Eventi
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La fiera di Santa Caterina
[Ed. 01/12/2004] Montecalvo Irpino AV – La fiera da sempre, ha rivestito un ruolo importante nel contesto socio-economico per la nostra comunità, peccato che le tante occasioni non hanno ricevuto l’attenzione necessaria per dare alla fiera un marchio in uno o più settore, che la rendessero particolare e attrattiva.
Quest’anno penso per la prima volta dal dopoguerra, un Amministrazione Comunale, (valuto l’iniziativa non la gestione) ha messo mano a qualcosa che andava fatto già da tempo, perché la fiera è diventata in effetti, un buon mercato di città, bisogna ricercare tutte quelle iniziative che possono far crescere e conoscere i prodotti della nostra comunità, che grazie a Dio, riescono a mantenere tutte quelle caratteristiche di genuinità e di apprezzamento nel degustarle.
Bisogna riconoscere, che il progetto intrapreso, di costituire un “Ente Fiera” ci permette di fare altri passi necessari al fine di caratterizzare e innovare questa iniziativa, che possa essere occasione per tutti, di far conoscere e apprezzare, la fiera, i sapori, la storia e la religiosità, ciò deve avere il supporto e la fattiva partecipazione, dall’Amministrazione, all’Opposizione, alle Associazioni presenti sul territorio, al costituente comitato dei commercianti e della Parrocchia.
Con questo spirito, avremmo un duplice effetto, il primo è quello di compattare tutte le forze sane del paese, che possano portare un vantaggioso attaccamento alla storia e alle nostre tradizioni, l’altro è quello di evitare, come è sempre capitato che comunità senza “arte e ne parte” ci rubino le idee o meglio le tradizioni e ne fanno occasione o manifestazione per la loro comunità.
Un ultimo appello, voglio rivolgerlo ai panificatori, che in questi anni, hanno saputo mantenere alta la tradizione del processo di panificazione, perché possano contribuire alla crescita e allo sviluppo economico di questa comunità, in quanto ci sono le condizioni, le capacità e soprattutto un grande apprezzamento del prodotto nel mercato. [Nativo]Franco Aramini
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Fiera di S. Caterina – Servizio fotografico realizzato da Franco D’Addona
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La fiera di Santa Caterina in Montecalvo
[21/11/2003] Montecalvo Irpino AV – Appena sfumata, in quella che un tempo fu la Piazza Vecchia di Montecalvo, giunge oggi l’eco di una fiera le cui origini si perdono tra le trame del tempo e la nebbia novembrina che, in una sorta di velata protezione, avvolge il sito dell’antica chiesa di Santa Caterina.
Più in là, dove lo sguardo incrocia gli anfratti arenaci della Macchia di Cavalletti, spuntati dal tempo, ma ancor di più dall’indifferenza dell’uomo, i bastioni delle antiche mura, che dalla fine del Medioevo ospitarono l’ospedale alla stessa santa dedicato, a mala pena resistono alla superstite mortificata memoria.
In un non precisato anno del Milleduecento in quelle mura, che la pietà di chi aveva ritenuto legittimo l’uso della forza per liberare Gerusalemme dai musulmani infedeli trasformò in riparo per ammalati e pellegrini, si consumò uno scandaloso episodio il cui ricordo perdurò nei secoli successivi.
Il verbale di cessione, che nel 1518 sancì il passaggio della struttura ospedaliera e religiosa agli agostiniani del beato Felice da Corsano, molto scarnamente tramanda che nel Milleduecento, appunto, furono lì ospitate delle donne e perché non è onesto, afferma il documento, ospitare delle donne dove risiedono i frati, è opportuno, per l’avvenire, aver l’accortezza di separare i due sessi.
Al di là della considerazione che anche Montecalvo, forse, ebbe la sua Canterbury, la menzionata occasione ci dà la certezza della funzionalità del complesso già nel XIII secolo.
E fin dall’inizio esso fu posto sotto la protezione di Caterina d’Alessandria, la leggendaria santa torturata e martirizzata nel IV secolo, durante la persecuzione dell’imperatore Massimino Daia.
La testimonianza più antica del suo culto è coeva al tempo del martirio, ma a partire dal X secolo, e massimamente dal Millecento, esso si diffuse in gran parte d’Europa. E’ molto probabile che proprio allora sia giunto a Montecalvo, introdottovi dai superstiti della crociata indetta da re Guglielmo il Buono.
