Beni artistici e storici
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DIANA ed EROS
Ubicazione: Collezione privata -Montecalvo Irpino AV
Mario Sorrentino
Nel passato anche recente del nostro paese, come del resto in quello di molte parti del Sud, i redditi agrari costituivano ancora la principale fonte di guadagno per le varie classi della popolazione. Ma la loro suddivisione non veniva fatta esattamente secondo giustizia e impegno nella valorizzazione dei campi tra i lavoratori della terra e i proprietari di questa, per dirla senza ipocrisie fuori luogo ed eccessive ed approfondite analisi socio-economiche.
L’accumulo delle ricchezze esclusivamente nei patrimoni della élite, poco o molto che esse fossero, ebbe però a volte un risultato che nel corso del tempo si è rilevato un insperato arricchimento sul piano culturale-materiale per tutti, ricchi e poveri. Intendo dire che spesso vennero a trovarsi nelle mani di alcuni redditieri illuminati i cospicui mezzi per investire in opere d’arte e nell’architettura. Ora, anche nella nostra Montecalvo qualcosa delle buonissime capacità artistiche che fiorirono nel Meridione – escluse le egregie architetture dei palazzi cadute sotto i colpi di maglio dei terremoti che ci vengono a visitare con ciclo quasi trentennale, e definitivamente trasformatesi in orribili ricostruzioni moderne, per l’insipienza di geometri, architetti e pubblici amministratori – escluse queste, dicevo, vi sono fortunatamente altre belle opere che attestano quali eccellenti prodotti dell’arte statuaria e figurativa seppero assicurarsi per l’ornamento dei loro palazzi alcuni montecalvesi appartenenti alla classe egemone.
Per stare sempre al nostro paese, vi è in una dimora privata un gruppo statuario in marmo translucido raffigurante la dea Diana in corsa, con un graziosissimo Eros bambino che le ballonzola sulle spalle. Anche la dea è splendida, come si può constatare sia pure soltanto dalle nostre fotografie. La figura della giovane donna è quasi a grandezza naturale (tre quarti o quattro quinti, circa).
Il gruppo è opera di Fedele Caggiano, che ha lasciato incisa la sua firma sul retro del piedistallo marmoreo con la dicitura Fedele Caggiano F., in cui “F” sta per “Fecit”.
Fedele Caggiano (1804 – 1880) era uno scultore nato a Buonalbergo e attivo a Napoli, dove aveva una bottega d’arte. Era un seguace della scuola napoletana nata attorno al Gemito, ma che per l’ispirazione si rifaceva al Canova, come tra l’altro attesta chiaramente questa sua opera di Montecalvo.
Fedele Caggiano era padre di Emanuele, scultore anche lui, formatosi molto probabilmente nella bottega napoletana del padre, e autore tra l’altro della statua di Federico II, che si trova a Piazza Plebiscito, davanti alla Reggia di Napoli. -
Portale PALAZZO DUCALE
Ubicazione: Via Santa Maria – Montecalvo Irpino AV
Prestigioso portale rinascimentale in arenaria, datato al 1505, il cui arco è caratterizzato da decorazioni scolpite, tra cui due medaglioni laterali. Il fornice dell’arco è fiancheggiato da due paraste, impostate su un’alta base e lavorate in rilievo con scanalature. I capitelli sono in stile ionico a volute e reggono una trabeazione modanata e dentellata. La decorazione dell’arco mostra, tra gli altri motivi, lo stemma della famiglia Gagliardi , signori di Montecalvo nella prima metà del XVII secolo, dopo i Carafa e i Pignatelli di Paglieta. Lo stemma, presente in corrispondenza dei due capitelli, mostra una fascia inclinata da destra a sinistra e due gusci d’ostrica collocati, rispettivamente, nella parte superiore ed inferiore dello scudo. Quest’ultimo è, altresì, presente nel quarto quadro scolpito in entrambe le parti all’interno dei piedritti che, come l’intradosso dell’arco, é interamente percorso da formelle scolpite con motivi araldici e decorativi. L’arco conduce ad un ampio spazio aperto, ove un secondo portale introduce ad un ambiente che conserva ancora le sue forme originarie.
[Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]
Redazione
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
[AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993] -
CASTELLO – PALAZZO DUCALE
Ubicazione: Via Dietro Corte – Montecalvo Irpino AV
Posizionato nel punto più alto del territorio montecalvese, il Castello fu eretto probabilmente nel XII secolo sul luogo di un antico tempio e di una successiva rocca romana, che costituì il rifugio degli scampati alle guerre sannitiche provenienti da alcuni insediamenti vicini distrutti. Ai tempi di Ruggero il Normanno, che vi dimorò nel 1137 durante la guerra con il cognato Rainulfo, conte di Avellino, il Castello era al centro di una cerchia muraria che circondava la sommità del colle ed era dotata di numerose porte d’accesso. Dopo che il terremoto del 1456 ne provocò il crollo totale, sul suo luogo sorse un nuovo e diverso edificio che, sottoposto nuovamente a modifiche e migliorie volute nel XVI e nel XVII secolo dai Carafa e dai Gagliardi, fu trasformato in palazzo comitale (1525) e più tardi ducale (1611) . Le ricostruzioni, che incorporarono anche le torri della porta del Monte, privata della sua originaria funzione di passaggio, comportarono l’abbandono delle forme originarie e conferirono all’edificio l’aspetto del palazzo gentilizio più che quello di fortezza. Nuovi interventi di ampliamento interessarono l’edificio nel XVIII secolo (al periodo dei Pignatelli risale l’apposizione di imponenti bastioni oltre alla sistemazione di alcuni locali). Sempre restaurato a seguito degli eventi sismici succedutisi nei secoli, l’edificio fu parzialmente distrutto dai terremoti del 1930 e del 1962. Adibito, prima di questa data, a sede di scuole, esso fu poi impropriamente utilizzato per posizionarvi le antenne di alcune radio locali. L’originaria estensione del palazzo era tale da raggiungere la chiesa di Santa Maria Maggiore, alla quale si accedeva direttamente tramite una porta interna, fino alla suddetta porta del Monte. Allo stato attuale l’edificio é anticipato da un prestigioso portale rinascimentale in arenaria, datato al 1505, il cui arco è caratterizzato da decorazioni scolpite, tra cui due medaglioni laterali. Il fornice dell’arco è fiancheggiato da due paraste, impostate su un’alta base e lavorate in rilievo con scanalature. I capitelli sono in stile ionico a volute e reggono una trabeazione modanata e dentellata. La decorazione dell’arco mostra, tra gli altri motivi, lo stemma della famiglia Gagliardi , signori di Montecalvo nella prima metà del XVII secolo, dopo i Carafa e i Pignatelli di Paglieta. Lo stemma, presente in corrispondenza dei due capitelli, mostra una fascia inclinata da destra a sinistra e due gusci d’ostrica collocati, rispettivamente, nella parte superiore ed inferiore dello scudo. Quest’ultimo è, altresì, presente nel quarto quadro scolpito in entrambe le parti all’interno dei piedritti che, come l’intradosso dell’arco, é interamente percorso da formelle scolpite con motivi araldici e decorativi. L’arco conduce ad un ampio spazio aperto, ove un secondo portale introduce ad un ambiente che conserva ancora le sue forme originarie. L’esterno del castello é caratterizzato da alte cortine murarie esterne e bastioni settecenteschi presenti nel settore nord-ovest. Tale perimetro sorse sui resti di una antica rocca romana che, soggetta a molteplici interventi, fu gradualmente trasformata e dotata, probabilmente, di quattro torri piuttosto che delle due attualmente visibili L’angolo settentrionale del palazzo mostra uno stemma, questa volta della famiglia Carafa, mentre altri stemmi sono visibili presso alcune finestre. In particolare, lo stemma Carafa appare nella versione inquartata con quella degli Orsini, giacché a questa famiglia apparteneva Francesca, moglie del primo conte di Montecalvo.
[Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]
Redazione
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]
[AA.VV., Progetto Itinerari turistici Campania interna: la valle del Miscano, Volume 1 , P. Ruggiero, Avellino, 1993]FOTO Gallery
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Statua dell’Angelo custode
Ubicazione: Museo della religiosità montecalvese e della memoria pompiliana – Via Bastione – Montecalvo Irpino AV
Il gruppo scultoreo ritrae un angelo nell’atto di proteggere un fanciullo sotto la sua ala, di cui resta solo un frammento. L’angelo ha le fattezze di un giovinetto dalla lunga chioma, vestito di abiti eleganti e recante un bastone nella mano destra. Il fanciullo indossa un abitino stretto in vita ed è raffigurato mentre si aggrappa al mantello dell’angelo
Il tema iconografico qui esplicato è quello dell’Angelo Custode, in cui il custode dell’anima contro le insidie diaboliche si accompagna ad un bambino. Il culto dell’Angelo Custode fu istituito all’inizio del XVI secolo e tale devozione fu favorita dall’ordine dei Gesuiti. Strettamente connessa per tipologia di rappresentazione e sua diretta derivazione, la raffigurazione dell’Angelo Custode si sovrappone a quella consolidata di Tobia e l’Angelo (Raffaele), così come viene tramandata dal libro sapienziale di Tobia. Raffaele è l’angelo protettore per eccellenza e l’iconografia tradizionale lo raffigura con una pisside mentre accompagna il giovane Tobiolo che porta il pesce; ulteriori attributi che lo distinguono dagli altri Arcangeli sono le vesti, talvolta da pellegrino altre eleganti e preziose, ed un bastone nella mano. Nel gruppo scultoreo in esame, non palesandosi del tutto i caratteri distintivi del Tobia e l’Angelo, sembra essere ripreso in fieri il trapasso dall’antico culto prestato a Raffaele, a quello moderno dell’Angelo Custode. L’ignoto scultore ha cercato di realizzare quell’ideale di equilibrio compositivo e di perfezione formale e tecnica che caratterizza gran parte della produzione scultorea seicentesca, che, in alternativa agli esiti della scultura tardomanierista, predilige un linguaggio classicheggiante
[Crediti│Testo/Foto icona/PDF - Catalogo dei Beni Culturali] [Scheda]
Redazione
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Chiesa di Santa Maria Assunta – Il Portale
Ubicazione: Via Santa Maria – Montecalvo Irpino AV
Il portale è sormontato da una lunetta gotica dai contorni in pietra arenaria. Il cattivo stato di conservazione impedisce una chiara lettura della decorazione che si estende sulla trabeazione, della quale, tuttavia, permangono tracce di un’iscrizione e di motivi decorativi. Graziosi motivi floreali e a conchiglie sono presenti sui rinfianchi dell’arco
Il portale risale alla fine degli anni ’20 del Quattrocento, durante il governo del futuro duca di Milano Francesco Sforza, quando la chiesa di Santa Maria assunse quell’aspetto tardogotico che, in gran parte, ancora oggi conserva.
[Crediti│Testo/Foto icona/PDF - Catalogo dei Beni Culturali] [Scheda]
[Bibliografia di riferimento]
[Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]Redazione
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Palazzo Bozzuti
I Bozzuti erano una famiglia di origine napoletana che abitò a Montecalvo dal XIV secolo e che annoverò, tra i suoi membri, illustri giuristi e prelati, nonché Orsola, moglie di Girolamo Pirrotti e madre di San Pompilio Maria. Questo è uno dei due palazzi eretti dalla famiglia Bozzuti e prospicienti la stessa via. L’altro fu poi acquistato dalla famiglia Pizzillo, di cui adesso porta il nome . Seguendo lo schema delle altre residenze nobiliari, Palazzo Bozzuti si caratterizza per la presenza di un imponente portale del XV sec., sormontato dallo stemma della famiglia, scolpito in pietra con la raffigurazione di una gru, ritratta di profilo su tre ostriche su onde marine. Un’ iscrizione in latino, presente sulla facciata, testimonia di un importante restauro. [Crediti│Testo – CTC Centro turismo culturale]
Redazione
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Dipinto “Madonna della Purità”
Ubicazione: Chiesa S. Antonio di Padova (altare maggiore) – Via S. Antonio
Il dipinto fu eseguito da un pittore campano nella metà del XVI secolo. Realizzato ad olio su tavola (cm.150 x cm.150), esso raffigura la Madonna col Bambino e presenta la Vergine con lo sguardo basso, volto verso la destra dell’osservatore ed il Bambino con lo sguardo rivolto verso colui che guarda. Il Bambino cinge il collo della madre, mentre la Madonna accarezza teneramente il suo piede.
[Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale]
Redazione
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IL CORO LIGNEO DEL 1668
Trattasi di uno stallo (cm.280 x cm.185) realizzato in noce intagliata e scolpita ed eseguito in ambito locale. Esso presenta delle decorazioni lungo le spalliere del vano anteriore e degli scomparti scanditi da lesene scanalate, con capitelli che inquadrano delle cornici. Sulle lesene poggia una trabeazione decorata con elementi vegetali e geometrici. I sedili presentano dei braccioli che riprendono le forme delle decorazioni, con elementi laterali a volute.
