Cultura

  • Cultura,  Cultura e tradizione

    La Pacchiana

    Breve descrizione del costume tipico Montecalvese

    Antonio Stiscia

    [Ed. 18/02/2005] Quando si parla di pacchiano,nel gergo corrente ,ci si rifà ad un modo di essere e di vestirsi stravagante e appariscente privo cioè di quella classe e/o di quel decoroso equilibrio che  offende i canoni della bellezza estetica.
    Non è certamente il nostro caso, il termine PACCHIANA, nella originaria etimologia, si rifà ad una manifesta voglia di divertimento, di allegria, un miscuglio di odori e sapori, di canti e tarantelle che facevano pensare alla Pacchia.
    Il costume montecalvese “La Pacchiana” ;non può considerarsi nemmeno tale per il semplice fatto che viene indossato, ancor oggi, da molte donne anziane fatto questo che lo rende un reperto vivente storico, culturale, antropologico in continua evoluzione.

    Descrizione del vestito-costume

    Intimo
    Mutandoni ampi lunghi fino al ginocchio, arricchiti di merletti(puntine) di varie forme, spessori e colori, che si intravedevano nei momenti più o meno naturali del corpo e che si manifestavano durante i balli sfrenati del tempo-tarantelle… Particolarità dei mutandoni è che prevedevano uno spacco nel mezzo per consentire il rapido e riservato esercizio degli elementari bisogni corporali..
    L ‘effetto, sicuramente sexy, veniva accentuato dalla presenza di Calzettoni di lana spessa, di colore nero, fermati a mezza coscia con nastri e reggi calze a molla.
    I calzettoni venivano realizzati con una tecnica particolare, con 3 o 4 ferri di acciaio, che consentivano la realizzazione delle calze, quasi su misura, della fanciulla o signora che fosse, conservando quella tenuta e aderenza, necessaria nei tanti momenti della vita. (continua)
    La camicia e il sottanino erano la biancheria intima, la cui funzionalità e rimarcata dalla parola, la particolarità era dovuta alla tramatura del tessuto che significava la condizione sociale della donna, ma sempre con una finezza, grazia e sapiente utilizzo dei materiali.
    Le Scarpe venivano realizzate in cuoio e pelle dagli abilissimi artigiani montecalvesi (scarpari) il cui altissimo numero oltre 100, per tutto il decorso secolo,rappresentarono una formidabile realtà economica per il paese.
    Le scarpe di Montecalvo, realizzate su misura, conobbero un successo territoriale grandissimo, alcuni scarpai meritarono l’appellativo di maestri (masti) per la perfezione e la bellezza delle loro creazioni.
    L abito vero e proprio era cost composto:
    Gonna in lana castorino di colore nero, con applicazioni in cotone e/ o filo bianco, solo sotto la parte inferiore, quella cioè non coperta dal vantesino.
    Vantesino: parola di chiara derivazione latina (ante- sinum) a significare la particolare destinazione del manufatto.
    Realizzato in panno di lana di colore verde erba, con  ricami, applicazioni (varianti in stoffa anche di colore nero, di seta in bianco con ricami a rilievo e perline nel vestito da sposa).
    Corpetto: avente la chiara funzione strategica di sorreggere il seno anche alle poco dotate, era realizzato in panno a strati e con accorgimenti nei bordi a mo di antiurto, con la funzione di tenere ben coperta la parte posteriore della cassa toracica, particolarmente vulnerabile nelle donne.
    Particolarità del corpetto  (buttunera) e la presenza di una doppia fila di bottoni di argento di forma discoide, aventi la funzione di mettere in risalto la condizione della donna maritata.
    La Cammisola, camicia importante con pizzi agli orli di color senape e con evidenti ricami a punto croce e/o spugnetta con le iniziali della ragazza e/o della famiglia.

