Editoria
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IL FASCISMO A MONTECALVO IRPINO
LA MEMORIA RESTITUITA – ABSTRACT
A distanza di otto anni dalla prima edizione de “Il Fascismo a Montecalvo Irpino“, prima di completare la stampa dell’intera collana de “la Memoria restituita” (di cui, a tutt’oggi, sono stati pubblicati due degli 11 volumi programmati), l’autore ha ritenuto fosse opportuno farlo ristampare in un’edizione più curata e riorganizzata. Pertanto questa è un’opera molto differente dalla precedente. È stata rivista paragrafo per paragrafo e le è stato dato un nuovo ordine cronologico. È stata corredata di nuovi documenti, nuove foto, altri titoli di giornali e altre testimonianze raccolti in tanti anni di lavoro e ricerca. Finalmente, quindi, vede la luce la versione definitiva, guadagnandone in autorevolezza del contenuto e in una maggiore chiarezza della veste grafica. L’opera che già alla prima uscita era stata accolta con entusiasmo dai tanti montecalvesi presenti nella sala del Cinema Pappano il 19 novembre 2011 per la cerimonia di presentazione, nella ristampa ha acquistato ancora maggiore valore, tanto da diventare, per chiunque voglia conoscere più da vicino Montecalvo e i Montecalvesi, di ieri e di oggi, un testo di particolare importanza. Nulla è stato lasciato al caso o al sentito dire. Tutto è descritto con dovizia di particolari e documentato con precisione. D’altra parte l’autore precisa: “Ho vissuto buona parte degli avvenimenti narrati. Posso dire, a ragione: IO C’ERO”. Persino i numerosi riferimenti e gli excursus sulla cronaca provinciale, nazionale e internazionale diventano preziosi per aiutare il lettore a conoscere il passato e ad interpretare il presente.
Redazione
[Bibliografia]
[M.Aucelli, Il fascismo a Montecalvo Irpino, Irpinia Libri, Monteforte Irpino AV, 2019] -
DAL FASCISMO AI COMMISSARI CIVICI
LA MEMORIA RESTITUITA
È il primo volume della serie “La memoria Restituita”, la cronistoria dal 1920 ad oggi di un paese interno della provincia di Avellino. Proprio per questo “isolamento” il paese fu scelto per l’internamento di tanti oppositori sloveni. In questo volume sono state inserite schede dettagliate di quelle sfortunate persone ricostruite grazie alla collaborazione della figlia di un internato: Bogomila Kravos di Trieste. Non solo. Si riscoprirà il modo di vivere dei residenti durante il fascismo e nel dopoguerra. Il progresso sopravvenuto. I personaggi che emersero col regime mussoliniano. Si verrà a conoscenza di un professionista eccelso, il montecalvese On. Gustavo Console che fu ucciso dagli squadristi a Firenze, per le sue idee contrarie. Si verrà a conoscenza della nascita dei partiti politici e delle lotte proletarie. È inserito anche l’eroico gesto di un maresciallo dei Carabinieri, Gaetano Nastri che, per salvare dalla fucilazione da parte di un sottufficiale tedesco nel periodo dello sbandamento post armistizio, facendo scudo con il proprio corpo, ammazzò il teutonico salvando tante vite umane.
[Crediti│Il testo è tratto dall'Abstract del volume]
Redazione
[Bibliografia]
[M.Aucelli, Dal fascismo ai commissari civici, Irpinia Libri, Monteforte Irpino AV, 2011] -
LA MALVIZZA – INTRODUZIONE
Mario Sorrentino
La Transumanza, le Bolle, il Grano
[Ed. 00/00/0000] Nell’introdurre questa parte prima, e di riflesso l’intero scritto con il quale Alfonso Caccese ed io abbiamo voluto tracciare in grandi linee la storia della contrada Malvizza del nostro paese, sento di dover chiedere scusa di una libertà che sto per prendermi. Sta di fatto che mi servirò come Incipit di un testo il quale per certi versi contrasta con lo stile ed il taglio formale che di solito si adoperano in scritti di genere storico.
