Cultura e tradizione,  Restauri

Fede, Speranza e …

Antonio Stiscia

[Ed. 00/11/2006] Parlare di San Pompilio è sempre un rischio,con i Santi si scherza poco ed è giusto mantenere un rapporto di mera devozione. Degli oggetti sacri però,credo si possa parlare ancora,senza il timore di offenderne la”sacralità”,specie quando se ne discute sotto l’aspetto artistico e storico.

Prendo spunto da Disputationes Pompilianae n°0 ,per fare una disputationcella sull’art. a firma del dott.Muollo avente per titolo”L’altare di Casa Pirrotti e il dipinto della Madonna con Bambino e Santi”. L’articolo rigorosamente scientifico,inizia un percorso di chiarimento e di verità,su tante fantasie e su tante congetture riguardo ad opere d’arte,spesso investite di significati e di ricorrenzialità che non hanno alcuna base scientifica e che rischiano di profanare la sacralità delle opere medesime.

Altare domestico di Casa Pirrotti dopo il restauro – sec. XVIII

Ma andiamo per ordine: Bene ha fatto il dott.Muollo ad evidenziare che non vi è connotazione tra la Madonna dell’Abbondanza di cui parla il Padre Osvaldo Tosti e l’antico quadro di Nostra Signora dell’Abbondanza,trovato dal santo in soffitta (Quadro di piccole dimensioni,forse ancora conservato da qualche parte a Montecalvo…) e il quadro di cui si parla nel saggio scientifico. Ma da dove proviene il quadro, e se non è la Madonna dell’Abbondanza, cosa rappresenta? Il dato scientifico che il dott.Muollo ha tenuto a conferma della sua tesi si fonda sul periodo di dipintura della tavola,di chiara impronta cinquecentesca e quindi non coeva con la costruzione della Cappella dell’Abbondanza e conseguente culto, che va ad annoverarsi a far tempo dal 1621(data di fondazione) in poi.

Madonna con Bambino e Santi, dipinto su tavola – sec. XVI, seconda metà

In quell’articolo, il Muollo, correttamente, evidenzia di non conoscere la provenienza del quadro e la sua collocazione originaria, trattandosi di Pala d’altare. Va fatto un distinguo tra l’altare ligneo,sicuramente di casa Pirrotti e similare agli altari di famiglia che si componevano in appositi armadi (altari domestici), di chiaro impatto settecentesco e presenti in quasi tutte le famiglie importanti di Montecalvo,dalla pala di altare che proviene,certamente, da una Chiesa. Per anni si è dato al dipinto una intitolazione,forse errata, sulla scorta dei dati ricavati: Dall’ Inventario della Chiesa e Confraternita sotto il titolo di S.Sebastiano della terra di Montecalvo 1709. (Dopo il tremendo Terremoto del 14 Marzo 1702).

…La Chiesa suddetta di San Sebastiano è posta …nel luogo detto Lo monte…

 Nel muro laterale dalla parte del corno dell’epistola,à capo di esso vicino l’altare maggiore,vedesi un altro Cappellone sfondato,con cancelli avanti,dentro del quale stà eretto un altare sotto il titolo di S.Maria dell’Abbondanza,nel quale si celebra la festa à 8 Settembre.

Lo stipite è di fabbrica,con spicoli e menza di pietra,sopra la quale stà situato uno gradino di pietra di uso da candelieri, nel muro stà collogato una icona di legno dipinta e indorata,e con lavori di stucco intorno,dentro di detta icona stà situato un quadro sopra tela,nel quale vedonsi dipinte le Immagini di S.M. dell’Abbondanza,San Domenico e San Francesco d’Assisi.

Per il mantenimento di questo altare e tenuta la famiglia Iannigro,essendovi stato conceduto dall’ecc.mo signore Cardinale Orsini Arcivescovo,nella S.Visita sotto il dì 13 Ottobre 1693…

Oppure dal famoso manoscritto di Padre Samuele Isabella, di circa 70 anni dopo.