    Copricapi:

    Tovaglia: copricapo in lino grezzo, che come dice la parola aveva una funzionalità che andava oltre il semplice copricapo, infatti la grandezza, la forma rettangolare e il tipo di tessuto facevano si che il copricapo, alla bisogna poteva diventare un giaciglio, una tovaglia da cucina o un necessaire per i fanciulli.
    Pannuccia: copricapo in lino fine  per le grandi occasioni, con ricami a punto croce e frangiatura a cascata sulle spalle.
    Maccaturo: copricapo in lana di color carne (nero in caso di lutto) che cade sul laterale delle guance, ricco di frange annodate, sovrastato da ricami a bassorilievo in spugna, con motivi floreali.
    Il costume da pacchiana aveva numerose varianti, dovute alla condizione della donna e infatti si ha un costume da bambina, da giovinetta, da donna promessa, da donna sposata, da vedova (tutto in nero).
    Discorso a parte merita il Vestito da Sposa , che non prevede alcun  copricapo, ma uno scialle in seta con fronzoli, il vestito tutto in bianco, conserva la gonna nera e un vantesino bianco ricco di ricami a bassorilievo con l’apposizione di perline anche vitree di vario colore. [Nativo]

  • Cultura,  Storia

    La Valle del Miscano – Montecalvo Irpino

    Giovanni Bosco Maria Cavalletti

    2 Panorama – Lato Est

    [Ed. 00/00/0000] Che sia lo spettacolare burrone del Fosso Palumbo ricamato di grotte arrampicantisi tortuose verso l’antica chiesa collegiata di Santa Maria, o che sia il dolce ondulare del paese che, ormai in declivi di nuove costruzioni, stringe, abbracciandolo verso l’alto, l’imponente castello feudale, Montecalvo offre, da Nord o da Sud, un primo suo volto accattivante e misterioso (foto 2). Dal grande piazzale del castello lo sguardo spazia intorno ai quattro punti cardinali. Da Ovest a Nord si domina l’intera Valle del Miscano con la vista di Buonalbergo, di Casalbore, di Ginestra degli Schiavoni, delle alture di Castelfranco e della Dormiente del Sannio. Da Sud a Est la Valle dell’Ufita con i paesi della Baronia e il massiccio del Partenio con, nelle belle giornate di cielo pulito, il santuario di Montevergine. Le gialle arenarie dei calanchi, i misti profumi di acacie e ginestre, gli orti squadrati dalle esperte mani dei contadini, ereditarie di tecniche agricole trasformate in arte dal tempo, creano una particolare attrazione che invita, man mano, l’eventuale turista o l’occasionale passante, a raggiungere il centro dell’intero contesto. E qui, tra gli sberleffi delle maschere in pietra poste a proteggere il paese dagli spiritelli maligni, nei vicoli ricchi di fregi e portali, attraversando suggestivi sottopassaggi dai quali improvvisi si offrono allo sguardo stupito sprazzi di cielo e incantevoli dirupi, e possibile rivivere le eccitanti emozioni che il grande Musorgskij dovette provare se e vero, come si ha per tradizione, che ospite al castello di Montecalvo della sua compatriota Maddalena Pignatelli, compose la celeberrima sinfonia ” Una notte sul Monte Calvo”(foto 3) . Effettivamente la duchessa Maddalena Pignatelli, figlia di Pietro Fesenko, consigliere dello zar Nicola II, aveva frequentato, in gioventù, la corte moscovita ed e probabile che li avesse conosciuto il celebre musicista. Il fascino arcano che promana dal cuore del paese, soprattutto in quelle strette e bizzarre stradine del Trappeto, ove pare che il cielo precipiti giu per calanchi, predispone il volenteroso a dare credito agli antichi racconti di streghe che avrebbero ispirato la celebre sinfonia. E cosi sembra di sentire ancora nell’aria il fruscio delle agili scope con cui le leggendarie janare, nelle tempestose notti lunari solcavano il cielo montecalvese per raggiungere il mitico noce di Benevento. E nell’origine stessa del Mito e l’inizio della storia medioevale di Montecalvo. Il Longobardi beneventani, al cui patrimonio culturale tante figure fantastiche furono attinte dagli antichi abitanti della Valle del Miscano, furono gli iniziatori cruenti di una nuova civiltà, frutto della fusione dei caratteri germanici con quelli sannito-latini attraverso la mediazione cristiana. Fu nel VI secolo che nacque l’embrione della Montecalvo attuale.

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI

    Montecalvo Irpino – Il centro storico

    Municipio in Piazza Porta della Terra

    [Ed. 19/01/2004] Per tornare indietro nel tempo e rivivere le storie e le leggende del passato, ripercorriamo le strade del centro storico alla ricerca di quel che resta dell’antichità. Iniziando da Piazza Porta della Terra, all’altezza dell’attuale casa comunale, vi era una piazza che tutt’ora esiste, chiamata Largo Mercato: al suo interno sul suolo occupato oggi dal municipio c’era la chiesa dedicata a S.Bartolomeo funzionante fino al 1656. Di fronte si nota il Palazzo La Vigna, situato fra l’odierna Viale Pini e Piana Porta della Terra cosi denominata per l’esistenza di una porta che chiudeva la vecchia cinta muraria di Montecalvo.

