Cultura

  • Cultura,  Ricorrenze

    Il mercato – Momenti di vita quotidiani che si ripetono da secoli

    [Ed. 05/03/2003] Per la comunità Montecalvese , ormai il “mercoledì” è il giorno del mercato. Una consuetudine che si ripete costantemente con gli stessi tempi e con gli stessi ritmi da alcuni secoli. Un appuntamento a cui è difficile mancare da parte dell’intera popolazione di Montecalvo, vuoi per economizzare la spesa familiare,vuoi per l’occasione di incontrarsi con gli amici delle campagne o di fuori per scambiare quattro chiacchiere o aggiornarsi sulle vicende e fare commenti sui fatti della vita. Quello Montecalvese è uno dei mercati settimanali che vede la presenza maggiore di ambulanti e persone. Si svolge nella parte alta del paese nella zona compresa tra “Viale Pini” (una volta Via Largo Mercato) e Via Roma (una volta chiamata “Rettifilo”).La tipologia commerciale ovviamente si è adeguata ai tempi moderni , puoi trovare di tutto a prezzi contenuti. Nel corso degli anni è stato oggetto di critiche, soprattutto da parte dei commercianti locali, che vedevano diminuire i propri incassi proprio il mercoledì. Ma a difendere e a proteggere questa istituzione è stata sempre la sensibilità della popolazione incollata fortemente alla sua tradizione.In conclusione si può senza dubbio affermare che il ” mercato ” è uno dei momenti di vita quotidiani di grande importanza sociale per i Montecalvesi. [Nativo]

    Alfonso Caccese

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  Cultura

    La favola della Via Francigena che solca il bacino della valle del fiume Miscano

    [Ed. 09/05/2017] Premesso che: “ L’11 novembre 2009 si è concluso l’iter procedurale per la validazione ufficiale del tracciato della Via Francigena, con la firma congiunta del Ministro per i beni e le attività culturali, on. Sandro Bondi e del Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali, on.le Luca Zaia.L’iniziativa si è svolta nell’ambito del progetto di Valorizzazione degli itinerari storici, culturali e religiosi realizzato dal Ministero per i beni e le attività culturali ed è stata coordinata dalla Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore, presso la quale opera il Comitato scientifico della Consulta degli itinerari storici, culturali e religiosi.” Nella seduta del 31 marzo 2009 il Comitato aveva espresso la sua formale approvazione del tracciato, così come illustrato nel sito web della Direzione (http://www.francigenalibrari.beniculturali.it/…/newsHP3…) in cui sono riportate tutte le informazioni sulle mappe, le tracce GPS e i road book del percorso.
    Il progetto consentirà di procedere agevolmente all’adozione e realizzazione, in sede locale, di tutti gli strumenti, per la migliore valorizzazione del tratto viario anche a beneficio del corpus unitario che attraversa il Paese dal passo Gran San Bernardo fino a Roma.

  • Cultura,  Poesia

    Commento alle poesie di Angelo Siciliano

    [Ed. 24/12/2003] Il 16 marzo del 2001 rappresenta una data storica per la comunità di Montecalvo. Al suo patrimonio affettivo ritornano delle sacre icone che il tempo, con la complicità forse inconsapevole degli uomini, aveva avviluppato negli indefinibili veli dell’oblio.
    Il cammino dello spirito spesso si accompagna, nella Storia, ai frutti che esso stesso produce nella contemplazione del Fine e dell’infinito percorso di un arcano che morde le nostre percezioni.
    Ed è nell’ammirazione del costruito che, molte volte, riprendiamo il percorso interrotto.
    Ma se all’arte si aggiunge il mistero, e se questo si esplicita nel richiamo sensibile di una morte sicura accompagnata da una inesprimibile sensazione di pace, e quindi di vita, diviene essa stessa cammino.
    Durante il quale ci si imbratta e si cade.