A quell’avventura avevano partecipato circa sessanta armati montecalvesi che avevano conosciuto i due ospedali, quello maschile di San Giovanni Battista e quello femminile della Maddalena fondati intorno alla chiesa di Santa Maria Latina in Gerusalemme. E furono i Crociati che insieme alla prima esperienza istituzionalizzata di assistenza agli ammalati e ai poveri, portarono in Europa, incrementandolo, il culto a Santa Caterina.L’usanza medioevale di abbinare le fiere con feste religiose, e la data del 25 novembre, festa canonica della Santa, coincidente a sua volta con la chiusura della stagione agricola, favorirono il sorgere della fiera di Santa Caterina.Per secoli i Magistri Nundinarum, letteralmente i maestri delle fiere, funzionari appositamente nominati dalle autorità locali, feudatario e civica amministrazione, ne decretarono l’apertura e la chiusura controllando e disciplinando le operazioni di scambio e di vendita. Ci riesce difficile immaginare i flussi di acquirenti e venditori, spesso a ruoli alternati, all’interno delle mura. Dalla porta carraia del Monte, da quella del Trappeto e dalla Porta della Terra si raggiungeva il sagrato della chiesa di Santa Caterina.Era qui il cuore della festa e del mercato, binomio indissolubile nel desiderio di riposo e di contatto sociale. Era nel momento della fiera che promesse e necessità trovavano un tempo, al popolo comune, per la loro soddisfazione. Ed ecco, quindi, il gaudio collettivo: i progetti, l’attesa, gli incontri, il cimentarsi nell’affare, il saper vendere ed il saper comprare e il tutto nella festa, condita di aromi e di sapori.
I monaci agostiniani dal 1518, ma già i Cavalieri di Malta, tutori e amministratori delle origini, furono gli anfitrioni della fiera organizzando il tradizionale pranzo.
Fu nel palazzo di Sigismondo Carafa, di lì a poco primo conte di Montecalvo, che il 22 giugno del 1518 gli agostiniani si impegnarono con pubblico strumento a perpetuare la già plurisecolare tradizione: perché per lo tempo passato è stato solito, nel dì de Santa Caterina, dai confratelli e dal Priore che in tale ricorrenza sono nominati maestri, organizzare un convito, ossia una festa, che così ancora si abbia ad osservare per l’avvenire, come è stato solito…Ma di lì a qualche secolo la stretta Piazza Vecchia non riuscì più a contenere l’esuberanza di un incontro che con il passare degli anni si rivestiva di un sempre più alto valore economico prolungando i giorni della sua durata.La sua fama oltrepassò i confini della Valle del Miscano. I pastori abruzzesi che annualmente percorrevano il Regio Tratturo ne amplificarono la voce. Che giunse nel Molise, in Abruzzo, in Puglia. Fu necessario trasferirla, nel tempo e nello spazio.Ne fu anticipata la data al 21 novembre per evitarne la concomitanza con l’omologa fiera che il 25 si teneva a Foggia, contemporaneamente si preferì un contesto più agevole e spazioso: il Piano.
Un nuovo ospedale ed un nuovo convento ricevettero il testimone dell’accoglienza: l’ospedale dell’Annunziata e la comunità religiosa di Sant’Antonio aprirono le loro porte. Agli Agostiniani successero i Francescani. I chiostri dei frati minori si riempirono di dialetti, di fumi e di effluvi odorosi.
La strada e la collina adiacente, là dove alla fine del XIX secolo sarebbe stata impiantata la pineta e all’inizio del secolo scorso sarebbe sorto il sacro cimitero, si popolarono di equini ed ovini, animali da cortile e suini, il cui frinire, belare, starnazzare e grugnire risaliva in fusione di grida e voci dialterchi, conditi dal fumo dei bivacchi e delle cucine, il tutto nelle gamme dei colori e dei costumi distintivi dei rom e dei ceti sociali.Calavano le notti, ma non il chiasso che, sommesso solo nelle strade, esplodeva nelle numerose cantine, generose di baccalà, sarache e vini novelli. Le deboli fiamme delle torce appena rischiaravano il buio che, benevolo, offriva complicità a prevedibili trasgressioni.
Tant’è che alla fine della fiera uno spirito espiatorio e quasi esorcizzante animava l’esposizione del Santissimo Sacramento nella pratica devozionale delle così dette Quaranta Ore. L’assalto dei tempi, densi di trasformazioni e sciagure, ha radicalmente cambiato lo spirito della fiera. Anonima, oggi, scimmiotta il settimanale mercato.Non si avverte più l’ansia dell’imminente inverno che un tempo avrebbe impedito commerci e rapporti.
Il popolare detto Santa Catarinella, acqua o nevicella, più non esprime il monito di un’attenta analisi per l’acquisto dei beni occorrenti.
Eppure un’insolita affezione resiste per un appuntamento che, nonostante tutto, conserva il suo fascino antico.
