Cultura
-
L’ olmo di Piazza Carmine
Antica e non spaziosa
è la piazzetta,
ma le dà grazia
viva un olmo secolare….
Quell’olmo è pari a bussola;
guida i passi
di quanti, stanchi, tornano al paese,
al tramontar del sole.
Ed io ricordo il cinguettio
festoso degli uccelli
e le fresche auree
che lievi a sera
carezzano la terra dei miei avi.
Ricordo, ed il rimpianto
m’invade il cuore.
Caro, vecchio olmo
alto, maestoso,
mi par di sentire
il fruscio delle tue foglie,
che era canto
delicato e lieve…….[Bibliografia di riferimento]
[Placido A. De Furia Ricordi di un emigrato, Morton P.A. USA, 1949]
[Cavalletti G.B.M. – Stiscia A., Montecalvo – Album di Famiglia, Pro Loco Montecalvo, Calitri, 1981]Redazione
-
Il Palazzo CACCESE
[Ed. 00/00/0000] Il Palazzo Caccese, costruito nella seconda metà del secolo XVII, è ubicato in angolo tra il Corso Vittorio Emanuele, ove affaccia l’ingresso principale e la Piazza Vittoria (ex Piazza del Purgatorio). Notizie documentate della famiglia Caccese risalgono al 1656 quando si attesta la presenza di Carlo Caccese, Sacerdote durante la peste. Dell’intero edificio oggi resta in piedi la porta costituita dal portale con il sovrastante balcone centrale e da uno laterale. [Nativo]
Redazione
-
Palazzo Pignatelli: 2 milioni di euro per il restauro
[Ed. 15/06/2005] Montecalvo Irpino AV – Via libera dalla Regione Campania all’approvazione dell’intervento “Restauro e recupero del palazzo Pignatelli“ proposto dal Comune di Montecalvo Irpino e adesso inserito nel progetto integrato-itinerario culturale “Regio Tratturo di Avellino“.
L’ente di Palazzo Santa Lucia valuta positivamente l’iniziativa di riqualificazione del valore economico di circa 2milioni di euro (risorse Por- misura 2.1). Adesso, con il parere favorevole del nucleo di valutazione regionale, l’opera, si precisa sul burc di lunedì 13 giungo, sarà inserita all’interno dello strumento di programmazione negoziata. Si tratta di interventi di restauro del castello ducale Pignatelli attraverso opere di miglioramento statico ed opere funzionali finalizzate alla realizzazione di un museo delle attività culturali e produttive con sale di esposizioni temporanee e permanenti.
L’impostazione dell’intervento riflette a pieno le tematiche individuate dal Por in particolare nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio storico-culturale al fine di creare condizioni favorevoli all’innesco di processi di sviluppo locale. Il tutto mediante la promozione di iniziative imprenditoriali multidirezionali nonché giuste condizioni per l’attrazione di capitali privati.
