione del suo cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacedotale: “pretendere di sintetizzare in pochi fogli l’attività di un cinquantennio denso di ricche e fruttuose opere, sociali e religiose, avrebbe il senso di sminuire la portata di un impegno che, per sua natura, travalica il tempo dei dieci lustri, ben oltre proiettando il suo riverbero.
E tanto più, ciò, a riguardo del contesto in cui opere ed impegno si calano e sviluppano: l’ordine religioso dei frati minori di San Francesco, la storicamente gloriosa provincia minoritica di Benevento ed Avellino, il vetusto convento di Sant’Antonio e l’Oasi Maria Immacolata in Montecalvo Irpino.
Ambiti e luoghi di per sé alti nella responsabilità di tener vive tradizioni consolidate di formazione umana ed evangelica, rischiosi nella tentazione di adagiarsi nella ripetitività di atti che i tempi avrebbero potuto non più riconoscere.
Il vivificarli, però, nello spirito ereditiero calato nel continuo novello sentire, assicura sostanza da vivere e tramandare.
E’ciò che mi pare di cogliere nell’opera cinquantennale di Padre Filippo, direttamente da me conosciuta negli ultimi decenni e, di riflesso vissuta, per i primi tempi, grazie alla testimonianza familiare a me giunta da mio padre, e ancor più da mia madre, per oltre un trentennio ministra dell’O.F.S. montecalvese, già amica e collaboratrice del fondatore dell’oasi padre Marciano Ciccarelli.
Ed ecco, così, che anche il breve spazio occupato da pochi caratteri stampati riesce a tramandare un’essenza: la gioventù che non teme l’incalzare degli anni.
E’in quest’ottica che colloco, ad esempio, la promozione dell’associazione culturale Ieri-Oggi, il cui nome, come le iniziative prodotte, e ricordo, tra queste, quella dei giovedì di marzo, diventano manifesto e strumento costante di costruzione sociale fondante sulle stabili basi della tradizione;
l’istituzione della festa degli emigranti, apparentemente superata nella distorta visione di un mondo globalizzato, ma di fatto provvidenziale nel ricucire gli sfilacciamenti di un cordone culturale comune a chi vive nella terra natale e a chi, lontano da essa, rischia di impoverire il personale bagaglio del patrimonio antico e comune; la produzione degli storici calendari che nella scansione commemorativa di date importanti hanno riproposto all’attenzione dei contemporanei eventi, come la fondazione del convento di S. Antonio, e personaggi, come il Beato Felice da Corsano e S. Pompilio M. Pirrotti, che l’autentica carità cristiana, fonte della loro forza rivoluzionaria, fa rivivere per meglio illuminare il nostro cammino futuro; il proporre, con successo, l’inserimento del nome di Padre Marciano Ciccarelli nella toponomastica montecalvese, limpida testimonianza a suggello dello stretto secolare connubio tra comunità francescana e popolo di Montecalvo; la fondazione del centro giovanile antoniano, generoso dono ai giovani d’ogni luogo e d’ogni tempo; e tant’altro nel contemporaneo svolgimento di un quotidiano esteso tra l’Oasi, la Casa S. Elisabetta, suo regalo agli anziani, il convento e realtà extra moenia. Cinquant’anni vissuti, una vita donata. messa anche alla prova, a volte, ma come quella di chiunque non si possa dire sia passato invano” [Foto Franco D’Addona]
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Il mio amico Krusciov
Antonio Stiscia
[Ed. 03/09/2005] Si chiamava Fedele Schiavone, ma per tutti era Krusciov, e questa la dice lunga sulle sue idee politiche. Era comunista,un comunista vero,con le sue convinzioni e con quello spirito critico profondo che gli veniva dall’essere montecalvese (un sano e irrituale miscuglio di Saggezza e Incoscienza). Nella sua casa, che io frequentavo,per l’affettuosa amicizia con la figlia Italia(tutto dire!), campeggiavano i ritratti dei grandi del Comunismo,primo fra tutti quel Carlo Marx, riprodotto nella famosa foto vista e rivista tantissime volte,nella sfilata del 1° Maggio nella Piazza Rossa.
Non era un osservante,né tantomeno un dirigista,e il fatto che lo chiamassero Krusciov (Il segretario comunista che denunciò i crimini di Stalin),la dice lunga sul suo essere un comunista diverso,un Comunista Italiano,lontano dalla lugubre fierezza di Stalin * e dalla stucchevolezza bolscevica di Togliatti, un antesignano di quell’Enrico Berlinguer-l’ultimo comunista.
Mi diceva che i Comunisti Italiani non avevano nulla da imparare da quelli Sovietici,anzi la lezione del Buonarrotti e soprattutto di Antonio Gramsci,facevano del Comunismo italiano,una specie di isola felix, dove il materialismo storico era rimasta una filosofia pura e non solo movimentismo rivoluzionario. Con Fedele avevo delle lunghe e peregrine discussioni,e da buon democristiano, ho imparato a rispettare le sue idee. Di questa amicizia conservo alcuni ricordi e alcuni suoi scritti(con dedica): L’uomo malato
Storia del Partito Comunista Montecalvese che dimostrano una profondità e una analisi attenta della condizione dell’uomo”ammalato dal Capitalismo degenere”e una nostalgica visione dei tempi che furono,con quella incontrollata voglia di imparare e di comprendere,per poi cambiare. Questi dattiloscritti sono vere perle di intuizione e un sano monito ai tanti Comunisti di oggi,infarciti di una ideologia sterile e per certi versi anacronistica.
Si accompagnava, spesso, al suo caro amico(e mio) Michele Lazazzera, icona del Comunismo Montecalvese e Irpino,un uomo presente nella storia politica con quella geniale e spavalda concretezza che anima il rivoluzionario, sempre controcorrente, quasi a significare la bellezza della diversità,la non omologazione, la possibilità di vivere in un mondo MIGLIORE. Fedele, col tempo, si immedesimò, nel suo ideale di uomo politico, quell’Antonio Gramsci che nessuno ricorda e che pochi conoscono. Non so se in cuor suo Fedele, credesse in Dio,ma ciò non ha importanza.
A me, che credo nell’aldilà e nella legge del contrappasso, immagino il mio vecchio amico, in Paradiso, circondato da Santi e uomini Pii, con i quali discute animatamente, e per l’eternità, di socialismo, di lotta di classe, sorretto e incoraggiato da quel piccolo gobbetto, che con accento sardo,gli parlerà di un mondo migliore, di quel Comunismo vero, che forse avranno trovato solo lassù. Ciao Fedele! Il tuo amico Antonio Stiscia.
*Stalinismo e fascismo….sono fenomeni simmetrici. In molti dei loro caratteri,entrambi rivelano una somiglianza mortale”. TROTSKY. [Nativo]
La registrazione del canto è stata realizzata da Angelo Siciliano
Canto comunista [Demo]