[Nativo]Giovanni Bosco Maria Cavaletti
Le foto:
1) DORSALE COLLINARE CHE CONSENTIVA IL TRANSITO DEI CARRI ATTRAVERSO LA PORTA DEL MONTE
2) PORTA DEL TRAPPETO
3)SULLO SFONDO, LA MACCHIA CAVALLETTI
4)RUDERI DELL’ANTICO OSPEDALE DI SANTA CATERINA
5)SOMMITA’ DEL CASTELLO – INGRESSO ALLA TERRA DI MONTECALVO DALLA PORTA DEL MONTE
6) IMMAGINE DELLA FIERA ODIERNA
7)SANTA CATERINA D’ ALESSANDRIA
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La fiera di S Caterina – Le foto
[Ed. 23/11/2003] Montecalvo Irpino AV – La tradizionale fiera annuale di Santa Caterina, svoltasi nelle giornate di venerdì 21 e sabato 22, ha movimentato, non poco, la piccola comunità montecalvese. Il bel tempo, che mancava da qualche anno, ha favorito lo svolgimento. Una moltitudine di gente, anche da contrade e paesi limitrofi, non è mancata all’appuntamento; ha invaso le strade principali del paese, tra centinaia di bancarelle di ogni ordine e tipo. Siamo andati alla fiera, scattando qualche foto, per testimoniare questo evento storico che si ripete da secoli.[Nativo]
Ottone Bruschino
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La fiera di S. Caterina
[Ed. 21/11/2002/] Montecalvo Irpino AV – Oggi e domani per le strade del paese ci sono i commercianti della “Fiera di Santa Caterina”. E’ una tradizione vecchia di centinaia di anni che si rinnova anche quest’anno. Alle sei del mattino inizia con il tradizionale mercato del bestiame e continuera per tutta la giornata fino a sera con la vendita di mercanzie di vario genere, dagli attrezzi agricoli, alle sementi, dall’abbigliamento, all’artigianato, dagli arredi per la casa agli oggetti hi-tech. Non si tratta di una semplice esposizione finalizzata alla vendita, come ci hanno abituato le fiere moderne ma di un momento di incontro e di festa come accadeva negli anni passati. La Fiera di Santa Caterina segna la fine dei lavori agricoli autunnali é un momento di grande festa per tutta la cittadina. Nei due giorni in cui le strade vengono invase dalle “bancarelle” sono considerati “festivi” a tutti gli effetti e “intoccabili”. [Nativo]
Corriere dell’ Irpinia
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Fiera di S. Caterina – Le foto
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La fiera di Montecalvo in onore di Santa Caterina
[Ed. 23/11/2003] La fiera di Montecalvo in onore di S.Caterina Dovrebbe trattarsi di Santa Caterina d’Alessandria, la cui festa cade il 25 novembre, e non della Santa di Siena, che viene festeggiata il 29 aprile. Inoltre, ricordo che nella chiesa di S. Bartolomeo ( a Montecalvo) c’era, quand’ero piccolo, una statua lignea della Santa che si appoggiava a una ruota dentata, proprio lo strumento di tortura di Santa Caterina d’Alessandria. Del resto, era proprio per questa ruota – anche se con uno stravolgimento tragico e un po’ farsesco – che i mercanti si aggiungevano alla lunga teoria di categorie sociali e di mestiere devote alla Santa. Speravano, i mercanti, che la Santa proteggesse le ruote dei loro carri, mentre si spostavano da una fiera all’altra, dimenticandosi che quella ruota dentata di ferro serviva a tutt’altro scopo. Forse dobbiamo scusarli perché nel Medioevo, quando maggiormente fiorì la devozione a Santa Caterina, era difficile arrivare con le ruote e le ossa intatte, viaggiando lungo le vie scassate che c’erano allora.
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La fiera di Santa Caterina di Montecalvo
[Ed. 00/11/2002] Montecalvo Irpino AV – La fiera di S. Caterina è un esteso mercato, che il 21 e 22 Novembre di ogni anno si svolge nel paese di Montecalvo Irpino. Essa occupa molte strade del paese con le sue bancarelle che vendono di tutto: dalle stoffe, agli abbigliamenti, ai mobili, ai trattori. Migliaia le novità che incantano le numerose persone che si attorniano. Oggi la fiera ha un aspetto modernissimo, molto commerciale; però un tempo custodiva assai intrighi e curiosità.
La fiera ha avuto inizio nella notte dei tempi quando saltimbanchi, musicanti, commercianti, si preparavano ardentemente per recarsi dopo ore di estenuante viaggio in paese con le loro merci e fantasie . Questi arrivavano già il giorno prima e passavano l’ intera notte in cantine e taverne riuniti intorno un rovente fuoco con addosso il profumo di vino; si tenevano caldi bevendo e cantando le più belle ballate dell’ epoca.Provavano un immenso entusiasmo per dover darsi da fare l’indomani con i clienti; il motto era: sappici fare che la fortuna non ti ha a mancare! All’alba poi, al cantar del gallo, tutti si svegliavano pieni di gioia perché era finalmente arrivata la giornata più allegra, più aspettata, che era come una gran festa che nessuno ignorava. Nella giornata si dava spazio anche alla follia (quella innocua) : tante erano le grida , i richiami dei venditori ed altrettanti i rumori dei pedoni.