Stiamo, in effetti, perseguendo un progetto graduale con cui vogliamo valorizzare di volta in volta una contrada del nostro paese [1], mettendo in rilievo e divulgandone gli aspetti del passato che siano oggi ancora validi e, magari, fattori di arricchimento culturale e civile anzitutto della contrada, come pure dell’intera comunità paesana.
So che è molto difficile far provare ad un estraneo un qualche interesse verso certi luoghi fuori circuito, e, ancora di più far credere alla particolare suggestione che promana da essi, anche se gli abitanti del posto pensano che siano stati importanti, mettiamo, anche per la storia dell’intero Paese. Perciò, io ho pensato, meglio, mi sono sentito costretto a ricorrere ad uno stratagemma per dare una buona scossa agli indifferenti, anche a costo di passare per immodesto: riportare proprio all’inizio uno scritto che potrebbe essere ritenuto di taglio incongruo perché para-letterario. Si tratta, in breve, di un sogno ad occhi aperti [2] da me fatto nel visitare il sito archeologico di Aequum Tuticum, il quale si trova vicino ma, per la verità, al di fuori del confine amministrativo della nostra contrada Malvizza; anche se, è ovvio sottolinearlo, Aequum Tuticum era un tempo un punto di irraggiamento politico – culturale non soltanto per la nostra contrada ma anche per un vastissimo territorio, essendo probabilmente stata quella città una delle diverse capitali federali del Sannio antico.[3]
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AMORE ROMANTICO AL TRAPPETO
Mario Sorrentino
[Ed. 21/06/2008] Redatta la scheda informativa precedente per motivi di copyright, mi piace presentare un altro brano del romanzo di Louis A. De Furia, con la speranza di fare cosa gradita agli amici di Irpino.it . Vi si narra di un colpo di fulmine scoppiato giù al Trappeto, verso la metà del XIX sec. tra il mio bisnonno da parte materna Placido De Furia, originario di Ariano, e una bella ragazza del Trappeto, Anna Di Florio, figlia di Antonio, destinata a diventare poco dopo mia bisnonna.
L’ambiente umano del racconto non riguarda la classe dei contadini, che costituiva la stragrande maggioranza degli abitanti del Trappeto, ma quella dei piccoli commercianti e degli artigiani (i masti), spesso imparentata con la precedente, anche se, detto senza nascondere ipocritamente la verità, da quella classe bistrattata gli altri prendevano le distanze. Nel brano questa verità viene un po’ nascosta dalla ricostruzione fatta in ambiente di emigrazione, in cui si è sempre stati portati, per ragioni ben note, a vantare origini non umili, spesso edulcorandole alquanto. Quanti emigrati di seconda e terza generazione, in America o in altri paesi, ammettono tranquillamente che i propri ascendenti scapparono dai paesi di origine perché morivano di fame?
Agli amici del Forum che rivendicano con orgoglio l’origine trappetara, dico che anch’io ho un legame con quel nostro sventurato quartiere, oltre che per motivi di attrazione estetica e di interesse per la nostra cultura tradizionale più autentica, anche per un legame di ascendenza familiare che ho scoperto di avere soltanto leggendo il romanzo del cugino Louis De Furia.
Informo inoltre che i brani tradotti in precedenza sono reperibili con ricerca libera in “Cultura e Tradizioni” del precedente sito di “Irpino.it”, curato da Alfonso Caccese.“Una fredda mattina ventosa, sotto un cielo coperto, Minguccio Tedesco e il suo apprendista scendevano per Via Monte con destinazione il Trappeto. C’è da scommettere che avrebbero preferito entrambi restarsene a casa al caldo. Camminavano in silenzio, tenendosi strettamente avvolti i vestiti addosso, per ripararsi dal vento che s’infilava ululando tra i palazzi ornati di stucco. Camminavano in fretta rasente ai muri, cercando di trovare un po’ di protezione dal vento pungente. Le folate divennero più insopportabili e Minguccio si ravvolse meglio che poté nel largo mantello di lana, tirandoselo davanti alla faccia…
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Presentato il libro di Arturo De Cillis “My name is Pumpilio”
[Ed. 18/08/2008] Montecalvo Irpino AV – Nella cappella della casa natale di San pompilio M. Pirrotti, organizzato dalla redazione della rivista “Disputationes Pompiliane” alla presenza di un folto pubblico è stata presentata l’opera del Dott.Arturo De Cillis dal titolo “My name is Pumpilio” una raccolta di circa 1500 schede monografiche di cittadini montecalvesi emigrati negli Stati Uniti tra il 1892 e il 1924.
