Cultura
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Terza giornata della cultura
Redazione
[Ed. 24/08/2023] Montecalvo Irpino AV – Al via la terza giornata della cultura. Il patron e artefice della Giornata della Cultura, Ciriaco Puopolo, è entusiasta e orgoglioso di proporre, per il terzo anno consecutivo, la Giornata della Cultura a Montecalvo Irpino. Un evento che ha creato e plasmato, che ha un’identità ben precisa; sfida ancora più ardua se si pensa che è cominciata in uno dei periodi storici più complessi dell’era moderna. La Giornata della Cultura ha un profilo ormai internazionale, atteso dal pubblico, grandi e piccini, per le sorprese che si susseguono durante lo svolgimento, in un clima di interazioni e scambio culturale. Nasce per raccontare il territorio e le radici locali”, racconta Puopolo, “Montecalvo Irpino si scopre così anche quest’anno, tramite l’appuntamento fisso culturale di sabato 26 agosto alle ore 20.30. Il borgo diviene uno spettacolo a cielo aperto tra parole e sceneggiature”. La kermesse con ospiti di spessore, selezionati direttamente da Puopolo, si apre con “l’acclamata dottoressa e scrittrice Lorena Bianchi, la regina dei pensieri e dei versi, viene accolta a gran richiesta in Irpinia, con il proprio team. Infatti, vi sono floride collaborazioni culturali tra Irpinia e Riccione, curate da Michela Morri. Lorena Bianchi, Luigi Maria Piarulli & l’associazione “Oltre la maschera” interagiranno con il pubblico durante l’evento, esibendosi in uno spettacolo tra teatro e parole dal nome ‘Della vita il senso’, arte, musica e canto, corredato dall’omonimo libro rivelazione, una collana di 5 racconti che, con un lungo respiro, ci avvicinano alla nostra umanità. Ritornerà con altrettanto consenso l’amico della Giornata della Cultura, Dario De Pasquale, con il proprio libro in uscita. L’artista riserva sempre grande suspense tra le righe, concependo autentici racconti; questa volta interpreta la biografia di una coppia, fornendo consigli sugli esempi della coppia protagonista, per affrontare la vita in due. La Giornata della Cultura è degli autori e ospiterà anche il ritratto di stile e di autore di Sheyla Bobba, di SBS Comunicazione, culla degli autori emergenti, di cui ne è la fondatrice. [Nativo]
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Compleanno di San Pompilio
Antonio Borrelli
[Ed. 23/09/2023] San Pompilio Maria Pirrotti Sacerdote scolopio 15 luglio Montecalvo Irpino, Avellino, 29 settembre 1710 – Campi Salentina, Lecce, 15 luglio 1766 Nato a Montecalvo, in Campania, il 29 settembre 1710, Domenico Pirotti – figlio di un noto avvocato beneventano – mutò nome in Pompilio Maria, entrando, diciottenne, nell’ordine degli Scolopi.Da Napoli fu inviato a Chieti per continuare gli studi di filosofia, ma ammalatosi e nella speranza che il cambio di clima avesse potuto giovargli, fu trasferito a Melfi (Potenza) dove proseguì con successo gli studi sacri e profani, nel 1733 con la fama di teologo e non ancora sacerdote, andò a Turi (Bari), dando inizio all’insegnamento delle lettere e a quello di educatore della gioventù. Secondo il carisma dei figli di san Giuseppe Calasanzio esercitò
l’apostolato nelle Scuole Pie in diverse Regioni d’Italia. La sua attività educativa verso il popolo dava fastidio, perciò venne calunniato ed espulso dal Regno di Napoli. Ritornò comunque in città, dove era amatissimo soprattutto dai bisognosi. Instancabile predicatore e uomo di carità, nutriva una fervente devozione mariana.
Morì nel 1766 ed è santo dal 1934. Etimologia: Pompilio (come Pompeo e Pomponio) = (forse) quinto figlio, dal latino antico, o Martirologio Romano: A Campi Salentina in Puglia, san Pompilio Maria Pirrotti, sacerdote dell’Ordine dei Chierici regolari delle Scuole Pie, insigne per austerità di vita.
Uno dei più grandi figli di s. Giuseppe Calasanzio (1558-1648), fondatore dei padri Scolopi nel 1617, che sono i membri della Congregazione della Madre di Dio delle Scuole Pie, da cui prendono il nome,dediti all’educazione dei fanciulli poveri.Domenico Pirrotti, questo il suo nome di battesimo, nacque a Montecalvo Irpino (AV) il 29 settembre 1710, sesto degli undici figli di Girolamo Pirrotti e di donna Orsola Bozzuti; il padre era dottore in legge e la condizione della famiglia era di ceto nobile; ancora oggi sul portone d’ingresso dell’antico palazzo nobiliare, accanto allo scudo di famiglia, si legge: “Virtus et honor in domo Pirrotti semper”.
