Cultura

  • Cultura,  Poesia

    Nell’antologia “Fermenti” c’è A. Siciliano

    [30/09/2004] Il volume 7 di FERMENTI, l’antologia di poeti italiani contemporanei edita dal Libro Italiano World- Ragusa-2004-e12, accoglie quindici liriche di Angelo Siciliano, distinte tutte da una dolente visione della vita e da una tormentata coscienza dell’uomo scorto nel turbinoso fluire della storia.Il poeta coglie nei suoi versi, al di là del cangiante alternarsi dei fenomeni in cui si proietta e sovente si smarrisce la nostra vita, la trama segreta ed essenziale che interessa l’eterno e il caduco, il divino e l’umano, l’ideale e il reale in un dramma che sempre si rinnova e ripropone, nuovo ed antico al tempo stesso, aperto ad accogliere le sempre rinascenti illusioni umane di eternità ed onnipotenza.Tutto è luce, allora, ai nostri occhi che, però non l’intendono più perché, ignari dell’ombra, non hanno più la consapevolezza e la coscienza del limite; vale a dire che tutto ci è chiaramente comprensibile eppure tutto ci resta arcano ed ignoto.Il divino si fa storia ( vedi le liriche ARCHEOLOGIA DIVINA- PADRE E MADRE ) e la storia volge alla SCRISTIANITA’ e al MERCATO DELLE PULCI, altre due liriche, mentre nell’ARCHEOLOGIA DEI RIFIUTI e in GROVIGLIO ANTICO si ripropongono echi lontani di vita che spengono in orizzonti senza più cielo.
    Il mito remoto ( vedi la lirica DOPO IL RATTO D’EUROPA), colmo di sangue e di pena, è alla radice di un secolo “lungo più di un incubo infinito” ( si veda la lirica XX° SECOLO) e LA GUERRA è generatrice di morti senza una vera ragione (“Per chi?….Per cosa?), mentre nella lirica COZZARE DI STELLE, in un universo sconosciuto forse proprio perché esplorato e scoperto, un PIONEER 10 va “ad incontrare non si sa” chi, e l’uomo tragicamente si illude di aver conseguito l’eternità con la clonazione. Una riflessione esistenziale unitaria e, come si vede, accorata e disincantata, si fa per questa via canto di dolente umanità, e le immagini richiamate non lusingano o brillano ma dicono e suggeriscono verità a lungo ignorate.
    Queste poesie, invero, sono colme di un pensiero che non solo discetta razionalmente ma medita e soffre, riflette e comprende, intende ed ama.
    Il canto che nasce è sintesi di vita ed in questa sintesi è il suo messaggio lirico più vero e più significativo per l’uomo di oggi dimidiato tra un amaro scoramento di essere ed un inconfessato sogno di amore e di bontà sotto cieli infiniti. [Nativo]

    Giuseppe d’Errico

  • Cultura,  Poesia

    Le poesie di Angelo Siciliano. Al risveglio

    Il poeta – scrittore Angelo Siciliano

    [Ed. 21/01/2005]
    [Nativo]

    Redazione

     

    AL RISVEGLIO*
    S’è fatta notte fonda
    al paese
    dove a ogni casa
    il frigo sta alla cantina
    la tivù al focolare
    non c’è fuoco di quercia
    che sfavilli né cunti.
    Da tempo una cultura
    maligna
    s’è troppo radicata
    come una donna presa
    con forza tante volte
    ci si è assuefatti alle violenze.
    Al risveglio del cuore
    spera un vegliardo tra gli ulivi
    con le nacchere tra le dita:
    chissà che non torni
    ai giovani
    la voglia a favellare.

    *Alla memoria di Rocco Scotellaro e
    Manlio Rossi Doria.