L’introduzione è stata affidata al Prof. Alberto De Lillo che ha letto un saggio breve scritto dal nostro concittadi Mario Corcetto, su uno spaccato della vita di emigranti montecalvesi in Svizzera. Di seguito il parroco Don Teodoro Rapuano ringrazia il Dott.Arturo De Cillis per la sua presenza e per la sensibilità dimostrata nel donare le intere copie del libro alla comunità parrocchiale che le ha messe in vendita per ricavarne utile per il completamento del “MUSEO DELLA RELIGIOSITA’ MONTECALVESE E DELLA MEMORIA POMPILIANA”. Interessante l’intervento di Padre Martino Gaudioso che si è soffermato sull’importanza della conoscenza del passato e soprattutto sulla conoscenza delle proprie origini. Atteso e applaudito l’intervento dell’autore che spiega come e perchè ha realizzato l’opera, essendosi di persona recato negli Stati Uniti e precesiamente ad Ellis Island, punto di arrivo e raccolta per tutti coloro che volessero entrare nel nuovo mondo, a raccogliere le schede riguardanti i nostri concittadini. Al termine della manifestazione la proiezione di un filmato dell’Istituto Luce sul terremoto del 1930 che distrusse buona parte del paese e l’incontro con il Dott. Arturo De Cillis impeganto ad autografare numerossime copie del libro acquistate dai presenti alla manifestazione. [Nativo]Redazione
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Montecalvo Irpino 1943 – 45: Ricordi di un ragazzo di allora.
Mario Sorrentino
[00/00/0000] Su ogni cima delle colline che circondano la valle c’è un paese, meno che sull’altura dominante verso nord, che è una montagna vera e propria di circa mille metri. Era dall’infanzia che desideravo andare lassù per scoprire i monti e i paesaggi che essa nasconde a chi guardi l’orizzonte dal mio paese, che è posto a un’altezza più modesta. Quando finalmente scalai il monte, se questo è il verbo più adatto, visto che ero arrivato comodamente seduto in macchina a un quarto d’ora di cammino dalla cima, non fu la visione dei lontani, azzurrini monti dell’Abruzzo a colpirmi di più, diafani e indistinti nella foschia, ma quella del mio paese, che mi appariva non più aggrappato al suo cocuzzolo come un presepe, ma schiacciato su un piano a circa trecento metri più in basso. Nell’aria tersa riconobbi tutte le sue strade e le case, le macchie degli orti e le piazze. Avevo ripensato lassù alla mia infanzia, mentre percorrevo con lo sguardo quella mappa inaspettata; perciò vedendo lampeggiare nella mente un volto che mi era stato caro, mi venne l’idea di cercare tra le tante altre case ormai a me indifferenti una in particolare. Dopo parecchi errori d’orientamento riuscii a rintracciarla ai piedi della pineta. Lì aveva abitato la mia maestra delle elementari. La vista di quella abitazione, una delle tante case veramente piccole che sarebbero dovute servire da rifugio provvisorio per i senzatetto di vari terremoti, ma che sempre sono rimaste occupate tra un sisma e l’altro sino ad oggi, e il nome che subito vi appiccicai mi fecero tornare in mente un episodio che credevo fosse svanito per sempre. Dovevo subito trovare un angolo tranquillo, fregarmene di impegni e appuntamenti e forse avrei potuto recuperare con qualche ordine la storia della maestra e di altre persone che insieme a lei aspettavano di rivivere nel mio ricordo. Scesi in fretta al paese che sorge a mezza costa di quella stessa montagna, e lì, seduto al tavolino di un bar, cominciai a buttar giù in gran furia, con una biro che a un certo punto smise di scrivere, quanti più nomi, date e circostanze potevo, a mano a mano che riemergevano dal buio della dimenticanza.