    Ente Rosa Cristini

    A seguito dell’ultimo sisma avvenuto il 23 novembre 1980, sono andate distrutte alcune costruzioni che attorniavano la Piazza, e Via Dietro Corte, ridandogli quasi l’aspetto di un tempo quando di là delle mura era già aperta campagna. Sul suolo dove esisteva casa Pirrotti, famiglia d’origine nobile, oggi si trova la Chiesa dedicata a S.Pompilio M.Pirrotti, figlio prediletto ed orgoglio di Montecalvo e di tutta l’Irpinia. Annesso alla Chiesa c’è l’Ente Rosa Cristini, fondato con lo scopo di educare i fanciulli. Dell’antica casa Pirrotti rimane oggi solo il portale in pietra che immette nel vecchio cortile e le cantine su cui poggiano le fondamenta.

    Palazzo Caccese

    Sul portale c’è la riproduzione in pietra dello stemma di famiglia, mentre tra la chiesa ed il cortile si trova l’archivio sacrario del Santo. Salendo verso l’odierna Piazza S.Pompilio, risalente al 1930, degradata dall’incuria degli uomini e abbandonata dagli amministratori locali, sul lato destro si ammira il Palazzo Caccese, uno tra i più imponenti per proporzioni ed eleganza architettonica. In questa piazza fino al 1930, esisteva la chiesa del santissimo Corpo di cristo, tra le più antiche di Montecalvo. Accanto alla chiesa, all’imbocco di Corso Umberto, era situato il campanile arricchito da una meravigliosa cupola d’arte gotica rivestita in ceramica di vari colori.

    Campanile del Santissimo

    Allo stesso punto si apre Via S.Maria, con la bellezza dei Palazzi: Bozzuti, Pizzillo, Luparella, Caccese – Antinozzi, ancora oggi esistenti. La famiglia Bozzuti, d’origine napoletana, è una delle più nobili dell’epoca, fra I discendenti annovera, dottori, giuristi e sacerdoti, ma anche la nobile donna Orsola Bozzuti, che diventata sposa di Girolamo Pirrotti, dà i natali a San Pompilio Maria Pirrotti. La famiglia Pizziilo, arriva a Montecalvo, circa neI 1693, proveniente da Atripalda e fra i valenti giuristi, notai e la nobildonna suoi discendenti si distinguono Orsina Pizzillo, moglie d’Angelo Cammisa, discendente del più famoso Angelo,consigliere del Fernando Re I d’Aragona.

    Palazzo Pirrotti

    Arrivati all’ingresso del castello, ridiscendendo per un vico parallelo a Via S. Maria si può ammirare lo splendido portale del Palazzo Acquanetti, oggi totalmente restaurato, alla fine del vico, ritornando su Corso Umberto I, di fronte, si osserva, il Palazzo De Marco. Edificato nel diciottesimo secolo, oggi tornato al suo antico splendore, colpisce per la raffinatezza dei portali, le cornici delle finestre. Proseguendo per Corso Umberto I, sulla destra si ammira il Palazzo De Cillis risalente al XVII° secolo, con un interessante ed originale portale ad arco costituito da ornamenti in stile floreale e la chiave di volta che regge un grande stemma di famiglia e dei balconi, addirittura databili in età tardo rinascimentale. Poco prima del palazzo De Cillis, dove Via S. Caterina confluisce con Corso Umberto 1°, all’altezza dell’attuale Palazzo Siniscalchi, si accede ad un luogo caratterizzato dalla presenza di molti portali in pietra scolpiti meravigliosamente, denominato “Chiassetto Caccese”.