L’agiografia,legata alla vita di San Pompilio,con la necessità di reliquiare gli oggetti venuti in Suo contatto ,ha fatto sì, che il quadro di questo inventario diventasse il quadro devozionale , ammirato per anni nel Sacrario di Casa Pirrotti,come il quadro Della Mamma Bella trovato in soffitta dal Santo Giovinetto, e che ritroviamo ancora posizionato nella Cappella di famiglia,come si evince dal Diario del Santo nell’ultima venuta a Montecalvo-1765.
Facciamo qualche considerazione integrativa all’articolo del Muollo.
– Il quadro di cui si parla nell’inventario,fu posizionato successivamente al 1652 allorché la Chiesa di San Sebastiano(oggi Chiesa del Carmine) venne ampliata dalla Confraternita di Santa Caterina

–  Si parla di quadro sopra tela e non di tavola ,realizzato sullo scorcio del 600,allorché era già operante il Convento di Sant’Antonio.

– rappresentava S. Francesco d’Assisi e san Domenico(i cui rispettivi ordini si reputano fratelli,tanto da compiere liturgie comuni)

–  sulla madonna,nulla questio

– apparteneva alla famiglia Iannigro,il cui altare era stato concesso dal Cardinal Orsini il 13 ottobre 1693,dopo il terremoto del 1688.
Il fatto stesso che il quadro sia stato oggetto di così precisa descrizione e che il tutto sia stato ricompreso in pubblici registri ,(ben conoscendo la precisione del Cardinale Orsini, la vicinanza temporale e la perfetta individuazione iconografica dei soggetti religiosi),fa pensare che il quadro non è quello che oggi ammiriamo nella Collegiata di Santa Maria,bensì un’altra opera del tardo 600.

Ma se non è la Madonna dell’Abbondanza,che cosa rappresenta il quadro ” Madonna con bambino e santi” di cui si recita nel n° O di Disputationes?

Col solo intento di portare un contributo di idee allo studio ,senza smentire e/o preconizzare alcuno,vado a leggere la tavola,che è veramente una miniera di informazioni per quel che riguarda i dati iconografici.

Madonna della Consolazione ? Sec XVI Collegiata S.M.Assunta

La vergine incoronata da 2 angeli, con l’avambraccio sinistro e con la mano destra come per evitarne la caduta,sorregge e trattiene il piccolo Gesù,in piedi sulle sue ginocchia .Il bambino, che tiene fermo, il pomo(il mondo) nella manina destra,denota un’aria allegra e giocosa, e una certa irrequietezza . La vergine appare pensierosa quasi rassegnata al futuro del figlio,a sua volta rassicurato dalla benevole presenza della madre amorevole.

Il santo a sinistra,non è pensabile sia San Francesco di Assisi,perché non iconograficamente nei canoni della pittura,sebbene ci siano delle varianti interessanti nella pittura del 500,specie dopo il Concilio di Trento e la Controriforma.

Potrebbe essere San Francesco di Paola,come spiegato dal dott. Muollo,ma non se ne comprenderebbe il nesso con la comunità montecalvese.(non si ha notizia della presenza dei Minimi a Montecalvo e poi il bastone è diritto e non presenta il manico ricurvo).

Concordo pienamente con l’identificazione di San Domenico,di cui ricorrono gli emblemi tipici,sebben raro appaia il tabernacolo( cfr Santissimo Corpo di Cristo-Collegiata),che nell’occasione sembra stia per donare all’altro santo.

Santa Maria Mater Abbundantiae

La tavola ,cinquecentesca,per la stessa natura della struttura(lignea),per le tecniche pittoriche e l’impianto,come ben evidenziato nella relazione scientifica , rappresenta,a parer mio” La Madonna della Consolazione,incoronata da 2 Angeli festanti,che sovrasta tra le nuvole Il Beato Felice da Corsano e San Domenico”.

L’opera commissionata ad un pittore di buon livello,che l’ha dipinta nella sua bottega,ha cercato di rappresentare i luoghi dove sarebbe arrivato il quadro,ed ecco la presenza di un Monte spoglio(Calvo) con ai piedi un paese di impianto medioevale,con un Ponte (Santo Spirito) che collega le sponde di un Fiume (Mescano),o che collega i due Santi,entrambi legati all’ordine di Sant’Agostino.