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Ricette del borgo antico di Montecalvo Irpino
Questo opuscolo ha lo scopo di tramandare le ricette di piatti antichi, al fine di tenere viva la tradizione di Montecalvo Irpino in Provincia di Avellino, paese adagiato sulle colline dell’Irpinia che si affaccia sulla Valle del fiume Miscano.La pubblicazione, oltre a dare precise indicazioni circa il quantitativo degli ingredienti e le modalità di cottura di ogni piatto, dà preziosi suggerimenti sulla qualità degli stessi ingredienti attraverso l’esperienza di Guido Altieri acquisita negli anni mediante un proprio particolarissimo modo di ricercare il meglio tra i tantissimi prodotti di cucina presenti sul mercato. La sua conoscenza storica rappresenta un momento altamente qualificante per il recupero documentario del patrimonio culturale montecalvese. Da queste considerazioni è nata l’idea del presente opuscolo dalla piacevole lettura, suddiviso in capitoli di facile consultazione. Ci proponiamo di dare testimonianza dei nostro passato in quanto responsabili continuatori, ma anche qualificati e coscienti protagonisti della nostra storia.
Liliana Monaco
[Bibliografia di riferimento]
[G. Altieri Ricette del borgo antico di Montecalvo Irpino, Pro Loco Montecalvo Irpino APS, 2023] -
Streghe, cavalieri e fanti, sacri serpenti, monaci, pellegrini e santi.
Abstract
G.B.M. Cavalletti/R. Patrevita
Tra il 108 e il 114 d. C., per volontà dell’imperatore Traiano, nasce una delle strade che per la sua straordinaria funzione di collegamento tra la Campania e la Puglia e, quindi, tra l’Italia e i principali porti d’imbarco verso l’Oriente, segnò, come poche altre, entrambi i millenni dell’era cristiana.
Partendo da questo oggettivo dato storico il volume evidenzia la rilevanza degli insediamenti dislocati lungo la direttrice della via Traiana con particolare riferimento alla centralità di Benevento, punto di partenza e di arrivo della stessa via consolare.
Fu questa la circostanza che offrì al capoluogo sannita l’opportunità di riappropriarsi, nel Medioevo, del ruolo di capitale che aveva dovuto lasciare dopo la conquista romana.
Erede e custode, dopo la capitolazione di Pavia, del patrimonio politico e culturale dei Longobardi d’Italia, ed unico baluardo alle vittoriose campagne belliche di Carlo Magno, la città di Benevento accentrò in sé la forza del nordico popolo mutuandola, in una sorta di sincretismo magico religioso, con l’eredità sannita e romana.
Di qui la nascita ed il propagarsi della magica tregenda delle streghe, che intorno al terrificante albero della tradizione imparavano da Satana ogni sorta di maleficio.
Fu a Benevento che papa Pasquale II approvò l’ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, la cui instancabile e leggendaria attività di perlustrazione della Via Traiana, in difesa dei deboli e dei pellegrini in marcia verso la Terra Santa, segnò l’inizio di un processo di crescita morale e spirituale che, ispirata agli insegnamenti evangelici, diede un notevole contributo all’unificazione morale e politica della nuova Europa.[Cavalletti G.B.M. – Patrevita R., Streghe, cavalieri e fanti, sacri serpenti, monaci, pellegrini e santi, Bascetta Edizioni, Avellino, 2014]
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La comunità Romana di Tressanti
Presentazione
M. Sorrentino / A. Caccese
[Edito 00/06/2004] Raccogliamo e pubblichiamo questi due scritti così come essi sono stati redatti e lanciati nel vasto iperspazio del Web tramite il sito “Irpino.it”. Scritti che registrano quasi alla lettera, oltreché i primi appunti, anche i dialoghi e i discorsi tenuti prima di tutto tra noi due autori e poi tra noi con altri amici, durante i sopralluoghi nel territorio di Tressanti di Montecalvo, nell’agosto 2003. Segnatamente con Gianbosco M. Cavalletti, Franco D’Addona e Franco Cardinale. La genesi del primo scritto (“Anzano”) è presto detta. Nell’udire un giorno un certo nome, “Anzano”, uno di noi, modesto praticante di