    Leone saraceno

    A tale zona si può accedere anche da Via Longara Fossi, attraverso un grande arco ancora oggi intatto, da dove è visibile, incastonato in un angolo del palazzo, un leoncino che sembra divorare un essere umano, simbolo della lotta tra male e bene nell’arte cristiana classica. La famiglia Caccese, d’origine Normanna, stabilitasi a Montecalvo, in seguito alle invasioni del Normanni intorno al 1100, prima nelle campagne di Corsano e dopo una mortale pestilenza, riunitasi intorno al centro abitato del nascente paese di Montecalvo,può essere considerata come una delle prime famiglie aborigena del luogo. Infatti, la presenza, ancora oggi, di moltissimi discendenti di questa famiglia, unica in Italia, dimostra l’assoluta appartenenza e coinvolgimento di questa famiglia nelle vicende storiche di Montecalvo lrpino. Ha annoverato, nel corso dei secoli, sacerdoti, giuristi, scrittori, ufficiali, sindaci, notai ed altri.

    Trappeto

    Poco lontano, uno stupendo panorama si offre, in tutta la sua incantevolezza, agli occhi dei visitatori. In lontananza si colgono le morbide linee delle montagne Sannite, ma da vicino scorgiamo un incantevole panorama della zona, forse, la più antica di Montecalvo “il Trappeto”, in tutto il suo fascino. Un costone d’arenaria che, in apparenza, dà l’immagine di un gruppo d’antiche costruzioni fatiscenti, ed invece ci troviamo di fronte a delle grotte scavate nel tufo su nove livelli, chiuse all’imbocco da una specie di facciata, che ricorda I famosi “ Sassi Di Matera”, per molti secoli adibiti ad abitazioni dove convivevano uomini ed animali. L’origine è ancora incerta, e sulle volte d’alcune grotte si possono trovare ancora oggi fossili di conchiglie Incastonate nella falda tufacea.

    Madonna della Libera

    Al termine di Corso Umberto I, si trova la Chiesa di S. Nicola. Distrutta dal terremoto del 1930, ricostruita dopo il 1962, sorge al centro di Piazza Carmine, oggi,d’impianto moderno,con a lato una magnifica piazza che ha al centro una splendida fontana ricca di giochi d’acqua. Al suo interno è collocata la statua lignea della Madonna della Libera, molto venerata dai montecalvesi. Da poco restaurata, la statua della madonna è ritornata al suo antico splendore. [Nativo]

    Alfonso Caccese

    [Bibliografia di riferimento]
    [Cavalletti G.B.M., Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]

  • Cultura e tradizione,  Cultura orale,  Spettacoli

    Suoni e Sapori della Valle del Miscano con Canti e Cunti Montecalvesi

    Sabato 21 gennaio ore 20:00 presso l’Agriturismo Serafino Family presentazione dell’album rievocativo “Canti e Cunti Montecalvesi VOL.1” del cantore Alberto Tedesco.

    Durante la serata è possibile degustare i piatti della tradizione contadina della Valle del Miscano i quali saranno raccontati attraverso le parole e i suoni che armonizzano la valle.

    In questo piccolo viaggio nel passato ci sarà in formazione acustica la band Rural JazzFujenti” e l’attrice Consuelo Giangregorio.

    Il progetto artistico pone come obiettivo principale quello della ricerca delle tradizioni musicali che hanno attraversato il territorio. La Valle del Miscano è stata un crocevia di diverse strade di collegamento tra l’Europa e l’Oriente, questo ha fatto in modo che la nostra terra fosse contaminata da una grande diversità culturale, la quale ha dato vita ad una miscela di suoni, racconti e sapori che caratterizzano tutto il territorio. Un esempio è la cultura abruzzese che grazie alla via della Transumanza (Regio Tratturo) ha inciso molto nella storia musicale della Valle del Miscano.

    Canti e Cunti Montecalvesi VOL.1 è un album rievocativo e ricalpesta le tracce lasciate dai nostri avi.

    “L’idea nasce dall’esigenza di rendere accessibili a tutti i racconti e i canti della civiltà arcaica contadina Montecalvese, ogni racconto e canto che ho interpretato viene da uno studio sia intellettuale che spirituale che mi ha tenuto coinvolto negli ultimi anni. L’album è composto da nove tracce audio in cui si alternano Racconti e Canti. Per ogni singola traccia ho cercato di mantenere inalterata la terminologia dialettale e le melodie di un tempo, lavoro per me non facile perché si tratta di testi in dialetto dell’800 e di melodie difficili da recuperare, ma grazie al sostegno del prof. Angelo Siciliano e della sua ricerca sulla civiltà arcaica contadina Montecalvese (per me un pilastro portante) e grazie all’aiuto di Francesco Cardinale (ricercatore appassionato di etnomusicologia) sono riuscito ad entrare in una buona prospettiva di studio e di reinterpretazione dei Cunti e dei Canti.