L’intera opera è in sintonia con l’idea forza del progetto integrato territoriale che volge essenzialmente alla costruzione di un itinerario turistico-culturale orientato alla valorizzazione dell’intreccio unico tra gli aspetti naturalistici, storici e archeologici del paesaggio irpino. L’obiettivo primario è la messa in produzione delle ricchezze culturali presenti nell’intero ambito territoriale interessato dal percorso del Regio Tratturo, ma anche delle vicine aree archeologiche (Aeclanum-Aequum Tuticum) e della fitta rete di parchi naturali e aree protette presenti lungo la dorsale Appenninica cui si rivolge il progetto Appennino Parco d’Europa. L’itinerario inoltre enfatizza il ruolo dell’Irpinia nord-orientale quale centro ideale di un percorso che unisce tra loro due importanti luoghi della fede, relativi alla figura di San Pio (S. Giovanni Rotondo e Pietrelcina). [Nativo]
[Credit│Denaro.it]
Redazione
-
A proposito del Trappeto
Antonio Stiscia
[Ed. 00/08/2009] Il complesso architettonico e urbanistico è da considerare un unicum,paragonabile ai più famosi Sassi di Matera solo per la disposizione a terrazze e alla conformazione,nel mentre son ben diverse le caratteristiche legate ai servizi comuni e alla convivenza delle genti,molto simile ad una società comunarda complessa,regolata da rigide regole di convivenza e di interdipendenza. Trappeto è termine di derivazione greca e si rapporta alla lavorazione e trasformazione delle olive,termine ancor oggi usato correntemente dalla popolazione,insieme a Frantoio. La presenza di numerosi frantoi oleari,del tipo a macina in pietra ,tirata da asini,delineò la toponomastica di una non vasta area,che col tempo ebbe ad aver una incidenza abitativa enorme e la nascita di un vero e proprio formicaio umano. Se si pensa che in poco più 40.000 metri quadri,vivevano e convivevano almeno 2000 persone,con gli animali e le masserizie relative,ci si rende conto dell’indice abitativo elevatissimo. La prima domanda è il perché la popolazione scelse di vivere in un formicaio,anziché espandersi in altre zone o ancor meglio abitare in campagna. La risposta appare naturale in riferimento alla sicurezza e alla necessità di vivere il più vicino possibile a chi poteva difenderla (castello e palazzi )ma anche dalla necessità di trarre da questa prossimità il necessario per vivere,fornendo le braccia e la capacità trasformative(artigianato). Il nucleo autentico Trappeto è quello ricompreso tra Via Sottocarmine e la Porta medioevale che Conduce a Chiassetto Caccese – zona Teatro.
-
Palazzo Capozzi
Antonio Stiscia
[Ed. 04/08/2006] Palazzo CAPOZZI (Corso Umberto I) – E’ questo uno dei 7 Palazzi Capozzi con relative masserie, appartenenti a questa importantissima famiglia Montecalvese, ma con propaggini in tutta l’Irpinia e con la presenza di personaggi di spessore e di cultura nazionale. La numerosa e ricchissima famiglia si era trasferita anche in altre realtà come Avellino e Montaguto, creando un filo verde tra tante comunità, pur lontane, consentendo a Montecalvo di mantenere una certa importanza intellettuale e politica in ambito provinciale.
Oltre al Palazzo di Corso Umberto,forse il più antico e certamente originario,per la ubicazione(Corso Umberto),vanno ricordati gli altri 3 Palazzi Capozzi,di cui si ha conoscenza: Palazzo Capozzi di Corso Vittorio Emanuele e i 2 Palazzi fronteggianti di Via S. Antonio,dell’un dei quali rimane uno splendido portale con teste di leone in ferro,a testimoniare un potere e una forza combattiva dovuta al quasi naturale connubio tra la forza del metallo e la fierezza della testa leonina Capo-tium / Capotia.
Il Palazzo di Corso Umberto,ancora integro nella struttura seicentesca,vede la presenza dell’androne che anticipava l’accesso al piano nobile,nel mentre nei piani terranei venivano relegate tutte le attività giornaliere(le dispense,il granaio e le cantine),in una sorta di microcosmo,o meglio di cittadella autonoma e autosufficiente. Il portale di arenaria,nella sua semplicità,non deve trarre in inganno, e certamente la non accattivante visibilità non deve distogliere dall’importanza del complesso edilizio, che sorge ai piedi del castello e della corte ducale,e che a sua volta domina le case di corso Umberto,costruite durante l’occupazione spagnola,e di concerto quelle di epoca più tarda del sottostante Trappeto.Il Palazzo Capozzi ( successivamente passato ad altri proprietari) ha ospitato nel secolo scorso un uomo che per il proprio straordinario impegno di maestro elementare e di letterato, fu insignito dal Ministro Della pubblica Istruzione della Medaglia d’Oro al merito per i grandi servigi resi al Regno d’italia.
Questo straordinario e misconosciuto letterato era il Cav. Mariano Barile,nato a Montefalcione il 28/5/1857 ,insegnante elementare in Montecalvo dove visse l’intera sua esistenza,convolando a giuste nozze con le signore D’Addona Gesuela,e di poi vedovo con la signora Bufano Amelia,spegnendosi tra gli onori della popolazione il 23/4/1940. Ancora un cittadino da ricordare,tra i tantissimi relegati all’oblìo. Ancora una volta si ripresenta il caso del nemo profeta in patria ,forse per la straordinaria abbondanza che ne rende quasi inutile il ricordo. Beati quei paesi che hanno un solo eroe,perché quanto meno ne sanno far tesoro!
