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Dalla zona rossa alla verde Irpinia
Redazione
[Edito 05/02/2011] E’ stato sottoscritto dalla Regione, dalle Province di Napoli ed Avellino e dai comuni di Ariano Irpino, Casalbore, Greci, Montaguto, Montecalvo Irpino, Svignano Irpino, Villanova del Battista e Zungoli un Protocollo d’Intesa per avviare una serie iniziative rivolte al decongestionamento abitativo della zona rossa del Vesuvio ed al potenziamento degli insediamenti residenziali nell’area dell’Ufita. Alla firma del Protocollo d’Intesa hanno preso parte l’assessore regionale all’Urbanistica ed al Governo del Territorio, l’assessore all’Urbanistica della Provincia di Napoli, l’assessore allo Sviluppo Economico della Provincia di Avellino, l’assessore alla Cultura del Comune di Boscoreale e i sindaci di Ariano Irpino, Casalbore, Greci, Montaguto, Montecalvo Irpino, Svignano Irpino, Villanova del Battista e Zungoli.
La Regione a tal proposito ha già stanziato 2 milioni e 500 mila euro. Si tratta di un primo stanziamento destinato agli incentivi che saranno utilizzati per il recupero degli edifici ubicati nei comuni irpini ed attualmente disabitati. Gli immobili saranno destinati ai cittadini provenienti dalla zona rossa. Il Protocollo d’Intesa denominato “Dalla zona rossa alla verde Irpinia” serve, infatti, ad attuare sinergie e progetti per favorire il trasferimento dei cittadini attualmente residenti nell’area ad alto rischio vulcanico del Paese in otto comuni interni della regione. L’iniziativa attua, inoltre, la proposta di Piano Territoriale regionale che prevede tra gli obiettivi quello del riequilibrio residenziale del territorio regionale.La Regione, la Provincia di Napoli, la Provincia di Avellino, la Comunità Montana Ufita, otto comuni dell’avellinese e l’Assemblea dei sindaci della zona rossa intendono attuare, quindi, un progetto pilota per la salvaguardia del territorio e dello sviluppo socio/economico dell’area vesuviana e contemporaneamente valorizzare i centri abitati delle cittadine interne dell’avellinese. Nelle prossime settimane, si studieranno iniziative per consentire ai residenti della zona rossa di trasferirsi nei comuni dell’Ufita e per programmare interventi di recupero del patrimonio edilizio pubblico esistente a Casalbore, Greci, Montaguto, Montecalvo Irpino, Svignano Irpino, Villanova del Battista, Zungoli, Ariano Irpino. Si punta, inoltre, ad individuare progetti di valorizzazione al fine di creare, anche, sinergie produttive tra l’area vesuviana e l’Ufita, a programmare interventi per il miglioramento della qualità della vita con particolare riferimento alle infrastrutture culturali, sociali e telematiche. Il primo appuntamento culturale sarà la visita di 100 ragazzi dell’Ufita alla festa del libro che sarà organizzata nel mese di maggio a Boscoreale. “Con il Protocollo d’Intesa” dichiara l’Assessore alle Politiche del Territorio “mettiamo una accanto all’altra problematiche legate agli insediamenti residenziali, questione fondamentale anche del Piano Territoriale regionale appena approvato dalla Giunta regionale. Se la zona rossa è sovraccarica di persone, e pertanto si deve alleggerire la tensione abitativa, dall’altro vi sono nelle aree interne, come la valle dell’Ufita, centri che soffrono per il progressivo spopolamento. In particolare, negli otto comuni avellinesi si è assistito, all’indomani del terremoto dell’80, alla fuga di moltissimi nuclei familiari. Vi è, inoltre, un ingente patrimonio immobiliare pubblico che deve essere recuperato. Ecco, quindi il significato di questa iniziativa”. [Nativo]
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Presentata la IX edizione di Pianeta Donna
[Edito 28/07/2010] Pianeta Donna, lunedì mattina a palazzo Caracciolo la presentazione della nona edizione della prestigiosa kermesse, organizzata dall’avvocato Franco Campana.
Una rassegna tutta al femminile per riammagliare il mondo dello sport con quello del lavoro nel segno dell’aggregazione e dell’eccellenza.
Parterre d’eccezione per la presentazione nella sala Grasso di piazza Libertà con il presidente Cosimo Sibilia, l’avvocato organizzatore della kermesse Franco Campana, il sindaco di Montecalvo Carlo Pizzillo, i consiglieri Giuseppe Stiscia e Rosa Caccese, il direttore commerciale dell’atelier Pantheon Generoso Albanese.