    Canti e Cunti Montecalvesi VOL.1 si interseca perfettamente con il progetto musicale “Fujenti”, infatti durante i concerti della band, periodici tra il Sannio e l’Irpinia, i brani eseguiti in stile World Music sono intervallati dai Cunti Montecalvesi.” –Alberto Tedesco voce dei Fujenti.

    Durante la serata sarà proiettato un video riassuntivo della ricerca effettuata sul territorio da Francesco Cardinale e Antonio Cardillo (Autori di “Alan Lomax – Passaggio a Montecalvo”) nel corso degli anni, dalla quale il cantore trae ispirazione per la rievocazione

    La cena sarà un vero e proprio viaggio nei sapori della Valle del Miscano, un menù ricco dell’Agriturismo Serafino accompagnerà la serata teatro-musicale.

    Aperitivo Pizza Contadina

    Minestra Maritata

    Polenta con “Sausicchio di Pignata”

    Ruocchili e Cicatielli

    Spezzatino

    Dolce

    E’ obbligatoria la prenotazione al numero 3356377187 (Nicola Serafino)

     

     

  • Ricorrenze religiose

    Festeggiamenti della Madonna della Libera

    Il cabarettista Franco Guzzo riscalda il pubblico montecalvese

    [Ed. 30/09/2004] Montecalvo Irpino AV – A causa del maltempo che ha colpito la nostra zona nello scorso fine settimana, i festeggiamenti tradizionali per la “Madonna della Libera” in Piazza Carmine, previsti per domenica 26 settembre, sono slittati al giorno 29 settembre, mercoledì, data che coincide con la nascita di San Pompilio M. Pirrotti nel lontano 1710. Dopo le funzioni religiose nella Chiesa Madre del paese, le persone si sono spostate a Largo Croce, dove si è tenuto lo spettacolo musicale con un band locale e la davvero simpatica e divertente performance del cabarettista, Franco Guzzo, che si è esibito mercoledì sera 29 settembre in piazza largo Croce, in occasione dei festeggiamenti della Madonna della Libera.
    Di fronte ad un pubblico abbastanza numeroso, l’artista della Tv, ha dato il meglio di sè presentando tutto il suo repertorio comico. Originario del golfo di Policastro tra una battuta e l’altra non disdegna di ricordare i grandi comici del passato, in particolare Totò , Eduardo De Filippo e il grande Massimo Troisi e a loro dedica la chiusura del suo spettacolo Montecalvese: “Tutti i grandi comici sono morti….. ed io non mi sento molto bene…..”
    La serata è proseguita con l’estrazione dei biglietti della lotteria di beneficenza, presentata dall’instancabile parroco Don Teodoro Rapuano. [Nativo]

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  FAI - I Luoghi del Cuore

    La Pineta di Montecalvo Irpino

    [Ed. 27/12/2004] Napoli – La pineta di Montecalvo citata nella rubrica Luoghi del cuore del quotidiano  La Repubblica

    Segnalo inoltre la pineta di un paese in provincia di Avellino: Montecalvo Irpino. Ricordo che quando da piccola trascorrevo buona parte delle vacanze estive da mia nonna paterna andare in pineta era come raggiungere una meta fantastica! Ora quei pini vengono abbattuti a decine perché malati! La pineta in fondo è piccola e credo che ci vogliano pochi soldi e buona volontà per salvarla!” Recensioni Google: “Un posto di pace e tranquillità utile per rilassarsi, fra alberi, ombra, vento e verde” M.G “Storica pineta comunale, puoi anche farti un pisolino al fresco ma anche jogging” M.B. “Bellissimo bosco attrezzato di pini canadesi. Parco giochi per bambini, struttura sportiva polivalente, percorso della salute” A.C. “Un luogo incantevole, dove i pini creano un luogo ameno e rilassante. Un luogo dove passeggiare e sostare” F.M. “Storico punto di ritrovo estivo” V.G
    [Nativo] [Fai – I Luoghi del Cuore] [Google – Pineta Comunale]

    Forum / Brunella]

