Il Sindaco: Come si sceglie
[Edito 00/02/2004] In una democrazia non del tutto compiuta, come la nostra,tutti hanno il diritto di eleggere ed essere eletti nelle cariche istituzionali,ottemperando ovviamente alle varie regole ad esse connesse. La scelta,in una piccola realtà,quale la nostra,può avere strade diverse. Di solito (fino ad oggi) la scelta del candidato sindaco è stata fatta dai partiti politici che essendo la casa degli elettori al loro interno indicavano la persona competente e degna di assumere tale incarico e là dove la candidatura espressa da un partito poteva sembrare non vincente si andava alla ricerca di aggregazioni con altri soggetti politici per dare maggior forza alla candidatura stessa,magari sottoscrivendo un’accordo di programma sulla conduzione amministrativa della cosa pubblica. Nel bene e nel male questo metodo ,dal dopoguerra ad oggi,pare abbia funzionato abbastanza bene,tant’è che i sindaci eletti,sono sempre stati persone di alto profilo personale e politico contraddistinti da indubbia moralità ed indiscusso rispetto verso l’elettorato. Oggi, sembra che le cose stiano in maniera un pò diversa. Prima ci si autocandida alla carica di primo cittadino e dopo si passa al filtro dei partiti e alla ricerca di consenso sulla propria persona, puntando maggiormente sull’immagine personale e non alla presentazione di un progetto politico. Ed è qui che il diritto democratico di tutti di scegliere o essere scelti,viene meno perchè scavalcato a priori da decisioni individuali anche se degne di massimo rispetto. Questo metodo è una dispersione della potenzialità professionali attribuibili a chi persegue il progetto di aggregare intorno all’amministrazione del paese tutti coloro che potrebbero concorrere al miglioramento di essa,anche perchè in questo modo viene by-passata la funzionalità e la capacità di dialogo tra le forze politiche e quindi degli elettori che tramite le sezioni sono deputati ad assolvere a questo ruolo. E’ evidente che in questa situazione i cittadini perdano il loro orientamento ideologico diventando prede di miserrimi ricatti o faraoiniche promesse di insperabili miglioramenti di vita strettamente legati alla sfera personale. Non si è più interrogati su come costruire o migliorare le attese di un paese piccolo come il nostro,ma si è interrogati su quello che di più sul piano individuale può essere offerto dall’uno o dall’altro concorrente della contesa elettorale. Ma il rischio maggiore è quello di non sentirsi più soggetto attivo nella scelta dei propri rappresentanti e distaccarsi completamente dalla vita democratica del paese scivolando nel disinteresse più totale verso tutte quelle conquiste che la lotta democratica ci ha dato. [Nativo]
Alfonso Caccese