La grave perdita di Benito Panarese
Uno degli ultimi custodi della tradizione musicale nostrana
[Ed. 07/11/2013]Buonalbergo (BN) – Il caro Benito ci ha lasciato, il 25 ottobre scorso, per un banale incidente; quasi uno scherzo del destino, avvenuto nei pressi della sua abitazione, gettando così nello sgomento il figlio Michelantonio, la nuora Nicoletta ed il fratello Giovanni.
Nato a Benevento ma cresciuto, con la famiglia, nella stazione di Montecalvo, dove esercitava la professione di ferroviere, ha avuto sin da ragazzo la passione per l’organetto, avendo cominciato a suonarlo in tenera età. Da piccolo, era così entusiasta dello strumento che, prima ancora di possederne uno, si allenava a muovere le dita su di una tavoletta fatta a mo’ di tastiera, sulla quale i tasti erano costituiti da “centrelle” (chiodi dalla testa ampia per scarponi). Suonava l’organetto “a orecchio”, così come tutti coloro che eseguivano musiche e canti della tradizione negli anni ’50 e ‘60 del secolo scorso, quando ancora la musica folk teneva testa all’avvento della musica pop, proposta prima dalla radiofonia ed in seguito dalla nascente televisione, in contrapposizione alla musica classica; quest’ultima sì, certamente, poco popolare, e riservata, per lo più, ad audiofili raffinati. Non lesinava partecipazioni ad eventi di ogni tipo, che fossero cerimonie o feste sull’aia, come per esempio quelle che si svolgevano a fine trebbiatura. La festa più attesa, per Benito, era il carnevale, molto più sentito allora rispetto ai tempi nostri, e durante il quale, con gli amici, diventava protagonista in diverse manifestazioni. Era il re della polka, del valzer e della tarantella: le musiche di quei tempi. Diversamente dal fratello Giovanni, Benito non fece parte del Gruppo Folk Montecalvese; tuttavia, per le sue performance, era conosciuto il tutto il circondario, specie in Buonalbergo, Sant’Arcangelo Trimonte, Casalbore.
Ci si augura che venga ricordato, oltre che per le altre sue qualità, naturalmente, per il fatto che suonava l’organetto divinamente; era il fedele custode degli ultimi scampoli di quel patrimonio immateriale di melodie che sono da tempo sulla via del tramonto, soppiantate dai nuovi trend musicali giunti, per lo più, da oltreoceano; fattori, questi, che insieme ad altri contribuiscono non poco allo sbiadirsi dell’identità territoriale di molti popoli.
La scomparsa di Benito Panarese costituisce una perdita tanto più grave in quanto è evidente che, nel dilagare dei nuovi generi musicali di oggi, nulla si fa per conservare e tramandare il patrimonio folclorico, oramai relegato a materia di ricerca per i festival di musica etnica e mal digerito dalle nuove generazioni.
Francesco Cardinale