Il beato Felice*,eremita di Sant’Agostino,viene rappresentato col bastone(diritto e senza curva proprio degli agostiniani) e la barba fluente,propria degli eremiti, santo uomo(in vita ) e fondatore della Congregazione dei Delicetani (1487-1662),con la creazione di svariati Conventi,tra cui quello di Montecalvo-Santa Caterina(1518-1810) e quello di Corsano-S.Giovanni(1507-1652),avendo la Casa Madre in Deliceto(FG) (1487-1652),dove il nostro visse e sicuramente morì,da eremita,in una grotta e col solo conforto di Dio e di un Corvo che gli portava una pagnotta di pane al giorno.

Sul saio,il colore e la forma del copricapo,basti pensare alle tante bolle papali ,che dal XV secolo hanno cercato di disciplinare i circa 40 ordini Agostiniani,e di poi i rapporti con i Francescani e Domenicani,per la confondibilità dell’abito talare.

( cfr. I Cinturati,4° grado degli Agostiniani,chiamati Beati e che avevano una cintura di pelle nera all’abito che col tempo servì d’appoggio all’efficace e potente arma del Rosario-Patrona di questo 4° ordine era la MADONNA DELLA CONSOLAZIONE ).

*Padre Felice da Corsano,un agostiniano riformatore,che diede vita ad un modo nuovo di concepire la vita comune con un assetto partecipativo ed oligarchico ,in tempi difficili,con la riforma di Lutero(agostiniano)alle porte. Con un proprio specifico abito,forse proprio quello della tavola,un singolare intreccio di fede e una felice sintesi di apostolato e carità,studio e socialità,una presenza vitale nel consesso civile,pronta a confortare i bisognosi e a consolare gli afflitti.

San Domenico,il cui padre si chiamava Felice,scelse per se e per i suoi,i dettami dell’ordine Agostiniano,per la natura canonicale e per quella certa autonomia intellettuale,che consentirà,in seguito, la nascita dell’Ordine dei Predicatori,un apostolato specializzato nel diffondere il Vangelo,predicandone le virtù e le salvezze.

Altre Ipotesi sulle rappresentazioni iconografiche e provenienza originaria del quadro

–  La pala d’altare potrebbe provenire dal soppresso(1652) Monastero Agostiniano-Delicetano di San Giovanni di Corsano.

–  Va anche detto, che sul finire del ‘500 in Casalbore, venne edificato,per munificenza del marchese Marcello Caracciolo ,un Convento dedicato a S. Maria della Misericordia, affidato ai Padri Riformati di San Domenico,e a ben guardare il paesaggio tra i monti,sembra di vedere la Casalbore di un tempo e per molti versi quella di oggi.

Il quadro potrebbe rappresentare la Madonna della Misericordia,a cui era dedicato il predetto Convento,con San Domenico e San Francesco Caracciolo.*

(* San Francesco Caracciolo al secolo Ascanio,nato a Villa Santa Maria(Chieti) nel 1563 e morto in Agnone (CB) il 1608,cofondatore dell’ordine dei chierici regolari minori(Caracciolini) dediti alla vita attiva e contemplativa,divenuto Generale dell’ordine nel 1591(data di dipintura della tavola ?)a seguito delle Costituzioni approvate nel 1588 da Sisto V,e che prevedevano l’adorazione giornaliera del Santissimo Corpo di Cristo(cfr. rappresentazione del tabernacolo nella pala,sormontato dalle ali della colomba eucaristica,non più sopesa nel ciborio,ma identificata in una struttura certa da fissare sull’altare,come previsto da Concilio di Trento).

–  Nella vicina cittadina di Montemale(od.S. Arcangelo Trimonte) si ricorda l’esistenza di una Cappella dedicata a S. Maria della Consolazione(festa il 2 Agosto),ricompresa nel Monastero Agostiniano di San Sebastiano, dal 1657 Convento Francescano.

–  L’accostamento del dipinto alla Madonna dell’Arco potrebbe avere un certo fondamento, visto che un altare a Lei dedicato era presente nella Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo e di appartenenza della famiglia Riccio,come del resto si ha memoria archivistica di un altare dell’Abbondanza sito nella stessa Chiesa e di proprietà delle famiglie Iannigro-Acquanetti.