[Crediti│Testo - CTC Centro turismo culturale │Foto - G.B.M. Cavalletti]
Redazione
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Cappella Carafa – Il restauro
La relazione di G. Muollo
Giuseppe Muollo
[Edito 11/04/2003] Gentili autorità, eccellenza Reverendissima, Signor Prefetto, Signor Presidente, gentile popolo di Montecalvo Irpino, attraverso un’attenta opera di restauro conservativo stiamo mettendo in risalto le eccellenze che questa chiesa possiede. La cappella Carafa, Il battistero, i capitelli, le acquasantiere, il portale d’ingresso, i dipinti, le sculture, le epigrafi che testimoniano i momenti più importanti e più significativi della storia di questo tempio, come quello che stiamo vivendo questa sera, sono le eccellenze. Abbiamo cominciato con la facciata della cappella Carafa; e questo è solo l’inizio.
Il lavoro è lungo e richiederà tempi lunghi non solo per la delicatezza dell’intervento ma anche ed essenzialmente per la mancanza di finanziamenti.; abbiamo previsto saggi di scoprimento di intonaci nobili o di dipinture per verificare se in origine le pareti della cappella fossero dipinte o realizzate con una particolare tecnica di intonaco . E’ stato necessario intervenire sulla cappella per due ordini di motivi. Primo perché la cappella, per troppi anni abbandonata a se stessa, aveva subito l’incuria degli uomini ed i guasti del tempo. Era stata violentata in più punti da colature di cemento, da un maldestro sedicente restauro e da stuccature in cemento; l’inserimento poi di una balaustra aveva distrutto due degli stemmi in bassorilievo della famiglia Carafa: il Ramo degli Spina ed il Ramo della Stadera, ed inoltre quattro fori per l’inserimento di un cancello avevano asportato materia nei riquadri contenenti gli stemmi di famiglia. E’ stato necessario intervenire per la tutela del Bene predisponendo un progetto che tenesse conto non solo delle lacune, risolte con la ricostruzione artistica in base agli elementi esistenti nel contesto ritenuti sufficienti per poter procede ad una simile operazione ma intervenendo anche nel consolidamento del materiale lapideo molto degradato a causa della pietra, una arenaria porosa e morbida dai risvolti bluastri, di facile lavorazione ma di contro facilmente deperibile.
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Cappella Carafa – Il restauro
La relazione di G.B.M. Cavalletti
Giovanni Bosco Maria Cavalletti
[Edito 11/04/2003] La cappella nasce nel 1556, nel momento di massimo splendore della famiglia Carafa, per volontà di Giovan Battista I, terzo conte di Montecalvo. La sua costruzione segue di un anno la salita al papato di Giovan Pietro Carafa, Paolo IV, figlio di Giovann’ Antonio di Diomede conte di Maddaloni. Il rapporto di parentela tra il ramo di Montecalvo e quello di Maddaloni parte dai fratelli Antonio Carafa, detto Malizia, padre di Diomede e nonno di Paolo IV, e Tommaso Carafa, avo diretto dei Conti di Montecalvo. Il monumento fu posizionato al centro della navata minore destra della tardogotica chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore, divenuta dell’Assunta in occasione dell’ampliamento del capitolo concesso nel 1672 da papa Clemente X su richiesta del duca di Montecalvo Carlo Pignatelli. Esso rappresentò il primo allargamento della navata che solo dopo il decreto del 1693, emanato nella stessa chiesa dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, arcivescovo di Benevento e papa, col nome di Benedetto XIII, dal 1724 al 1730, vide l’erezione delle altre due cappelle laterali, attigue alla Carafa e con essa comunicanti dopo che, in esecuzione dello stesso decreto, furono demolite le pareti degli archi laterali interni.
La Cappella Carafa non nasce come luogo sepolcrale, piuttosto come sorta di ringraziamento, oltre che di ostentazione, sia per il prestigio raggiunto in quel periodo dalla famiglia, sia per la personale ascesa del terzo conte di Montecalvo. Non conosciamo, al momento, il nome dell’architetto autore del progetto. E’ certo che ci troviamo di fronte ad uno straordinario esempio di architettura rinascimentale il quale, insieme alle eccezionali novità di interesse religioso e artistico che, dalla nascita della Parrocchia San Pompilio e dal ritrovamento della sua Mamma Bella, stanno interessando la nostra comunità, inserirà Montecalvo in un vero e proprio percorso turistico-culturale.