Montecalvo,ha avuto la sventura di avere avuto troppi ingegni, che hanno normalizzato la stessa genialità,non è un caso che San Pompilio Mania Pirrotti,è pressoché sconosciuto ai suoi concittadini,che ne ricordano solo il nome,non avendo conoscenza di null’altro che non un vicendevole accostamento con i festeggiamenti augustali,ricchi di luminarie,e dì un godereccio ricordo di un cantante di grido ,inebriato dal profumo di una ardente salsiccia. [Nativo]
Montecalvo Irpino 4 Agosto 2006
[Credit│Foto - Archivio Stiscia]
-
Il trasferimento del mercato
Antonio Stiscia
[Ed. 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – Tanto per essere originale, vorrei parlare del mercato.
Non entro nel merito della questione, pur non sembrandomi il mercato tra i problemi impellenti della nostra sventurata comunità.
Le domande che mi faccio sono altre. E diverse.
E’ stata fatta una scelta: spostare il mercato dal mercoledì al sabato, perchè qualcuno aveva pensato di aver scoperto la panacea di ogni male o, che è lo stesso, il formidabile volano per lo sviluppo montecalvese.
Qualcun altro – avendone titolo: si trattava degli ambulanti “sfrattati” – ha fatto ricorso al TAR ed ha avuto ragione (ad una valutazione superficiale, invero, la decisione appre un po’ formalistica), per il momento.
Il Comune, ritenendo che il TAR avesse sbagliato, ha pensato : 1) di fare appello dinanzi al Consiglio di Stato (ha fatto bene, se ha ritenuto di aver subito un “torto” dal Tribunale Amministrativo); 2) di adottare un altro provvedimento confermativo di quello sospeso.
Una prima considerazione: nel sistema di diritto i provvedimenti dei Tribunali, favorevoli o sfavorevoli, si accettano e si eseguono. Ciò non vale per il nostro Comune e, forse, vi si devono scorgere le premesse per la fondazione di una Repubblica Autonoma.
Gli originari ricorrenti impugnano anche il nuovo provvedimento ed ottengono una tutela immediata (Decreto Presidenziale n. 980/05 del 16.9.2005): l’atto che, per la seconda volta, spostava il mercato al sabato, per il momento, non produce effetti.
Essendo stati sospesi tutti i provvedimenti che stabilivano lo spostamento del mercato al sabato, giocoforza il mercato doveva avere luogo il mercoledì.
Pare che, al contrario, l’Amministrazione non abbia consentito agli ambulanti presentatisi mercoledì scorso di svolgere il mercato: eppure gli unici atti amministrativi esistenti e produttivi di effetti erano quelli “inutilmente” modificati. Detto altrimenti, tornavano in vita i vecchi atti amministrativi: come se il mercato non fosse stato mai spostato.
Nella nostra ridente repubblica autonoma – come nel paese di Alice – le cose si deformano e nulla è come dovrebbe essere. La pervicace volontà degli amministratori prevale sulle “carte” e sulle decisioni dei Giudici. -
Il mercato settimanale di Montecalvo
Antonio Stiscia
[Ed. 00/05/2007] Montecalvo Irpino AV – Ancora una volta le sacre scritture di archivio, ci vengono in soccorso per portare un po’ di luce nel fatuo regno della stupidità, pianta sempre verde, mercanzia a buon mercato. Come non rilevare che il mercato settimanale, portato al Mercoledì, sia solo un episodio di una storia infinita, di una sana evoluzione commerciale. Si sa per certo che il Mercato settimanale di Montecalvo, almeno fino al 23 Novembre (data fatidica) 1863 è stato effettuato il Sabato, per essere poi spostato alla Domenica. Questi pochi dati basterebbero a giustificare ogni ipotesi di cambiamento, come a zittire la voce di tanti banditori, che accampano e sventolano motivazioni storiche e culturali, dimenticando che questi valori non possono essere mercanteggiati o sviliti. Va detto, che per il passato, vi è stato un adeguamento costante delle Fiere e mercati alle mutate ed evolutive esigenze dei Montecalvesi.( cfr. Fiera di Santa Caterina 20/21e22 Novembre).