  • Approfondimenti,  Politica

    I diversi mondi del potere locale

    [Ed. 26/04/2004] Montecalvo Irpino AV – Giancarlo Di Rubbo sta lavorando all’esecutivo. I socialisti, in caso di vittoria della coalizione, hanno chiesto l’assessorato ai lavori pubblici ed una delega alla Comunità Montana, comunque non si esclude un secondo assessorato nel caso in cui la coalizione dovesse restare a due. Per il vicesindaco il posto dovrebbe essere di Gianni Iorio che ha lasciato spazio proprio a Di Rubbo. Per le altre deleghe si attende il risultato del voto. Chi prenderà più voti sarà assessore. E di papabili ce ne sono diversi. Primo fra tutti il sindaco uscente, Alfonso Caccese, che nei giorni scorsi ha perso anche l’ultima speranza di sedere di nuovo sulla poltrona di Sindaco. Poi seguono a ruota gli assessori uscenti Domenico Mobilia e Guido Palladino. Ma ci sono anche due nuovi entrati che promettono di dare filo da torcere. Si tratta dell’imprenditore Nicola Serafino e dell’agrotecnico Antonio Russolillo. Ovviamente si tratta di una valutazione sulla scorta dei dati della scorsa tornata elettorale e su previsioni di massima. Quest’anno, però, le carte potrebbero mescolarsi diversamente. La lista, comunque, non è ancora chiusa e si è in piena campagna acquisti. La Margherita, infatti, sta corteggiando diversi nomi della società civile di Montecalvo che sono combattuti se candidarsi da un lato o dall’altro. Infatti Carlo Pizzillo, anche se alle prese con problemi interni, resta un avversario temibile ed ostico. Il cardiologo, l’altra sera, ha incontrato gli alleati ed ha ribadito la sua posizione: è lui il sindaco ed è lui a decidere sulle scelte che gli competono. Pizzillo sembrerebbe orientato a far valere la prerogativa che gli conferisce la legge sull’elezione diretta del sindaco e cioè la facoltà di scegliere gli assessori. In fondo solo così il primo cittadino ha facoltà di operare secondo il mandato ricevuto dagli elettori, sulla scorta di un programma elettorale condiviso dalla maggioranza dei cittadini che lo hanno eletto, ferma restando la necessità di mantenere una maggioranza in consiglio. In questa ottica il consiglio comunale andrebbe a prendere la fisionomia di un organismo reale, propositivo in termini di orientamento programmatico e non solo di ratifica di scelte fatte nei partiti. Ma per essere sindaco bisogna prima essere eletti e questo, oggi, passa attraverso l’accordo con le forze elettorali che, invece, ragionano in altri termini. E così si inizia a parlare di programma da sottoporre ai cittadini dove le forze politiche portano un apporto in termini di proposte e non richieste in termini di assessorati. Questi i due modi di intendere la politica e la campagna elettorale a Montecalvo. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]

    Angelo Corvino

  • Approfondimenti,  Cultura

    Lezioni apprese

    Mario Corcetto

    [Ed. 09/12/2007] Nel suo libro “Partenopeo in esilio”, Riccardo Pazzaglia narra un episodio di quando lui era bambino: un giorno si presentò nella sua classe una giovane donna, molto ben vestita, che, per conto della compagnia di assicurazioni per cui lavorava, parlò ai ragazzi dell’utilità di avere una polizza assicurativa sulla vita. Perché i bambini meglio comprendessero l’importanza di quanto proponeva loro, parlò diffusamente delle disgrazie che possono accadere ad un individuo: dall’incidente di macchina, alle malattie, alla tegola che gli cade in testa, al lampo che lo fulmina per strada. La cosa impressionò molto i bambini che, tutti insieme, proruppero in pianto. Per non dire, poi, delle reazioni dei loro familiari: sentito il racconto dei bambini spaventati, tutti si affrettarono a fare gli scongiuri, indirizzando alla signorina i peggiori epiteti di cui erano capaci. Il giorno dopo, tutti i bambini tornarono a scuola con l’abitino della Madonna appeso al collo, allo scopo di allontanare tutte le disgrazie paventate ai loro danni.

    Questa breve digressione mi serve ad introdurre l’argomento che vorrei trattare, togliendo ai buontemponi l’originalità delle battute di spirito e sperando di non indurre nessuno a correre con la mano a quella parti del corpo ritenute punti cruciali per le pratiche antijettatorie.