Le ipotesi fin qui formulate, vanno scientificamente comprovate e possono servire a stimolare e a spronare la ricerca documentale,nella certezza che nulla è veramente perduto e che le tracce delle vicende umane e spirituali non si perdono mai e aspettano solo di essere riscoperte.

Ma veniamo ad una questione ancor più delicata,per il fatto che le risultanze scientifiche scaturenti dal restauro della così detta Mamma Bella dell’Abbondanza(Disputationes n°1 e 2), ne portano la realizzazione alla fine del 500-inizio 600 e le evidenti connessioni con la tavola testè descritta (cfr il bambino con il pomo nella manina) come per altre considerazioni,portano a pensare che la statua di Mamma Bella dell’Abbondanza potrebbe rappresentare la Madonna Della Consolazione,opera del tardo 500,commissionata dai Padri Agostiniani di Montecalvo,di cui si recita in molti inventari e registri di sante visite,finita nel sottoscala di casa Pirrotti( Casa Veraldi) dopo il terremoto del 1930 e proveniente quasi sicuramente dalla Chiesa Collegiata del Santissimo Corpo di Cristo(ivi trasferita nel 1810 con la chiusura del Convento e l’incameramento dei beni della Chiesa di Santa Caterina da parte dello Stato),demolita per far posto all’odierna Piazza san Pompilio.(Inventario del 1893-Beni del Santissimo –Statua della Madonna della Consolazione,della sua corona d’argento e del suo Oro…)

Perché la statua è,a parer mio la sacra Immagine della Madonna della Consolazione
(delle Grazie) e non dell’Abbondanza:

–  La statua è della fine del 500,quindi prima della fondazione della Chiesa in località Tignano(C/da Abbondanza)1621,sebbene il dott. Muollo,ne prolunghi la realizzazione ai primi del 600,per una sorta di caritas dei e per non spazzar via del tutto una grossolana e pericolosa ventata di fideismo ideologico che vedeva la statua ritrovata in modo miracoloso dopo secoli di oblìo,con congetture filologiche e semantiche di dubbio gusto e con miracolistiche considerazioni storiche,prima che la Santissima madre,non compisse il vero miracolo di riportare il buon senso nei cuori dei fedeli facendo comparire, la stampa del 700,riproducente la vera immagine della Madonna dell’Abbondanza.

Ma andiamo per ordine:

–  Se fosse stata la Statua originale,appartenente alla famiglia Pirrotti sarebbe stata custodita come le altre nel Sacrario Pompiliano, il ritrovamento con il San Lorenzo(custodito fino al 1942 nel coro della ricostruita Chiesa del Carmine)* ne attesta la sola provenienza dal tempio del Santissimo, confermando una secondaria corrispondenza col santo,( le statue,provengono dalle 2 chiese viciniori (Santissimoe S.Caterina)anch’esse profanate dal terremoto e pertanto inservibili al culto,ciò non di meno da distruggere,bensì da conservare “definitivamente”.

Il fatto poi che le statue fossero “conservate” nel sottoscala della Casa Veraldi(edificata dopo la canonizzazione di S.Pompilio-anni 40),ne testimonia una sacralità secondaria,in riferimento a San Pompilio,anche perché irrimediabilmente danneggiate.

*Va ricordato per amore della verità e per riconoscenza,che grazie al solerte intervento dell’arciprete Don Fedele Stiscia,a seguito del terremoto del 23/7/1930,furono recuperate quasi tutte le opere d’arte(Statue e quadri e arredi) delle Chiese di sua Giurisdizione,custodite per anni in un vano terranno del Palazzo Stiscia,dove si svolgevano anche le funzioni religiose,per la inagibilità di tutte le chiese. Successivamente alla ricostruzione della Chiesa del Carmine(1937) e fino al 1942,anno della morte dell’arciprete-vicario foraneo, le statue(tra cui quelle di cui si recita in questo scritto)furono trasferite e custodite nel Coro di detta Chiesa,per poi essere lentamente allocate nelle nuove sedi.

Se oggi possiamo ammirare tanti capolavori lo si deve all’impegno di questo straordinario sacerdote,la cui memoria è fervida nel cuore dei montecalvesi.