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  • Cultura,  Poesia

    Il Convento e il Tiglio

    Angelo Siciliano

    [Ed. 21/12/2004] Zell TN – Il convento di Montecalvo Irpino, dedicato a S. Antonio da Padova, fu ultimato nel 1631 e di fronte ad esso, com’era consuetudine, ad alcune decine di metri fu messo a dimora un tiglio. Affidato ai frati minori di S. Francesco d’Assisi, il convento subì dei ritocchi nei secoli passati e fu abbattuto dopo il terremoto del 1962. Forse, con le tecniche di recupero e di restauro messe a punto in questi ultimi anni, lo si sarebbe potuto salvare e vederlo ancora nella sua integrità. Della sua storia è rimasto poco: qualche quadro, qualche statua, il coro ligneo. Ma il tiglio è ancora al suo posto. I terremoti non lo spaventano di certo. [Nativo]

    LU CUMMENT E LU TIGLIU*

    Dicévunu l’antìchi di cócchidùnu
    ca era fitènt e ‘n zi putéva tòlliri:
    «Puzza milli cummiénti!»
    Ma pi nnuji lu cummènt
    era l’addóre di lu ‘nciénzu,
    ‘li gigli di Sant’Andòniju,
    ‘li rròsi d’ogni mmése,
    lu ffrishcu di la stagióna.
    Li santi pittàti ci trimindévunu
    da sótt’a la làmmija
    e Ssa’ Mmattèu, sèmpe
    cu lu libbru ‘mmani,
    uardàva stuórtu a cchi di nuji
    nun buléva studijà.
    Quanta cristiani so’ ppassàti
    sótt’a ‘stu tigliu!
    Chi partéva e cchi s’arritiràva,
    chi jéva fóre a ffatijà
    e cchi minév’a mméssa.
    Pinzàti, tre ssècul’e cchjù:
    justu l’ajità di ‘st’àrbulu!
    Ma chi sa quale malu juórnu,
    chi fu ccapàce di minà ‘n terra
    la storia di ‘ddru cummènt,
    ‘n zi ‘ncrécca e ddice:
    «Sigàti quiddru tigliu
    ch’ave fattu li juórni suji!»
    * A padre Lorenzo

    IL CONVENTO E IL TIGLIO

    Un detto antico su qualcuno
    che era un tipo abietto e insopportabile:
    «Puzza come mille conventi!»
    Ma per noi il convento
    era l’odore dell’incenso,
    dei gigli di S. Antonio,
    delle rose di ogni mese,
    la frescura dell’estate.
    I santi affrescati ci osservavano
    da sotto la volta
    e S. Matteo, eternamente
    con un libro in mano,
    guardava torvo chi di noi
    non aveva voglia di studiare.
    Quante persone sono passate
    sotto questo tiglio!
    Chi partiva e chi rientrava,
    chi si recava in campagna per lavoro
    e chi veniva a messa.
    Pensate, tre secoli e più:
    giusto l’età di questo albero!
    Ma chissà quale infausto giorno,
    chi mostrò il coraggio di cancellare
    la storia di quel convento,
    non si rizzi e ordini:
    «Abbattete quel tiglio
    che è suonata la sua ora!»

  • Gastronomia

    Corsi di cucina per promuovere la gastronomia locale

    [Ed. 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – Un corso di arte culinaria per la promozione e degustazione dei prodotti tipici locali. Lo organizza la pro-loco di Montecalvo Irpino, diretta dal presidente Franco Aramini, in collaborazione con l’assessorato al Turismo del paese ufitano coordinato da Nicola Serafino. Il corso, che si svolgerà presso i locali della mensa scolastica del paese, inizia domani, giovedì 7 luglio, e si protrarrà fino al mese di agosto.
    Il Comune di Montecalvo è in questi giorni presente, con un proprio stand espositivo, alla terza edizione di Agricultura 2005 in svolgimento a Città della Scienza (Napoli) fino al prossimo 10 luglio.
    L’obiettivo della manifestazione è una promozione capillare dei pregevoli giacimenti enogastronomici che il territorio campano offre e possiede.
    L’evento, organizzato dall’assessorato regionale all’Agricoltura e dall’Ersac (diretto da Raffaele Beato), si propone, infatti, come grande vetrina dei prodotti agricoli tipici campani offerta ai consumatori interni che hanno la possibilità di poter conoscere ed apprezzare il meglio della produzione agroalimentare regionale.
    L’intento è quello di riuscire a trasmettere presso il grande pubblico, anche attraverso un approccio accattivante e coinvolgente, la consapevolezza delle tante risorse alimentari presenti in Campania, del loro significato culturale ed umano, dell’identità territoriale che tale patrimonio esprime. [Nativo]