linguistica diacronica e di toponomastica, sentì nel suo orecchio uno squillo di campanello. Il proseguimento potrete trovarlo nel primo capitolo della Parte Prima. Nacque così la formulazione dell’ipotesi principale della nostra ricerca. Poi, il linguista, mentre andava a spasso per campi arati in quel di Pratola di Tressanti, inciampò (letteralmente), e così successe anche agli amici ricordati sopra che erano con lui, in una miriade di reperti sparsi tra le zolle. Il linguista, a quel punto, fu sospinto ad invadere il terreno alieno dell’archeologo e , più tardi, anche quello dell’epigrafista latino. Ha fatto bene? Lui crede di aver soltanto supplito alla palese incuria di altri specialisti, forse più fortunati di lui quanto a residenza prossima ai luoghi, ma , molto probabilmente, meno curiosi e amanti della comune terra d’origine. Noi, per un certo verso, abbiamo raccolto il testimone passatoci dai benemeriti nostri antenati, i quali, a partire da poco prima della fine del XVIII sec. (Settecento) e sino ai primi decenni del XX (Novecento), trovarono, decifrarono e denunciarono alle autorità preposte dell’epoca il dissotterramento, a Piano di Anzano e dintorni, di tanti reperti che noi, in vena di scrivere in modo ricercato, abbiamo chiamato “reperti litici impreziositi da iscrizioni”. Monumenti parlanti che sarebbero diventati subito muti se non fossero stati registrati, dopo la segnalazione dei ritrovatori, nel Corpus Iscriptionum Latinarum (C.I.L.) (v. Vol. IX, registr. con i nn. 1421, 1423, 1431,1434,1446, e altri meno importanti), raccolta edita dal grande Theodor Mommsen. I nomi dei benemeriti nostri antenati che ritrovarono le lapidi con le epigrafi latine sono: il dott. Gaetano Rèndisi (ep. N. 1421, su “Mefiti solvit”), l’arciprete Donato D’Agostino ( ep. n. 1423), Carlo Pizzillo (ep. n. 1434), Giuseppe Pizzillo ( ep. n. 1446), Nicolamaria Lanza (ep. non repertata dal Mommsen, su “Ofillia Quintilla”). (v. APPENDICE)
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Montecalvo dalle pietre alla storia
Prefazione
Alfredo Siniscalchi
Molto si è scritto su Montecalvo e ritenevo del tutto inutile riproporre ancora un libro.
Mi sono dovuto ricredere in quanto “Montecalvo – dalle pietre alla storia” non è il ripetere di cose già raccontate, ma è una ricerca insolita, ricca di curiosità, il tutto confortato da una documentazione ineccepibile.
L’impegno dimostrato dall’Autore è notevole, sia per la raccolta dei dati che per la loro interpretazione in un’ottica indubbiamente insolita.
Il libro è un’esposizione semplicissima dell’evoluzione storica di Montecalvo Irpino che, partendo dalle vestigia ancora esistenti, giunge alle cause che nel passato hanno dato vita al paese che noi oggi conosciamo.
La ricerca dell’Autore è stata difficile in quanto gli innumerevoli terremoti che si sono abbattuti sul nostro paese hanno cancellato le testimonianze che ci avevano lasciate le popolazioni succedutesi nei secoli.
Esistono ancora dei ruderi e l’Autore li richiama: le rovine del Castello e degli Ospedali dell’Annunziata e di Santa Caterina; i palazzi de Cillis e Pirrotti; le chiese di S. Gaetano e di S. Antonio. Ma Giambosco Cavalletti non si ferma ad esaminare le “pietre” del centro, esce dal borgo e nel capitolo VIII analizza i ponti romani di “S. Spirito” e di “Pezza di Cristina”; le “Bolle” della Malvizza; la chiesa di S. Vito; il Castello di Corsano con le chiese di quel feudo.
Due sono gli scopi dell’opera:
– corredare il patrimonio letterario montecalvese di un libro semplice, ma completo, che dia almeno un’idea dello sviluppo storico della nostra comunità;
– educare al rispetto del patrimonio storico-artistico, in particolare i nostri giovani, in un’epoca in cui la conservazione dei beni artistici è compromessa.
Auguro a quest’opera il miglior successo, in quanto ritengo che il fine propostosi dall’Autore sia pienamente conseguito.
[Cavalletti G.B.M. Montecalvo dalle pietre alla storia, Poligrafica Ruggiero, Avellino, 1987]