Approfondimenti

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    I diversi mondi del potere locale

    [Ed. 26/04/2004] Montecalvo Irpino AV – Giancarlo Di Rubbo sta lavorando all’esecutivo. I socialisti, in caso di vittoria della coalizione, hanno chiesto l’assessorato ai lavori pubblici ed una delega alla Comunità Montana, comunque non si esclude un secondo assessorato nel caso in cui la coalizione dovesse restare a due. Per il vicesindaco il posto dovrebbe essere di Gianni Iorio che ha lasciato spazio proprio a Di Rubbo. Per le altre deleghe si attende il risultato del voto. Chi prenderà più voti sarà assessore. E di papabili ce ne sono diversi. Primo fra tutti il sindaco uscente, Alfonso Caccese, che nei giorni scorsi ha perso anche l’ultima speranza di sedere di nuovo sulla poltrona di Sindaco. Poi seguono a ruota gli assessori uscenti Domenico Mobilia e Guido Palladino. Ma ci sono anche due nuovi entrati che promettono di dare filo da torcere. Si tratta dell’imprenditore Nicola Serafino e dell’agrotecnico Antonio Russolillo. Ovviamente si tratta di una valutazione sulla scorta dei dati della scorsa tornata elettorale e su previsioni di massima. Quest’anno, però, le carte potrebbero mescolarsi diversamente. La lista, comunque, non è ancora chiusa e si è in piena campagna acquisti. La Margherita, infatti, sta corteggiando diversi nomi della società civile di Montecalvo che sono combattuti se candidarsi da un lato o dall’altro. Infatti Carlo Pizzillo, anche se alle prese con problemi interni, resta un avversario temibile ed ostico. Il cardiologo, l’altra sera, ha incontrato gli alleati ed ha ribadito la sua posizione: è lui il sindaco ed è lui a decidere sulle scelte che gli competono. Pizzillo sembrerebbe orientato a far valere la prerogativa che gli conferisce la legge sull’elezione diretta del sindaco e cioè la facoltà di scegliere gli assessori. In fondo solo così il primo cittadino ha facoltà di operare secondo il mandato ricevuto dagli elettori, sulla scorta di un programma elettorale condiviso dalla maggioranza dei cittadini che lo hanno eletto, ferma restando la necessità di mantenere una maggioranza in consiglio. In questa ottica il consiglio comunale andrebbe a prendere la fisionomia di un organismo reale, propositivo in termini di orientamento programmatico e non solo di ratifica di scelte fatte nei partiti. Ma per essere sindaco bisogna prima essere eletti e questo, oggi, passa attraverso l’accordo con le forze elettorali che, invece, ragionano in altri termini. E così si inizia a parlare di programma da sottoporre ai cittadini dove le forze politiche portano un apporto in termini di proposte e non richieste in termini di assessorati. Questi i due modi di intendere la politica e la campagna elettorale a Montecalvo. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]

    Angelo Corvino

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    Lezioni apprese

    Mario Corcetto

    [Ed. 09/12/2007] Nel suo libro “Partenopeo in esilio”, Riccardo Pazzaglia narra un episodio di quando lui era bambino: un giorno si presentò nella sua classe una giovane donna, molto ben vestita, che, per conto della compagnia di assicurazioni per cui lavorava, parlò ai ragazzi dell’utilità di avere una polizza assicurativa sulla vita. Perché i bambini meglio comprendessero l’importanza di quanto proponeva loro, parlò diffusamente delle disgrazie che possono accadere ad un individuo: dall’incidente di macchina, alle malattie, alla tegola che gli cade in testa, al lampo che lo fulmina per strada. La cosa impressionò molto i bambini che, tutti insieme, proruppero in pianto. Per non dire, poi, delle reazioni dei loro familiari: sentito il racconto dei bambini spaventati, tutti si affrettarono a fare gli scongiuri, indirizzando alla signorina i peggiori epiteti di cui erano capaci. Il giorno dopo, tutti i bambini tornarono a scuola con l’abitino della Madonna appeso al collo, allo scopo di allontanare tutte le disgrazie paventate ai loro danni.

    Questa breve digressione mi serve ad introdurre l’argomento che vorrei trattare, togliendo ai buontemponi l’originalità delle battute di spirito e sperando di non indurre nessuno a correre con la mano a quella parti del corpo ritenute punti cruciali per le pratiche antijettatorie.

    Se si apre il libro di Gian Bosco Cavalletti “Dalle pietre alla storia”, si nota che la storia di Montecalvo è possibile narrarla passando di terremoto in terremoto. Tanti dei montecalvesi di oggi ne ricordano almeno due, se non tre: quello del 1962, quello del 1980 e, i più anziani, anche quello del 1930. Quindi si può ben dire che la nostra terra è a forte rischio sismico. Io personalmente non ricordo quello del 1962 (avevo solo 10 mesi), mentre ho ben presente quello del 1980. Per fortuna Montecalvo non ebbe crolli di edifici (quelli li fecero notte tempo gli amministratori affinché si eliminassero alcuni edifici pericolanti – o presunti tali). In ogni caso, la paura della gente fu tanta e tutto il paese passò la notte, e molte di quelle successive, per strada, in macchina o nelle baracche ancora presenti dal 1962. Successivamente giunsero in paese delle roulotte provenienti da tutt’Italia e convogliate anche da noi da chi coordinava i soccorsi, nonostante nessuno avesse avuto la casa distrutta.

    Passata la fase acuta, si cominciarono le prime riattazioni delle case danneggiate e, via via, è stata ricostruita gran parte del paese, che è ora quello che conosciamo.