    Redazione

  • Beni,  Beni etno-antropologici,  Restauri

    Montecalvo. Presentazione del restauro registro battezzati anni 1699-1716

    Giovanni Bosco Maria Cavalletti

    Una meravigliosa storia nell’affacinante contesto del Settecento montecalvese.
    Tratto dalla mia relazione:
    “… Rimasugli di secoli si addossavano gli uni agli altri rievocando tempi di gloria e di abbandono. Il grigio argenteo delle ragnatele, illuminate dal fascio improvviso di luce penetrato dalla porta sospinta, si rifletteva sulle pareti e sulle cose. Aveva avuto, netta, la sensazione di essere atteso in quella stanza. Penetrò con lo sguardo la trama d’argento.
    Frammenti del tempo erano sparsi dovunque. Eppure da essi, impalpabili, lucide scie si componevano in disegni finiti e consumati. Vissuti. Ma c’era dell’altro, lo sentiva.
    Avvertiva un richiamo istintivo, necessario. Avanzò con cautela, timoroso di rompere quello strano, affascinante equilibrio. Un rumore leggero, un fruscio, quasi un sussurro, accompagnò un lievissimo sfarfallio delle ragnatele. Trepidante, come in attesa, si senti scivolare in una strana dimensione, come avvolto dal tempo. Mamma Bella! – Esclamò…

    … La fisicità della morte ancora promanava dall’aria. Era presente nella memoria e nei luoghi, nelle tracce di bruciato come nell’acre odore della calce cosparsa a coprire e a cancellare.
    Era lì, tra i vivi, angosciante negli echi sopiti degli urli, terrificante nei silenzi degli sguardi impotenti.
    Rievocata dai fumi d’incenso, prodighi ma insufficienti a coprirne i vapori esalanti dalle cripte.
    Non erano bastate le fosse di sepoltura: Santa Maria, San Sebastiano, Santa Caterina, il Santissimo, la Buona Morte, Sant’Antonio, l’Angelo…, si era ricorsi alle fosse comuni.
    Sentimenti di intensa pietà, misticismo, ambizione di poteri straordinari, magia: questo il variegato scenario, surreale, apparentemente normale nella pratica indifferente del popolo che la quotidianità affollava di esperti fattucchieri, mavari, ianare e occhiarole, e con essi, le storie raccontate ai guizzi dei caldi camini invernali, o sulle afose aie d’estate intorno a covoni sempre più magri di grano, in tuguri di tufo già risuonati di pianto, bisognosi di forti esorcismi…”

  • Cultura,  Etimi

    Etimologia del nome MALVIZZA

    Mario Sorrentino

    [Ed. 10/01/2005] Il nome MALVIZZA è un termine composto, analizzabile come male e vizza, che del resto corrisponde integralmente all’espressione dialettale locale. Si tratta di due aggettivi (riferiti ovviamente al sostantivo sottinteso “terra”) , il primo dei quali è da riferire all’aggettivo latino “maleficus”; e il secondo all’aggettivo di grado comparativo, sempre latino, “vietius”, il quale, nel grado positivo, fa “vietus”, che significa “ripiegato su se stesso, vizzo, troppo maturo, rinsecchito”. E che applicato ad un terreno in senso figurato poteva esprimere il senso “esaurito, che non dà più frutto”; e applicato ad una donna o ad un animale femmina poteva significare anche “sterile, non in grado di fare più figli”..

    Da queste premesse derivo l’ipotesi: “MALVIZZA”> “terra malefica che non dà frutto”.

    Ma la Malvizza nel suo insieme non è una terra poco fertile, dunque?

    Bisogna allora pensare che questo nome sia dovuto alla presenza da quelle parti della manifestazione di vulcanesimo minore chiamato localmente Le Bolle, dove la terra è sterile. Il termine, sia pure specifico di una parte tutto sommata molto limitata come spazio, dà nome all’intera contrada per “sineddoche “, un traslato di senso che spesso agisce in toponomastica, per cui la parte dà nome al tutto di cui fa parte, se questa per un suo senso “notevole e predominante” qualifica quel tutto di cui è, in un certo modo, il cuore.

