Montecalvo Irpino e l’antichità
Angelo Siciliano
[Ed. 00/00/0000] Da molti anni sto lavorando al recupero del patrimonio di ciò che fu la civiltà contadina in Irpinia. La ricerca è incentrata sul mio paese natale, Montecalvo Irpino (AV), piccolo comune dell’Alta Irpinia nord-orientale, area geografica che è stata sempre a stretto contatto con le genti d’Abruzzo, del Molise, del Sannio e della Daunia. Il suo territorio, già frequentato e abitato nel neolitico, è attraversato dal tratturo “La Via della Lana”, che consentiva ai pastori abruzzesi la transumanza delle greggi da Pescasseroli a Candela, in provincia di Foggia. Come molti paesi del Sud, Montecalvo è situato ad un crocevia, dove tanti dominatori sono passati con le loro culture, lasciando segni indelebili che si riscontrano nella lingua, negli usi e costumi, nella storia, nelle credenze magiche e religiose, nel carattere delle persone. È un paese che, come altri nei secoli passati, ha accolto genti di altre regioni meridionali, dopo che la peste o il colera ne avevano falcidiato gli abitanti. Infatti, su invito dei regnanti, molte famiglie della Sicilia e della Puglia erano sollecitate a spostarsi, con migrazioni interne, per cogliere nuove opportunità e ridare nel contempo linfa vitale a tutte quelle contrade del regno che si erano spopolate. Sarà anche per questo che nella parlata irpina si riscontrano termini propri delle aree della Magna Grecia.Il dialetto irpino ha come sostrato l’antica lingua osca. Gli Osci od Oschi erano stati il risultato della fusione tra gli Opici e i Sanniti, dopo che questi avevano conquistato la Campania intorno al 600 a. C.. In base a notizie storiche e riscontri archeologici, seppure frammentari, si può ritenere che i Sanniti ebbero radici comuni o discendenza dai Sabini, che erano stati spinti dagli Umbri verso l’Alto Lazio. I Sabini, nell’VIII secolo a. C., erano presenti sul colle del Quirinale ed ebbero frequenti scontri con i Romani, sino alla sconfitta definitiva subita nel 290 a. C.. L’identità dei Sanniti, che erano suddivisi in quattro tribù, Carricini, Pentri, Caudini e Irpini, cui dovrebbero essere aggiunti anche i Frentani, si andò consolidando come struttura economica, politica e sociale a partire dal V secolo a. C.. Fieri e bellicosi, furono temibili avversari dei Romani per la conquista e il dominio sull’Italia peninsulare.Le ostilità con Roma, iniziate nel 343 a. C., si sarebbero chiuse solo nell’82 a. C. con lo sterminio di ottomila prigionieri sanniti, ordinato da Silla dopo la battaglia di Porta Collina.
Il Sannio, territorio dei Sanniti, diventava così colonia romana con Isernia e Benevento.
Gli Irpini divennero un’etnia autonoma nel 268 a. C., dopo la sconfitta riportata dalla lega sannitica. Furono sottomessi dai Romani nel 209 a. C. e sconfitti definitivamente nella guerra sociale dell’83 a. C., dopo l’ennesima ribellione verso Roma. Essi, come altri popoli antichi, durante una “Primavera sacra” dedicata ad Ares, dio greco della guerra (Marte per i Romani), erano andati alla conquista di un nuovo territorio in cui stabilirsi. Erano un popolo “totemico”, nel senso che avevano un’insegna votiva con un proprio simbolo, il lupo (hirpus), diverso da quello degli altri popoli. I Piceni, infatti, avevano adottato il picchio, mentre i Sabini e i Sanniti avevano scelto il toro. I Sanniti, si diceva prima, erano andati alla conquista dei territori dell’Italia centro-meridionale. E proprio su quei territori si consolidò un’isoglossa, l’area osca, cui appartiene il dialetto irpino, ben definita geograficamente, che parte dall’Abruzzo e arriva sino alla Calabria inglobando il Molise, il Sannio, l’Irpinia e la Lucania. Non solo i Romani, ma anche i dominatori successivi, i Bizantini, i Longobardi, i Normanni, gli Aragonesi, gli Angioini e i Borboni molte tracce lasciarono su quei territori.Pur con delle varianti locali, si potrebbe dire che il dialetto di queste aree è lo stesso, con forti apparentamenti con quelli delle aree vicine, vale a dire il napoletano, il salernitano, il dauno, il calabrese e anche il siciliano. Si potrebbe sostenere che buona parte dell’Italia meridionale, perché koinè, ha un dialetto identico, che in questi anni si è andato molto impoverendo nel lessico, al punto tale che gli addetti ai lavori n’avvertono il declino e ne temono la scomparsa.
La recente scoperta di frammenti, risalenti probabilmente ai tempi della età neolitica, in una zona vicinissima allla sommità della collina Montecalvese, farebbero riconsiderare gli studi fatti sino ad ora sulla ricerca delle origini della comunità locale. Per risalire alle certe origini di Montecalvo, bisogna far riferimento alla remota presenza dell’uomo nella Valle del Miscano, fiume di grande e storica importanza. Terra d’importanza strategica per il collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico, ha visto nel corso dei secoli, tutte le civiltà antiche guerreggiare per il suo possesso. Intorno al V°- VI° secolo a.C. in Italia comincia l’invasione di popolazioni indoeuropee, i Latino- Siculi sono i primi ad entrare in Italia. Essi rappresentano il gruppo storicamente più importante poiché controllano l’ingresso del Tevere, fonte di traffici commerciali con le popolazioni dell’interno come gli Umbri, gli Equi, i Marsi, gli Etruschi ma soprattutto i Sanniti, popolo di tradizione agreste trasformati in potenza militare a difesa del proprio territorio che comprende l’odierno Sannio, l’Irpinia, il Molise e il basso Lazio. Il colle di Montecalvo, è situato tra ” Benevento” e ” Foggia”. All’epoca su questa direttrice, esistevano Cluvia ed Equus Tuticus, chiamata poi S.Eleuterio situata a 12 Km circa in linea d’aerea a Nord – Est,ed erano le più vicine alla nostra zona attraversata dalla via Egnatia,della quale il Ponte di S.Spirito ne è un residuo.
Quasi completamente circondata da burroni,rappresentava una fortezza imprendibile e sicura da ogni lato ed un notevolissimo punto di osservazione,situato a 623 mt.sul livello del mare,da dove si scorgeva tutto il percorso della via Egnatia e la valle del Miscano.
Il ritrovamento dei resti di tombe, vasi e monete romane, lapidi sepolcrali, mattoni, in territorio Montecalvese, nella zona di Tre Santi, nome di epoca cristiana, indubbiamente rappresentano tracce di luoghi abitati in tempi remotissimi. Lo stretto legame tra la nostra terra ed il tempo dei romani è testimoniato dal ritrovamento,tempo fa,nella zona Cupa del Fano, di una statua di pietra bianca,acefala,dell’epoca romana. Altre vestigia, della stessa epoca,rinvenute nelle zone oggi chiamate Maurielli, Bassiello, S.Vito,S.Felice-Marinella.
I nomi Fanum e Lucus con i quali si indicano due località del paese,una ai piedi del monte,verso est;l’altra nella contrada Bosco o Luci,rafforzano l’importanza storica della nostra terra. [Nativo]