Ancora,la stampa del 1795 rappresentante S.Maria Mater Abbundantia Terrae Montis Calvi, è l’unico documento iconografico ufficiale della Statua della Madonna dell’Abbondanza e delle sue fattezze e non corrisponde a quella venerata nella Chiesa Collegiata,né tanto meno somigliante.

La stampa,riproduce, quasi perfettamente, la Statua della Madonna con Bambino,questa si dell’Abbondanza,situata nel Museo Pompiliano e posizionata,anticamente, vicino al precitato altare domestico,nel suo splendore ligneo di opera del tardo 700,con in braccio il bambinello Gesù.

E’ questa,probabilmente, l’unica vera statua della Madonna dell’Abbondanza.

Quella che oggi invece noi devozionalmente invochiamo come Mamma Bella dell’Abbondanza è,forse,la Statua della Madonna della Consolazione.

Anche,il dott.Muollo,molto elegantemente e finemente,ha cercato di far comprendere che la statua non era rimasta nell’oblio per secoli e per chi sa quali vicende, e che il suo occasionale ritrovamento è naturale conseguenza di un mero atto conservativo, effettuato dopo il terremoto del 1930(molto dopo) , senza sapere che le statue provenissero dall’abbattimento colpevole del Santissimo e della Chiesa di Santa Caterina,entrambe di proprietà comunale.

Ancora,dalle testimonianze archivistiche e letterarie si evince che ogni Chiesa della Congregazione dei Delicetani (quindi anche Montecalvo e Corsano) aveva una statua della Madonna della Consolazione.

Ancora, la stessa raffigurazione della vergine col seno destro scoperto,sembra voler confortare-consolare il mondo,come la madre consola il bambino,che appare sazio e confortato dell’amore della madre e compiaciuto della disponibilità della madre stessa a confortare gli uomini.

Certo non può rappresentare l’abbondanza,sarebbe quasi blasfemo pensarlo e non in linea con i canoni ufficiali ,che rappresentano la madre celeste dell’abbondanza con i frutti della terra e con il suo frutto più prezioso :Gesù.

Potrebbe essere la madonna delle Grazie,dispensatrice di grazie col latte del figlio,ma questo è in perfetta linea con l’iconografia dei padri delicetani(cfr Convento di Baselice)e in chiara evoluzione della terminologia iconica.

Parliamo del mistero del teschio all’interno dell’occhio vitreo della statua.

Chi è credente ne darà una valenza soprannaturale,ciò non toglie che tutte le disquisizioni fin qui esposte su eventuali collegamenti con San Pompilio,i morti ecc. possono non aver alcun fondamento,e che il fenomeno è conseguenza di una reazione alchemica (cfr il fenomeno del vetro alla Cappella di Pompei di Corsano,dove più persone hanno pensato di vedere l’immagine della madre celeste).

Non va trascurata la possibilità del dramma dei morti del terremoto,della tragedia che inferse gravi lutti all’Irpinia,trasfusi nella pupilla della Mater Pulcherrima Consolationis,Gratiarum et Montis Calvi Liberatrix.

Resta la fede,la vera fede e l’intramontabile amore per la Bella Mamma nostra,che ci protegge e ci sprona ad essere più seri e a non cercar il bene, ma farlo e farlo sempre.

Si potrebbe parlare ancora,ma è giusto vivere gli avvenimenti con la sacralità della Ragione,e prendo spunto dalle parole del Papa,Infallibile Faro della Cristianità,per ricordare che mai come in questo momento la fede nell’unico Dio ha bisogno della ragione,dell’intelletto,della cultura e forse della filosofia,richiamando,da vero studioso, un notissimo passo di Seneca :

“…Philosophia nos tueri debet.Haec adhortabitur ut Deo libenter pareamus,ut fortunae contumaciter;haec docebit ut Deum sequaris,feras casum.Sed non est nunc in hanc disputationem transeundum…”( Seneca 16° lettera a Lucilio)*.

* …Nella filosofia noi dobbiamo cercare la nostra difesa. Essa ci esorterà ad ubbidire a Dio e a sopportare i capricci del caso. Ma non è questo il momento di discutere…

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