I cent’anni di Antonietta Leone
Nicola Serafino
Antonietta Leone, nata il 19 dicembre 1923 a Montecalvo Irpino, da umili origini contadine, ha festeggiato ieri il suo centesimo compleanno. Amabile, schietta, grande lavoratrice, conduttrice prudente di una vita ricca di fatiche, è una delle ultime custodi di quella cultura altrimenti definita immateriale, del primo e del secondo dopoguerra del XX secolo, un bene “incorporeo che assurge propriamente a nuovo bene nel momento in cui si estrinseca in elemento materiale”. Un esempio di questo è la cultura orale, quella che viene trasmessa oralmente da bocca a orecchio senza necessariamente passare attraverso la scrittura.
Affascinati dai suoi canti, alcuni anni fa, siamo stati più volte a casa sua per registrare su nastro magnetico gli ultimi frammenti di un sapere altrimenti destinato a perdersi, prima che il trascorrere del tempo lo cancellasse irrimediabilmente. Grazie alla sua straordinaria memoria, Antonietta ha ricordato i tempi in cui la meccanizzazione agricola era agli inizi e non tutti i contadini potevano permettersela. Per questo motivo, la maggior parte dei lavori veniva eseguita manualmente con la falce, la zappa e altri attrezzi. Il canto allora rappresentava uno sfogo per rendere il lavoro meno gravoso, alleviando la fatica.
Tra i canti, notevole una serenata tra le più antiche ricordate in Irpinia, canti di lavoro, canti religiosi ed aneddoti ormai dimenticati da tutti.
Serenata montecalvese – Antonietta Leone
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