    Se si apre il libro di Gian Bosco Cavalletti “Dalle pietre alla storia”, si nota che la storia di Montecalvo è possibile narrarla passando di terremoto in terremoto. Tanti dei montecalvesi di oggi ne ricordano almeno due, se non tre: quello del 1962, quello del 1980 e, i più anziani, anche quello del 1930. Quindi si può ben dire che la nostra terra è a forte rischio sismico. Io personalmente non ricordo quello del 1962 (avevo solo 10 mesi), mentre ho ben presente quello del 1980. Per fortuna Montecalvo non ebbe crolli di edifici (quelli li fecero notte tempo gli amministratori affinché si eliminassero alcuni edifici pericolanti – o presunti tali). In ogni caso, la paura della gente fu tanta e tutto il paese passò la notte, e molte di quelle successive, per strada, in macchina o nelle baracche ancora presenti dal 1962. Successivamente giunsero in paese delle roulotte provenienti da tutt’Italia e convogliate anche da noi da chi coordinava i soccorsi, nonostante nessuno avesse avuto la casa distrutta.

    Passata la fase acuta, si cominciarono le prime riattazioni delle case danneggiate e, via via, è stata ricostruita gran parte del paese, che è ora quello che conosciamo.

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  Chiese

    La Chiesa di S.Nicola in Corsano

    Giovanni Di Rubbo / La Chiesa di S.Nicola in Corsano

    [Ed. 14/11/2017] La Chiesa di Corsano si trova nella contrada di Corsano, sede dell’antico demanio omonimo, distrutto dalla peste del 1656. Si possono ammirare ancora i resti della chiesa abazziale di San Nicola in Corsano, testimonianza di un passato illustre ed autonomo. La chiesa è stata abbandonata dopo il terremoto del 1962.

    Prefazione
    L’idea di ricostruire quello che c’era da ricostruire e restaurare ciò che si poteva della Chiesa di San Nicola è venuta circa sei anni fa ad un gruppetto di ragazzi della contrada Corsano (alcuni come me non tanto ragazzi), che sulla scorta dell’esperienza positiva vissuta qualche anno prima con il rifacimento della Cappella votiva in onore della Madonna di Pompei, si sono avventurati in questa ben più ardua impresa. Quello che il visitatore poteva notare dopo il sisma del 1962 e quello del 1980 era un cumulo di detriti dove, negli ultimi anni era cresciuta una fitta vegetazione, soprattutto rovi. Da questo stato di fatto si può dedurre che lo spirito di sacrificio profuso e l’abnegazione per portare a compimento l’opera di risanamento, sono stati notevoli. Oltre al legame affettivo (il sottoscritto nella Chiesa ha ricevuto la Prima Comunione), la ragione che ha dato impulso all’idea di recupero è stata quella di tramandare ai posteri il notevole bagaglio storico che porta con se la Chiesa di S. Nicola in Corsano. Lo scopo della compilazione di questo opuscolo è rendere l’idea, ad uno sconosciuto visitatore della stessa Chiesa, di quello che essa ha significato nel passato. Il fervore che ha investito i componenti dell’Associazione Culturale “Corsano”, appositamente costituito, ben presto si è trasmesso alle famiglie, le quali sono state e saranno ancora per molto tempo, spero le vere protagoniste dell’opera.

    Oltre che finanziare direttamente, esse lavorano ogni anno per dar vita alla ormai famosa Sagra del Pomodoro e dell’Agnello”, che si svolge il sedici Agosto e dalla quale hanno origine i maggiori proventi economici. Oltre alle famiglie della Contrada, discorso a parte merita il responsabile tecnico dei lavori: l’Ingegnere De Marco da Benevento. Amedeo, prima solo amico di famiglia dell’Assessore Giancarlo Di Rubbo, è divenuto ben presto amico anche di Corsano, dando un notevole input tecnico ed economico all’intero progetto. Il buon esito dell’iniziativa, lo si deve, oltre ai motivi già accennati, anche ad altri fattori, tra i quali il poter trovare tra di noi, di volta in volta, sia i mezzi che le persone capaci di fare i più svariati lavori, con umiltà e sacrificio, senza mai tirarsi indietro.
    Di notevole spessore è stato anche l’apporto dato dalla falegnameria dei Fratelli Caccese. Monumentale la pazienza mostrata dalla famiglia degli eredi di Carlo Parzanese per tutto quanto hanno dovuto, e saputo sopportare. Non cito tanti altri parimenti meritevoli per non annoiare il lettore che non conosce i personaggi  in questione