La fine del mercato settimanale ha avuto inizio, allorché il Comune di Montecalvo acconsentì (parere obbligatorio e vincolante del Consiglio Comunale) a che il vicino-confinante Comune di Ariano Irpino, esercitasse e spostasse il mercato settimanale nello stesso giorno (Mercoledì) di quello montecalvese, decretando, in tal modo, una lenta inesorabile agonia commerciale prima e ristorativa poi. ( A parte qualche isolato cittadino o inascoltato commerciante nessuno manifestò il proprio dissenso). Un errore strategico e una prima manifestazione negativa di vassallaggio elettorale , vero cancro di un paese, che perde peso politico col perdere residenti, in una sorta di corsa all’autolesionismo o masochismo mentalpedevolutivo. Il mercato settimanale montecalvese, appare come un mercato cadetto, limitato nei consumi e nell’offerta, con una disposizione inconcorrenziale delle bancarelle ,senza prospettive di sviluppo, in una perversa logica del tanto meno-tanto meglio.
Che fare ? Difficile dirlo! Spostare il mercato? Ormai oltre che tardi, è inutile ! Cambiare il giorno ? A che serve !
Sulla politica commerciale del paese, dovrebbe ascoltarsi principalmente la voce dei cittadini e non quella dei commercianti, essendo del tutto sciocchevole pensar di far progettare il gallinaio alle volpi. Da tempo, molte amministrazioni comunali, sulla scorta degli intendimenti di governo e del Parlamento stanno favorendo la liberalizzazione commerciale, senza i laccioli delle chiusure, degli orari,dei riposi, delle distanze e di tutte quelle inutili regole che hanno alimentato il sottobosco dei consulenti e praticoni del cas-so(errore voluto), vero unico male allo sviluppo. Ha un senso, che un paese che si propone ad un turismo religioso, culturale e paesaggistico, trovi tutte le attività negoziali chiuse proprio il giorno di Domenica? Ha ancora un valore l’orario di chiusura infrasettimanale e serale, in un paese dove è palpabile una lenta agonia esistenziale e un vuoto stradale preoccupante ? Ha ancora un senso la insana gelosia di mestiere, quando la gran parte del pil montecalvese viene consumato nei super-ipermercati di Ariano Irpino e Mirabella, o quando per quella atavica smania esterofona, si continua a considerare meglio ciò che è foresto? E poi, manca una certa affabilità, quella giusta percentuale di cortesia e di gentilezza che va profusa sempre e comunque ad ogni cliente, anche se è un parente strettissimo,recuperando quella complicità e fiducia col negoziante, fenomeno in evidenza nelle grandi città,dove la gente ha ripreso ad andare dal pizzicagnolo sotto casa o dal fruttarolo di quartiere. E’ inconcepibile che un paese fondamentalmente agricolo, non ha ancora predisposto uno spazio coperto per i coltivatori diretti, dove poter acquistare (giornalmente) i sani prodotti della terra, favorendo ed integrando la microeconomia di tante aziende agricole. Per concludere una amarezza conclusiva, dopo anni di promozione nazionale ed internazionale del buon Pane di Montecalvo,a parte i tanti progetti e le iniziative,non si è trovato il tempo (sigh!) o il denaro, per scrivere sulla cartellonistica stradale “Montecalvo Irpino- Città del Pane”, a volte basta poco, evidentemente non abbiamo compreso nemmeno quello. [Nativo]
-
Meno pane sulla tavola, ma più attenzione alla qualità
[Ed. 24/05/2005] Roma – Una delegazione del comune di Montecalvo Irpino, guidata dal vice-sindaco Gianni Iorio, con la presenza dell’assessore Nicola Serafino ed il funzionario comunale Avv.Antonio Stiscia,ha partecipato, il 24 maggio a Roma, al convegno “Il pane tipico e tradizionale” promosso dalle oltre 40 ‘Citta’ del Pane’, progetto nazionale al quale il nostro comune è associato. E’ stata una occasione per promuovere la qualità dei nostri prodotti da forno, in primis il nostro pane di saraolla, servito e fatto degustare agli intervenuti magistralmente da alcune ragazze montecalvesi nel classico costume della Pacchiana, coadiuvate dal presidente della Proloco, Franco Aramini e dal consigliere Franco D’Addona, insieme agli altri prodotti tipici della nostra zona.