Il prossimo trenta e trentuno luglio le tappe irpine. In programma per venerdì trenta luglio la presentazione, nell’aula consiliare del comune di Montecalvo del cd “Rotta su Napoli”, del maestro Mimmo Di Francia, celebre autore di intramontabili successi di Peppino di Capri.Sabato a Montecalvo di scena “Fate e streghe, donne tra sacro e profano” in collaborazione con l’organizzazione di miss italia, con la consegna dei premi dell’eccellenza irpini nel mondo e in più l’attesissima sfilata delle modelle miss con indosso i capi da sposa dell’atelier Pantheon. Nell’ambito della conferenza stampa di presentazione dell’evento, che si terrà nel comune di Montecalvo Irpino fino al prossimo 31 luglio.
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Nemo Profeta in Patria
Antonio Stiscia
[Edito 25/07/2010] Sto scrivendo questo articoletto da Lido del Sole (Rodi Garganico) in quella Puglia secolare e non ancora secolarizzata,dove la fede è forte e dove gli uomini, quando valgono, vengono apprezzati e se poi hanno virtù straordinarie hanno la “Forza” di diventare Santi e di primaria importanza. Penso al nostro San Pompilio e a Padre Pio,nati in due paesi vicinissimi territorialmente e fideisticamente nella vasta diocesi Beneventana ,formatisi nella grazia e nella santità in quelle che, un tempo, erano le regioni più aride e desolate della Puglia,dove hanno trovato rifugio e sepoltura. Incontro Don Matteo Troiano parroco di Santa Maria Maggiore di Ischitella,dopo una Messa affollata all’inverosimile ,in un anfiteatro all’aperto della Chiesa dell’Assunta all’interno del villaggio turistico, in una tarda afosa serata di questa mezza estate. Come attratti da uno strano magnetismo ci mettiamo a parlare e al mio dire di essere di Montecalvo,mi interrompe con :ohhhh !San Pompilio !.
In quel quarto d’ora passato in una angusta sagrestia ricavata dietro l’altare,a cui si accede per una porticina strettissima,con un caldo infernale, il buon Don Matteo,come illuminato da una speciale grazia si apre ai ricordi di giovane seminarista in Benevento,della sua scelta di San Pompilio come guida spirituale nel percorso di formazione religiosa,dei suoi studi sulla figura del nostro Santo,del lavoro compiuto come ricercatore per l’opera monografica scritta da un professore seminarista di cui non ricordo il nome,ma dedicata a San Pompilio. E così dicendo,in un caldo sempre più soffocante,ci siamo messi a parlare del più e del meno come due vecchi amici,Lui ricordando l’anno della sua consacrazione(1966) e la destinazione a Manfredonia e io suggerendo,inutilmente,fatti e situazioni e luoghi pompiliani che l’anziano Prete ricordava benissimo,anzi e con ogni particolarità. Ci siamo salutati da vecchi amici,presentati da un amico comune,quel San Pompilio di cui ricorre il tricentenario della nascita e che a parte le iniziative meramente celebrative,rischia il colpevole oblio,forse fino al 2066,per la quasi totale assenza di iniziative culturali e civiche che ne avrebbero dovuto ricordare la figura legata al proprio straordinario tempo,evidenziandone la formazione familiare e cittadina e il percorso religioso delle origini,tappe fondamentali ,nella consapevolezza che il buon Don Matteo ,dopo 44 anni di sacerdozio,continuava a ricordare e rivivere, attualizzandoli, gli insegnamenti ricevuti dagli studi biografici su San Pompilio e la cui rilettura potrebbe portare nuova forza a coloro che credono ai valori universali della cristianità e della famiglia,in un momento così critico degli umani destini fondati sulla solidarietà. Chiudo con un po’ di rammarico. Ho letto che si farà un film sulla Beata Teresa Manganiello. La Comunità gioisce,giustamente ed entusiasticamente. Allorché su iniziativa dell’intrepido ex Assessore Nicola Serafino,progettammo il film sulla vita di San Pompilio ( or sono 2 anni fa) ,trovando il regista e lo sceneggiatore,contattando le persone giuste,cercando il coinvolgimento di personaggi di spicco dello spettacolo,predisponendo un progetto,di cui il materiale è agli atti del Comune,ebbene, tutti quelli che avrebbero dovuto dire di sì,ammutolirono. Le autorità civili e religiose nicchiarono! In una consuetudine di cose già viste e che non porteranno alcun beneficio,nel mentre il paese soffre una evidente crisi economica e di valori,con la chiusura di attività e la perdita di posti di lavoro,tra la indifferenza di tutti,si può solo dire: Nemo Profeta in Patria [Nativo]
[Crediti│Foto: teleradiopadrepio.it]
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Riapertura Ufficio Postale di Viale Pini
[Edito 02/08/2012] Montecalvo Irpino AV – Dopo circa 15 giorni di chiusura l’ufficio postale di Montecalvo Irpino ha ripreso in pieno la sua funzionalità. L’interruzione del servizio si era resa necessaria per adeguare la struttura degli uffici alle nuove esigenze dei servizi di Poste Italiane. Nel periodo di chiusura, molti sono stati i disagi subiti dalla popolazione costretti a recarsi presso gli uffici di contrada Palazzisi [Nativo]
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Peregrinatio Pompiliana
Teodoro Rapuano
[Edito 04/08/2010] Carissimi, con gioia vi presento il programma del novenario itinerante con la statua dì San Pompilio e della Terza traslazione a Montecalvo del Sacro Corpo del nostro Santo.