  • Cultura,  Gastronomia

    Storia e ricetta dei cicatielli

    [Ed. 28/09/2004] Di antichissime origini e legata alla tradizionale e gustosa cucina contadina, si racconta che secoli addietro una donna montecalvese, irritata dai tradimenti del marito, volle sfogare la rabbia che aveva in corpo,inventando una pasta. Il tutto appare comprensibile, se si pensa al modo in cui viene lavorato l’impasto (con buona foga), lo strappo del pezzo di pasta che viene accecato (cicato) con l’indice e il medio della mano, movimenti che ben esemplificano e testimoniano la rabbia della moglie cornuta, che riuscirà, proprio con questo piatto a riconquistare il marito.
    La fantasia popolare é il sale di ogni civiltà e l’orgoglio di un paese, che con la più antica Sagra della Campania XXXIV edizione – 15 Agosto “Sagra dei Cicatielli e del pane di Montecalvo” cerca di mantenere vive le sue tradizione gastronomiche e folkloriche (Gruppo Folk la Pacchiana).
    Ingredienti per 4 persone:
    Farina di grano duro (saraolla) 400 grammi e acqua tiepida (per l’impasto)
    Condimento: 3 varianti-connesse alla stagione:
    – Ragù di carne con la braciola (braciola della moglie);
    – Con i broccoli (scaldati con i cicatielli) e conditi con la scardella (pancetta a pezzetti soffritta in olio extra vergine di olive delle colline irpine; N.B. i broccoli nella tradizione montecalvese vengono considerati afrodisiaci e fertilizzanti il seme maschile “chi si magna lu ruoccolo s’adda sta fermo cu lu paruoccolo”;
    – Con passato di pomodoro fresco e condimento di ricotta salata (fresca o stagionata)
    Preparazione:
    Si impasta la farina con l’acqua tiepida, energicamente, e fino a formare un pane di pasta elastica e compatta, che si lascia a riposare per qualche minuto.
    Con un coltello si procede al taglio della pasta, ricavandone alcuni pezzi fusiformi che adagiati su di un piano di lavoro, vengono affusolati dallo sfregamento congiunto delle mani sulla pasta, che assume la forma di un lungo fuso (cingolo), dal quale con un movimento combinato (pressione dell’indice e del medio della mano) si incava la pasta che viene strappata dal cingolo per diventare cicatiello.
    Terminata dei cicatielli, gli stessi vengono posti ad asciugare su di un piano in legno (tavulillo), per la necessaria breve essiccazione prima della cottura, in abbondante e bollente acqua salata.
    Buon appetito! [Nativo] [Credit│Foto - Archivio F. D'Addona]

    Antonio Stiscia

  • Cultura,  Etimi

    Continuatori del cognome di una “gens” sannita a Casalbore

    [Ed. 24/09/2004] Sergio Ignelzi di Casalbore vorrebbe sapere che cosa significa il suo cognome. Si è rivolto ad una rubrica de Il Corriere della Sera, però la sua richiesta è rimasta insoddisfatta. Avendo scoperto per caso la sua richiesta sul Web, ma non disponendo del suo indirizzo e-mail, gli rispondo tramite il nostro sito montecalvese.

    La mia ipotesi sull’origine del suo cognome è la seguente: IGNELZI deriverebbe da EGNATII (nom. pl.) , che era il cognomen di una gens sannita molto famosa. Gallio Egnazio fu l’eroico comandante della Terza guerra sannitica che cadde a Sentino (presso Fabriano), nel 295 a.C., dove i Sanniti, alleati con i Galli e gli Etruschi, furono sconfitti dai Romani, in una battaglia che segnerà il   declino delle sorti dei Sanniti e che costò ai vincitori la morte del console romano Decio Mure, immolatosi perché la vittoria arridesse ai suoi.

    Un altro noto appartenente alla gens Egnazia fu Mario Egnazio, uno dei comandanti dei Socii italici nella guerra Sociale, del 91 – 87 a.C.

    La mia ricostruzione.

    La forma latina EGNATII corrisponde probabilmente a una forma osca che ricostruisco in *EIG-NATII.

    Da EIG-NATII, con due mutazioni fonetiche diacroniche, prima si sarebbe avuto > IGNATII per caduta della /E/ in prima posizione determinata dall’accento tonico sulla /A/, poi > IGNE(L)ZI, per inserimento di compenso (epentesi) della /L/ per la caduta della /I/ finale e la mutazione vocalica A>E per oscuramento dovuto a /A/ in sillaba chiusa.

    Chiedendo scusa per il ricorso a una terminologia forse non chiara a tutti, ma, secondo me, necessaria, mi auguro che gli IGNELZI abitanti tuttora a Casalbore e a Ginestra degli Schiavoni possano leggere questa nota. [Nativo]