Dopo la breve introduzione di Sandro Vannucci, giornalista da sempre sensibile alle tematiche enogastronomiche, il primo intervento è stato apportato dal Sindaco di Matera Michele Porcari. Porcari ha speso parole accalorate in difesa del pane e dei prodotti tipici legati al territorio, facendo riferimento anche al progetto ANCI “Res Tipica” di cui è responsabile, richiamando l’attenzione sulla necessità di una strategia di ampio respiro per arginare la diminuzione della cultura e del consumo del pane. Questo ragionamento ha introdotto la presentazione dei risultati dell’indagine SWG sul vissuto degli italiani rispetto al pane tradizionale legato ai territori. L’indagine ha evidenziato come, sebbene il consumo di pane fresco abbia conosciuto in questi anni una netta flessione, una larghissima maggioranza (l’80%circa) tra gli intervistati individui spontaneamente almeno un pane tipico legato al territorio e ne riconosca e apprezzi ampiamente la maggiore qualità, apprezzamento confermato anche di fronte all’eventualità di dover pagare di più per l’acquisto del prodotto. L’indagine mostrava come uno dei nodi da sciogliere per rinvigorire la cultura del pane sia la cattiva informazione e i falsi miti a cui sono sottoposti i consumatori a vantaggio di crackers, merendine e prodotti confezionati. A tal proposito l’Associazione Città del Pane ha creato OsservaPane, l’osservatorio del pane legato ai territori, di cui Maurizio Marchetti (presidente dell’Associazione delle Città del Pane) e il Presidente Onorario Corrado Barberis hanno illustrato le caratteristiche. “OsservaPane”, ha detto Corrado Barberis ”mira a risolvere problemi legati al pane sia di natura qualitativa che quantitativa”, sottolineando come nella storia la “forza prorompente del pane” si sia levata contro rapporti sociali di carattere iniquo. L’orazione suggestiva di Barberis ha dato adito ad una riflessione da parte di Sandro Vannucci sulla necessità di “ristabilire la qualità” del pane, contrapponendo con maggior fermezza i prodotti industriali a quelli artigianali, a partire dalla tutela delle tipologie di grano. Del medesimo parere Edvino Jerian, presidente Federpanificatori, che oltre a far notare l’urgenza di una maggior tutela del mercato del grano, salutava la creazione di OsservaPane e in generale le attività di rilancio dei prodotti legati al territorio di Città del Pane con vivo entusiasmo e sentita partecipazione. Daniela Piccione, segretaria nazionale CNA Alimentare, richiamava la necessità di coinvolgere tutto il tessuto artigianale alimentare ma anche politico, notando come vi siano delle insidie legislative come ad esempio un legge di mezzo secolo fa sul contingentamento della produzione del pane tradizionale in base al numero degli abitanti del paese d’origine. Da ultimo Antonio Menconi, consigliere delegato dell’agenzia Nouvelle di Bologna e coordinatore delle attività di comunicazione dell’Associazione, ha presentato congiuntamente a Francesco Marsico, vice direttore della Caritas Italiana, il progetto Beato Pane, una campagna promossa da Città del Pane e Caritas in occasione del Corpus Domini, evidenziando come il pane sia un elemento essenziale nella tradizione cristiana e non, e di come la cultura materiale legata al territorio vada salvaguardata. La Presidenza della Repubblica ha espresso apprezzamento all’Associazione delle Città del Pane per l’impegno a rafforzare e far conoscere il “valore della qualità” dei prodotti italiani, della loro varietà e ricchezza, in particolare per un’iniziativa che mantiene vive le tipicità del territorio e valorizza antiche tradizioni che hanno contribuito a promuovere un prezioso patrimonio enogastronomico regionale. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]
[Credit│cittàdelpane.it]
Redazione
-
Manifestazione teatrale – Scugnizzi
[Ed. 10/06/2005] Montecalvo Irpino AV – Si è svolta ieri, 9 giugno 2005, presso il cinema Pappano di Montecalvo l’oramai tradizionale manifestazione teatrale di fine anno scolastico. Alla presenza delle istituzioni scolastiche e amministrative locali, i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Montecalvo si sono cimentati nella messa in scena di una piece teatrale dal titolo: “Storia e mito di Montecalvo Scugnizzi”.