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La statua di San Rocco in Santa Maria
La statua di San Rocco nella Chiesa di Santa Maria Assunta
DESCRIZIONE: Il Santo è rappresentato mentre, con lo sguardo rivolto al cielo, solleva l’abito con la mano destra al di sopra del ginocchio per mostrare il bubbone che compare sulla gamba; è accompagnato dal cane che stringe tra i denti un tozzo di pane
NOTIZIE STORICO CRITICHE: La statua risente degli influssi della cultura figurativa napoletana della prima metà del XVII secolo, caratterizzata da un marcato espressionismo e sentimentalismo di derivazione fiamminga e spagnola, uniti alla tradizione tardomanieristica italiana. E’ da sottolineare la particolare cura prestata dall’ignoto esecutore dell’opera, nel trattamento del panneggio e nella resa naturalistica dei gesti del SantoRedazione
[Crediti│Testo: Catalogo Beni Culturali│Foto: Catalogo Beni Culturali]
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Museo della religiosità montecalvese e della memoria pompiliana
Il Museo, realizzato esclusivamente per la generosità dei fedeli, accoglie numerose opere d’arte, oggetti appartenenti alle chiese di Montecalvo e ricordi della presenza di San Pompilio Maria Pirrotti nel suo paese natio. Il Museo è stato realizzato nella ricostruita casa natale del Santo, dove il 16 marzo 2001, durante i lavori di ristrutturazione fu provvidenzialmente rinvenuta la vetusta immagine di Mamma Bella dell’Abbondanza, oggi collocata e venerata nella Chiesa Matrice del paese. Gli oggetti esposti (circa 450) sono stati già catalogati dalla Soprintendenza di Salerno-Avellino. Il Museo di San Pompilio è tra i più antichi Musei religiosi della Campania. Infatti la fondazione risale al 29 dicembre 1898. Il documento che ne attesta la nascita è una lettera che Mons. Pompilio Pirrotti, parroco di Montecalvo e pronipote di San Pompilio, invia a Papa Leone XIII, dove chiede il dono di una lettera, un distico, una firma, per arricchire di prestigio, la collezione dei cimeli appartenuti a San Pompilio esposti nella casa paterna. La petizione nasce per il legame fortissimo che ebbe Papa Leone XIII con Montecalvo. Nel febbraio 1838, il ventottenne sacerdote Giocchino Pecci, poi Papa Leone XIII, venne destinato a governare come Delegato Apostolico Benevento, territorio dello Stato Pontificio. L’anno successivo dovette recarsi a Montecalvo Irpino su mandato della Sagra Congregazione dei Riti, per l’apertura dei Processi sulla vita e sulle virtù dello scolopio padre Pompilio Pirrotti, lì nato il 29 settembre 1710 e morto a Campi Salentina (LE) il 15 luglio 1766 dopo una vita esemplare di virtù eroiche e forte apostolato. La sua visita fu ben più di una semplice indagine, per aver risvegliato il suo estro poetico nei distici latini intitolati “Noster in Montem Calvum adventus”, “Patronus suae gentis”, “In familiares Pompii”e Pompilii sanctitas”. Il Museo è diviso in cinque sale. Nelle prime tre si ripercorre il periodo storico di San Pompilio, il 1700, attraverso l’oggettistica sacra appartenuta alle varie chiesa di Montecalvo Irpino. Oggetti e opere d’arte, espressione della religiosità montecalvese, recuperati o donati a seguito degli eventi tellurici negli anni 1930,1962 e 1980. Nelle ultime due sale, invece, sono raccolti tutti i cimeli e i beni che un tempo appartenevano alla famiglia del Santo. Tra le opere di maggior prestigio sono da mettere in risalto: La Statua di Mamma Bella dell’Abbondanza (sec. XVI-XVII); La Tavola della Madonna con Bambini e Santi (sec. XVI, seconda metà); Il ritratto di San Pompilio (sec. XVII); Tavola Madonna in trono con Bambino tra s. Giovanni Battista e San Girolamo (sec. XVI prima metà).
Redazione
[Crediti│Testo: Ministero per i beni e le attività culturali│Foto: Ministero per i beni e le attività culturali]
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Il fonte battesimale nella Chiesa di S. Maria Assunta
Descrizione: Sulla lastra anteriore della vasca, un semplice riquadro incornicia un’iscrizione riferita all’anno 1491; la vasca presenta resti di una policromia originale composta da una base giallo ocra, uniforme,
senza sfumature, e delle venature rosse.Notizie storico-critiche: La vasca originariamente poggiava su due capitelli di epoca più antica, provenienti, probabilmente, dall’antica chiesa di S. Angelo, soppressa nel 1693, ed oggi esposti nella Cappella Carafa. Il fonte battesimale era, inoltre, sormontato da una struttura lignea piaramidale e presenta segni di una policromia originale. La parte posteriore non è rifinita e ciò induce a ritenere che il manufatto fosse in origine concepito per altra funzione e addossato, quindi ad una muratura. Il primo battesimo a questo fonte fu amministrato la notte di Natale del 1491 ed il 30 settembre del 1710, con i nomi di Domenico, Michele, Giovan Battista, fu battezzato San Pompilio Maria Pirrotti, unico Santo dell’ordine degli Scolopi.