Dai 3 all’ 11 agosto ci prepareremo ad accogliere il Corpo di San Pompilio, celebrando l’Eucaristia in alcuni luoghi simbolo della nostra comunità, come la Chiesa Madre, l’Area Sacra della chiesa dell’Abbondanza, il cimitero, le chiesa del Carmine, di S. Antonìo, della Regina della Pace e di San Nicola in Corsano. Faremo celebrazioni nei luoghi d’ingresso del nostro paese, come Contrada Cesine e Contrada S. Andrea. Infine visiteremo due comunità extraparrocchiali come la Comunità di Tressanti e dei Cervo. Dal 13 aI 21 agosto, poi accoglieremo in mezzo a noi le insigni Reliquie di San Pompilio Maria Pirrotti. Già nel 1966 e nel 2000 l’Urna con i resti mortali del nostro santo sono state traslate in Montecalvo.Ora in occasione dei Giubileo Pompiliano ritornano a casa, nel luogo dove trecento anni fa, quel corpo ha iniziato a formarsi e dove, grazie al battesimo, è stato rigenerato a “vita nuova”. Saranno giorni di grazia e di benedizioni per la nostra Comunità. In particolare, l’accoglienza della Sacre Ossa rinnoverà il nostro impegno ad “aspirare sempre alla santità”. Vi chiedo, quindi, di fare il possibile per essere presenti a tutti gli eventi che sono in programma, considerato che, trattandosi di eventi epocali, saranno unici e irripetibili e per questo si richiede il sacrificio di tralasciare cose e appuntamenti che possono essere vissuti in altri momenti dell’anno. Con letizia, come vostro parroco, invoco su di voi tutti lo benedizione del cielo, certi dell’accompagnamento di Mamma Bella dell’Abbondanza, nostra celeste Regina. [Nativo]
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I motivi del nostro no al consuntivo 2012
[Edito 03/06/2013] Montecalvo Irpino AV – Monta la protesta dei due ex assessori, Franchina Mobilia e Giuseppe Ruccio, che da indipendenti votano contro il bilancio consuntivo per l’anno 2012, ritenendolo il peggiore degli ultimi anni.
L’ex assessore Ruccio ringrazia il presidente del consorzio di bonifica dell’Ufita per aver risposto sempre positivamente alle nostre richieste e per aver messo a disposizione un professionista capace e competente nel dottore Giuseppe Lo Conte che con grande impegno e sobrietà è riuscito a mettere fine all’aspetto burocratico che da decenni periva nei cassetti.Noi, per quanto ci riguarda non abbiamo votato le tariffe dell’Imu, ci siamo opposti al contratto con Irpinia Ambiente, avremmo voluto ritrattare ma ci è stato impedito di incontrare l’azienda dei rifiuti – evidenzia ancora Mobilia – non l’abbiamo spuntata sulla seconda convenzione con il consorzio di bonifica che prevedeva il prestito di un ingegnere a titolo gratuito che ci avrebbe consentito di risparmiare almeno una parte di quei 250.000 euro dai privati.Noi pensavamo e continuiamo a pensare che prima di guadagnare bisogna saper spendere altrimenti non ci sono soldi che bastano”. I cittadini sono stanchi, soprattutto quelli delle zone rurali che si sono visti doppiare ed in qualche caso triplicare la tassa sui rifiuti e non avendo un servizio idoneo spesso sono costretti a percorrere chilometri per smaltire i rifiuti, mentre prima avevano il servizio a domicilio e pagavano meno. Per non parlare dall’aliquota Imu sui capannoni – aggiunge – in forza della quale i proprietari hanno dovuto versare tanti soldi ricevendo in cambio strade rurali non percorribili e a volte pure chiuse”. In merito al bilancio i due ex amministratori fanno notare che per il trasporto scolastico dato in concessione ai privati si spendono centomila euro all’anno e dall’altro lato gli autobus sono fermi nel deposito con gli autisti che svolgono altre funzioni. “Notiamo una somma di 250.000 euro di spese tecniche per aver demolito l’ufficio tecnico comunale incaricando l’assessore D’Addona ad effettuare un sistema che viene da lontano e che trova resistenza a modificare per dare una vera svolta. Un comune dissestato non può e non deve permettersi questo lusso. “Nel 2012 non è stato realizzato un solo progetto, non è stato chiesto un finanziamento, sono state solo svuotate le tasche dei cittadini – afferma Mobilia – con tasse al massimo senza dare neanche il minimo dei servizi. [Nativo]