    Mario Sorrentino

  • Cultura,  Natale,  Ricorrenze religiose

    Natale 2004

    [Ed. 24/12/2004] Nella storia dell’umanità, per noi credenti, due notti sono le notti più importanti del tempo e della storia. La notte di natale e la notte di Pasqua. La notte di Natale , santissima notte, come santissima è la notte di Pasqua, è la notte in cui si realizza il più grande mistero che l’uomo abbia mai potuto conoscere: Gesù nostro salvatore, appare visibilmente nella nostra carne, per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta. ” Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia. Oggi vi è nato il Salvatore che è Cristo Signore” annunziano gli angeli sulla grotta di Betlemme. La chiesa, in questo periodo, ricorda a tutti i cristiani di buona volontà  la speranza che non delude. Le attese di liberazione del popolo d’ Israele, alimentata dai profeti, sono immagini della nostra attesa di  liberazione. La nostra storia è come giunta ad una strettoia, dalla quale si fatica ad uscire: Senza Gesù (cioè senza morale, giustizia, verità, rispetto del prossimo) l’uomo è un fallito, o peggio ancora un illuso. Nella notte di natale simbolo del buio che tanti, anche nel nostro paese, stanno sperimentando, apparirà una Luce per chi vuole vederla. Tale luce mette a nudo i nostri vuoti e le nostre scelte errate, il nostro egoismo e le nostre miopie. Ma è anche luce di speranza per chi attende la liberazione. [Nativo]

    Teodoro Rapuano

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  Chiese

    La chiesa di S. Gaetano Thiene

    [Ed. 21/09/2002] In via Dietro Corte, in prossimità del castello, sorge la chiesa di San Gaetano Thiene.
    Essa fu fondata nel 1653 dal barone Francesco Battimelli e nel 1682 per eredità passò da questi alla famiglia Bozzuti.
    Nel 1689 il cardinale Orsini diede ordine di affrescare la parete esterna, nella parte superiore alla porta, con l’immagine di San Gaetano.
    Risparmiata dal terremoto del 5 giugno 1688, la chiesa fu danneggiata dal sisma del 14 marzo 1702. Il 14 Giugno di quell’anno l’architetto Romano Buratti redasse la relazione dei danni in base alla quale furono eseguiti i lavori di restauro.
    Per far fronte alle spese il cardinale Orsini offri la somma di 120 ducati
    L’unico altare dedicato a San Gaetano fu scalpellato agli inizi del 1700 dal maestro Menichello che lavorò un unico blocco di pietra di Roseto.
    Sotto il pavimento della chiesa è collegata la sepoltura della famiglia Bozzuti.
    La chiesa è collegata con il palazzo Bozzuti di via Santa Maria essendo ubicata nel giardino della stessa famiglia
    Sul finire del secolo scorso i Luparelli distinta famiglia arianese acquistarono i beni dei Bozzuti e successivamente donarono la chiesa di S. Gaetano ai frati minori di Montecalvo cui spetta oggi la cura. Legatissimo a questa chiesa fu S. Pompilio Maria Pirrotti che ne ereditò l’affetto dalla madre Orsola Bozzuti e dagli “affezionatissimi” suoi zii.
    Numerosi sono gli accenni che ne fa nella copiosa corrispondenza epistolare.
    Attualmente la chiesa di San. Gaetano non versa in ottime condizioni dimostrando in pieno i segni degli ultimi due terremoti e l’abbandono che ne è scaturito.
    Ciò nonostante il suo recupero doveroso per riconsegnare alla comunità montecalvese una chiesa ed un monumento di affetti e di ricordi, è senz’altro possibile [Nativo] [Correlato]

    Giovanni Bosco Maria Cavalletti

    Foto Antonio Cardillo

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  Cultura

    Le bolle della Malvizza

    [Ed. 01/12/2004] Le bolle sono un fenomeno vulcanico, assimilabile vagamente ad una solfatara, con fuoruscita di gas e fango. Le emissioni mefitiche aumentano d’intensità e spettacolarità dopo le piogge. Il luogo è una “Mofeta” e nei pressi doveva trovarsi un santuario pagano dedicato alla dea Mefite, divinità degli inferi.
    La Malvizza è una contrada di Montecalvo Irpino, situata ai margini nord-orientali dell’Appennino campano. Frequentata dai cacciatori del paleolitico, abitata dal neolitico, è attraversata dal tratturo, detto la “Via Della Lana”, che da Pescasseroli (AQ) consentiva, sino alla metà del 1900, ai pastori abruzzesi la transumanza con le greggi fino a Candela (FG). L’area fu conquistata prima dai sanniti e poi dai romani. Questi vi fecero passare la Via Appia-Traiana che da Roma portava sino a Brindisi. Molti reperti sono stati ritrovati nell’area, appartenenti al neolitico, all’età del Bronzo e del Ferro, all’epoca sannitica e a quella romana. Resistono alle ingiurie del tempo alcuni ponti romani, alcuni dei quali ormai diruti.