Redazione
[Crediti│Testo: Catalogo Beni Culturali│Foto: Catalogo Beni Culturali]
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Felice Volturno, poeta della civiltà contadina
Francesco Cardinale
Addio a Felice Volturno, poeta della civiltà contadina. Abitava a Chieti, dove si era trasferito sin dalla giovane età per lavorare in un’industria di porcellana. Nei primi anni del Duemila animò il Forum del sito Irpino.it. Le sue poesie sono state apprezzate da diversi studiosi della cultura orale. Tra queste, le più note sono “La funtana di zì ‘Ndonio Cipuddrina” e “La cantina di Aitana Mangiamevu”, quest’ultima ripresa dal gruppo musicale I Fujenti e da Alberto Tedesco nel suo CD “Canti e Cunti”.
La funtana di zì ‘Ndonio Cipuddrina
Abbascia a lu cutrazzu tinemmu na’ funtana,
ohh !… ‘che acqua: chiara, frescha e ‘bbona;
tutti… si li minevunu a ‘ppiglià,
e tatillu nun tineva lu curaggiu di cilà niàCi minevunu cu lu ciciunu, cu lu catu e cu lu varrile,
li ‘ffigliole giuvene, cantavunu e facevunu la fila.
Mineva Buschino,Pucinu, Varrecchia , Terrachiana,
e puru cocchid’unu di lu chianu.Vidivi minì laggende a tutte l’ore,
armate, di cati, di secchie e striculatore,
lavavunu,.. sciacquavunu,… e cantavunu,…
e po’,.. ‘ncopp’alì ruve l’assucavunu.Che bèlli tiempi!… che ‘bbita spinsarata…
cu nu tuozzu di pane e na’ vacila d’insalata.
Tutt’appassatu com’anu suonnu,
e queddre ‘ffigliole,.. mo so tutte nonne…Nu ricordu di queddra funtana ma’rrumastu,
na figliola assai bella e ‘ntista
m’appizzicavu ‘nfacce com ‘nu sigillo,
ancora mi lu sentu quiddru vasu appizzichillu.”La cantina di ” Aitana Mangiamevu “
Steva justu mmiezz’ alu chianu
tra Culomba lu Zuoppu e Tripulinu
era n’a cantina senza frasca
vinneva vinu buonu e ssempe frishcu.
La cantina a tiempu di tatone
era lu spassu di lu cafone,
mineva da fore..endò jeva..?
ala cantina di Mangiamevu.
Nda na sacca di giacchetta nuc’eppane
dind’ nata sausicchi e cicidicane,
traseva nsènsu dirittu com’ana culonna
quann’asceva mbriacu jeva facennu l’onna.Li megliu vivituri jevunu a Mangiamevu
Scjiscione,Virillu,Calandrella, Peppu di Mevu,
jucavunu si purtavun’aulumu e si sfuttevunu
mamma mia quandu vinu si vivevunu.
Pur’attatillo li piaceva lu vinu
e ogni tanto jeva a la cantina
quann’ asceva padrone era viloce
puru lu sotta si faceva la croce.
La buttiglia faceva li caluoppe
e li squicci zumpavunu senza ntuoppe
jevunu p’nganna e puru mpiettu
allurcia la cammisa e la giacchetta.comma’ “AITANA”
cu na unneddra longa e n’a cammicetta spampanata
mmishcava acqua e bbinu quannu s’ern’ mbriacati
a lu figliu ‘Ndonio lu chiamavanu carnera
semp’andà la stess’acqua lavava li bicchiere.
A quiddri tiempi lu vinu piaceva a tutti quande
puru lu cicciu si firmava p’ddrannande
aspettava lu padrone e po si faceva sende
e tutt’dduje partevunu cundende.
Mò ‘ncistà cchhiù ciucce e mancu carru
a posto di la cantina ci sta lu barru,
vivunu aranciata coca cola e birruncinu,
ma che ci fai di sta vita senza vinu?. -
Il Palazzo ZUPI
Redazione
La famiglia Zupi ebbe, e tutt’ora ha, residenza nel palazzo sito in Via Costa dell’Angelo sul cui portale ancora campeggia l’antico stemma scalpellato su pietra bianca. La sua presenza in Montecalvo è già documentata dal 1500 e sin da allora i suoi membri erano attivamente inseriti con distinzione nel tessuto sociale. Annoverò vari personaggi di rilievo nella vita pubblica locale contraendo alleanze con le principali famiglie del paese.