Il progetto è stato curato dagli insegnanti delle scuole elementari e medie, con l’aiuto e la consulenza dello storico locale G.B.Cavalletti.
Ala fine della manifestazione si è dato luogo alla premiazione del concorso: “Premio Giuseppe Lo Casale – maestro di scuola”. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]Redazione
-
Il Trekking Pompiliano dell’infaticabile Gaetano Caccese
Montecalvo Irpino AV – Domani, 29 settembre, è l’anniversario della nascita di San Pompilio. Come ogni anno, in occasione di questa ricorrenza, ci sarà un’escursione lungo i luoghi percorsi dal Santo che partirà alle ore 8:00. L’appuntamento è davanti alla chiesa.
È ammirevole il lavoro, la costanza e la perseveranza che l’infaticabile Gaetano Caccese mette nell’organizzare questo percorso a piedi da oltre venti anni. Il cammino collega la chiesa di San Pompilio di Montecalvo ai ruderi della chiesa dell’Abbondanza, situata nella contrada Mauriello, che dista almeno quattro chilometri dal paese.
Il trekking Pompiliano è il nome dato a questo cammino, che segue il percorso che il Santo faceva quando si dirigeva verso la chiesa situata nelle terre di sua proprietà. È un itinerario suggestivo e affascinante che si snoda lungo la “Ripa della Conca”. Appena dopo aver superato l’antico ospedale di S. Caterina, ci si imbatte nella Grotta dei Briganti e in alcuni casolari abbandonati. Arrivati in fondo, dopo aver quasi toccato i calanchi con mano, si attraversa un ponticello costruito da Caccese stesso, che serve per oltrepassare un ruscello. Qui si può osservare, sulla cima di un costone dalla quale fuoriesce acqua ferruginosa di colore rossastro, una cavità chiamata “l’Occhio del Diavolo”, ed è altresì possibile notare fusti di alberi secolari così alti che la vista verso l’alto si perde tra le loro cime.
Dopo aver attraversato l’area boschiva che costeggia la “macchia Cavalletti”, ci si inoltra lungo un crinale di arenaria, un’altra meraviglia per chi ama scoprire luoghi incontaminati. Ricordate una pubblicazione uscita qualche tempo fa, realizzata dall’Istituto Comprensivo di Montecalvo Irpino, intitolata “C’era una volta il mare…”? Infatti, qui è possibile toccare con mano i reperti descritti in quel volumetto, come i resti di fossili di conchiglie di ogni ordine e grandezza.
Infine, si giunge ai ruderi della chiesa e della fontana dell’Abbondanza. Alcuni anni fa, il vulcanico Gaetano Caccese riuscì persino a coinvolgere Don Teodoro Rapuano, l’ex parroco di Montecalvo, guidandolo lungo i tortuosi pendii del percorso. Il reverendo, dopo aver tenuto compagnia ai partecipanti durante il tragitto, celebrò messa proprio lì, tra i resti di quello che un tempo doveva essere un luogo di culto molto sentito sia per San Pompilio che per i fedeli delle contrade vicine.
[Correlato│L'Occhio del Diavolo]
[Bibliografia di riferimento]
[Di Giovanni E. – Favorito A., C’era una volta il mare, Arti Grafiche Tommasiello, Montecalvo Irpino AV, 2002]Francesco Cardinale