    Per scrupolo, aggiungo che alcuni localmente credono che il nome della contrada derivi dal nome di un uccello che viene cacciato nella zona. Si tratterebbe del malivizzu. Sembra evidente che sia invece l’uccello ad aver ricevuto l’appellativo dalla zona dove passa, non so se per migrazione, e non viceversa. Tornando a “maleficus”, “che fa male, che è dannoso”, usato nel nostro caso al femminile e con connotazione anche morale e religiosa, è molto probabile che l’aggettivo richiami l’idea dell’infernale, dell’arcano, ecc. da sempre associata nelle leggende cristiane e nel folclore, in genere, alle nostre Bolle.” [Nativo]

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  Restauri

    In dirittura di arrivo il restauro del Castello di Montecalvo

    Alfonso Caccese

    [Ed. 14/01/2005] Montecalvo Irpino AV –  Continuano a ritmo costante i lavori di recupero del castello Pignatelli del nostro paese. Situato alla sommità del paese, sorge sui ruderi di una vecchia fortezza di epoca romana e domina tutta la “Valle del Miscano” aprendo l’orizzonte fino alle montagne del Matese. Rappresenta una delle poche testimonianze del passato giunte a noi quasi intatte. Costruito dai Normanni, in origine costituiva una fortezza prettamente militare, ma nel corso dei secoli si è trasformato in residenza di principi e signori governatori del luogo. Intorno ad esso, dal milletrecento in poi, si sono edificati palazzi gentilizi e religiosi , di cui si possono osservare ancora le strutture, facendolo diventare il nucleo fondamentale della vita del paese.

    Sede di scuole ed uffici comunali, durante l’era fascista diventa luogo di esercitazione per i giovani “Balilla”,  nelle adunanze, oramai storiche, del Sabato fascista. Sempre danneggiato dai vari terremoti nelle varie epoche, semidistrutto dal sisma del 1930, è definitivamente distrutto, come la gran parte del centro del paese, dalla scossa tellurica dell’Agosto 1962. Nel 2002, dopo quaranta anni, sono iniziati i lavori di rimozione e pulitura dalle macerie ed un tentativo di recupero per ridare vivibilità a questo luogo , unica testimonianza del passato autentico nelle storia di Montecalvo Irpino.

    Nella riunione di giunta del 3 settembre (2004) ultimo scorso, è stato approvato e messo in appalto il progetto esecutivo dei lavori del lotto A di “Recupero del Castello Ducale Pignatelli, inserito nel finanziamento del PIT- Regio Tratturo – Itinerario culturale. L’importo totale dei lavori è di Euro 1.987.242,38 (circa 4 miliardi delle vecchie lire), in base al progetto redatto dalla amministrazione – tecnico – provinciale, nelle persone dell’ Ing.Franco Aucelli e dell’Arch.Antonio Sorrentino, prevede la riqualifica strutturale, storico e culturale, del castello Pignatelli . [Nativo]

  • Ricorrenze religiose

    Natale 2004 – Messaggio del parroco

    Don Teodoro Rapuano

    Montecalvo Irpino AV – 00 dicembre 2004 – Nella storia dell’umanità, per noi credenti, due notti sono le notti più importanti del tempo e della storia. La notte di Natale e la notte di Pasqua. La notte di Natale , santissima notte, come santissima è la notte di Pasqua, è la notte in cui si realizza il più grande mistero che l’uomo abbia mai potuto conoscere: Gesù nostro salvatore, appare visibilmente nella nostra carne, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta.

    Il  presepe nella Chiesa Madre Santa Maria

  • Ricorrenze religiose

    Festeggiamenti della Madonna del Rosario

    Redazione

    Montecalvo Irpino AV – 00 ottobre 2004 – Quest’anno, come ogni anno, la zona antistante la chiesa di S. Bartolomeo è stata illuminata per festeggiare la Madonna del Rosario. La festa è organizzata dalla parrocchia e dal comitato festa e prevede, oltre ai riti religiosi, anche uno spettacolo musicale.
    Le foto di Franco D’Addona, nella gallery che segue, sono relative ai festeggiamenti tenuti nel 2003.

     

     

  • Ricorrenze religiose

    Malvizza: festa “Regina della Pace”

    Redazione

    Montecalvo Irpino AV –  00 agosto 2004 – In contrada Malvizza, per la canonica festa del tredici agosto dedicata alla “Regina della Pace”, anche quest’anno l’impegno di Padre Lorenzo è stato all’altezza della situazione. Durante i festeggiamenti, padre Lorenzo,  avrà l’occasione di presentare i suoi lavori pittorici elaborati nel corso della sua lunga attività pastorale.