Per gentile concessione di Giovanni Bosco Maria Cavalletti, Storia di Montecalvo Irpino, opera in allestimento.
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IL PARCO ARCHEOLOGICO DI AECLANUM
Mario Sorrentino
[Edito 00/00/0000] In quello che oggi è il Passo di Mirabella, sorgeva, in loc. Grotte, l’antica Aeclanum, che essendo stata una delle più importanti città sannite, e ritenuta per un tempo capoluogo degli Irpini , conservò la sua rilevanza anche quando divenne città romana.
La sorte della città sannita, già saccheggiata e semidistrutta nell’89 a.C. da Cornelio Silla, durante la Guerra Sociale (91-87 a.C.), fu definitivamente segnata quando il dittatore romano lanciò una operazione sistematica di distruzione e saccheggio del territorio degli Irpini, dopo che quella tribù sannita, che aveva resistito più a lungo al dominio definitivo dei Romani, svolse un ruolo preminente nell’ultimo episodio della Guerra Civile tra sillani e mariani, la battaglia di Porta Collina (I° novembre dell’82 a.C), quando Roma corse il rischio di essere invasa dalle truppe mariane e dai loro alleati. Silla riuscì a sconfiggerli, sia pure con difficoltà, e gli Irpini furono i più numerosi tra i prigionieri che furono fatti trucidare subito dopo per suo ordine nel Campo di Marte.
I Romani ricostruirono Aeclanum magnificamente, come si può ancora capire dai ruderi messi in luce dagli scavi. La città del resto era predestinata a essere importante soprattutto da quando, nel 190 a.C, fu fatta attraversare dalla Via Appia, data la sua posizione di antico valico naturale degli Appennini in direzione della pianura pugliese già utilizzato per la transumanza.
L’Aeclanum romana fu distrutta nel 662 d.C. dall’imperatore bizantino Costante II durante la sua spedizione contro i Longobardi di Benevento.Il punto di maggiore interesse storico del Parco è proprio il basolato della Via Appia che l’attraversa in senso Ovest-Est. Ma sono naturalmente da ammirare anche le bellissime Terme, l’Anfiteatro, ecc.
Per dare un’idea della grande rilevanza della città in epoca romana, basta dire che le iscrizioni latine su lapidi trovate nel suo sito e immediati dintorni (quelle debitamente registrate nel Corpus Insciptionum Latinarum) sono ben 309. -
Centro servizi nel castello di Montecalvo
Redazione
[Edito 21/04/2013] Montecalvo Irpino AV – L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Carlo Pizzillo ha appostato la somma di diecimila euro per rendere funzionale il centro culturale di promozione turistica del territorio organizzato presso il castello ducale Pignatelli. La decisione di rilanciare quella struttura storica rendendola fruibile al pubblico per la promozione turistica è stata assunta nel mese di novembre 2012, ma era necessario arricchirla con arredi, strumentazioni e sale multimediali, la cui fornitura è stata assegnata ad un’azienda di Montecalvo Irpino. La struttura attiva nel castello dovrebbe essere in rete con analoghi servizi offerti dalle altre amministrazioni locali, che pure si sono organizzate in tal senso. Intanto l’Ufficio tecnico comunale ha rapidamente concluso il procedimento per organizzare gli interventi di somma urgenza in alcune zone della periferia, interessate da smottamenti e dissesti che hanno interessato il manto stradale, tanto da indurre il sindaco a chiudere alcune strade per motivi precauzionali. Tutto è tornato alla normalità. [Nativo]
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Il Palazzo CHIANCONE
Quasi dirimpettai, i palazzi Chiancone e Ciampone, […] chiudevano la Via Piano dalla quale, parallele l’una all’altra, continuavano la Via Casalonga, oggi Via Nicola Pappano, e la Via Sant’Antonio. La famiglia […] ebbe palazzo gentilizio ed innalzò proprio stemma. Del palazzo Chiancone rimane oggi solo il pianterreno con il monumentale portale recante le insegne familiari. Godette di ius patronato sugli altari di Santa Lucia e di Sant’Antonio Abate nella chiesa del Santissimo Corpo di Cristo ove, nel 1698, dal cardinale Vincenzo Maria Orsini, futuro Papa Benedetto XIII, ricevette il patronato anche sull’altare del Crocifisso, condiviso con la famiglia Dattoli.
Per gentile concessione di Giovanni Bosco Maria Cavalletti, Storia di Montecalvo Irpino, opera in allestimento.
Redazione