Redazione
[Crediti│Testo: corriereirpinia.it/]
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Idea per la nascita di un “Museo degli antichi mestieri”
Alfonso Caccese
[Edito 27/08/2014] Il progressivo lento ed inesorabile spopolamento dei nostri paesi e la conseguente fuga in massa verso mete più allettanti ed industrialmente avanzate, l’introduzione di nuove tecnologie e di nuovi modelli di sviluppo hanno fatto sì che l’esistenza e il tramandarsi di arte e mestieri secolari, si sia interrotto e, di fatto, sia andato perduto ed eliminato dalla memoria collettiva nell’arco di qualche decennio. Una grave perdita dal punto di vista antropologico ma anche dal punto di vista identitario della nostra storia e cultura. Il progresso non può fermarsi ma la crescita culturale e una nuova generazione può di certo tentare il recupero di quello che è stata la umile condizione di vita dei nostri padri e del nostro paese. Ad alcuni potrebbe sembrare un operazione complessa ma oggi ci sono e sono evidenti, tutte le condizioni necessarie per un progetto nuovo che ne inverta la tendenza. Partendo da queste premesse di ordine generale l’idea per la creazione di un “Museo degli antichi mestieri”, unita ad altre iniziative di promozione locale, potrebbe rappresentare una svolta ed un cambio di passo per uscire dalle secche in cui è impantano il paese.
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Padre Domenico De Marco
Armando Montefusco.
[Edito 05/10/2023] A fine Ottocento , ormai il Convento dei PP.Liguorini , era diventato una realtà molto attiva e protagonista nel contesto socio- religioso della città. Un momento particolarmente importante si ebbe comunque quando alla guida della comunità venne designato padre Domenico De Marco, un irpino di Montecalvo. Padre Domenico de Marco (Domenico Ascanio Michele) nacque a Montecalvo irpino il 23 gennaio nel 1841 da “ nobile, ricca e pia famiglia”.1 I genitori erano Giovan Battista De Marco Notaio e Maria Michela Elisabetta Capozzi. Dopo aver compiuto i primi studi nel seminario di Nusco, entrò nella congregazione dei Redentoristi dove fu ordinato sacerdote nel 1863. Insegnò nei Collegi di Troia (FG) e Torremaggiore (FG) e, alla morte di Padre Lanzetta (30 ottobre 1888), fu trasferito ad Avellino, per insegnare filosofia. Profondo conoscitore delle opere di S. Tommaso, S. Agostino e S.Alfonso , fu molto apprezzato per la sua dottrina: con lui amavano confrontarsi insigni prelati e dotti filosofi. Ad Avellino padre De Marco rimase più di vent’anni, fino alla morte avvenuta il 10 giugno 1914. Egli lasciò una impronta duratura nella comunità , dapprima come insegnante e poi, come Superiore, dal 1900 fino alla morte. Agli inizi del Novecento, la chiesa del complesso monastico era , nelle linee essenziali, ancora quella costruita da Mons. Adinolfi nel 1842. Essa era stata opportunamente ristrutturata, ma certamente non era più adeguata ad accogliere un flusso di fedeli che aumentava costantemente. Padre De Marco si fece interprete di queste esigenze e concepì l’idea di edificarne una nuova , inglobando l’antica cappella nel rispetto del primo benefattore. Il progetto venne condiviso dai superiori , che si prodigarono per reperire i fondi. Nè venne a mancare l’aiuto di amici del De Marco, quali l’arcivescovo di Amalfi Enrico de Dominicis, che contribuì in maniera piuttosto consistente.2 L’esecuzione dei lavori venne affidata all’ingegnere Domenico Mazzei3, su disegni concepiti dallo stesso padre de Marco:” La simmetria del disegno , la vaghezza della decorazione , la proprietà e il compimento di ogni cosa, e l’aura mistica e silenziosa, tutto é dovuto al P.De Marco”. I lavori vennero completati nel 1909. Il 15 settembre (XV KAL Octob.) il vescovo Giuseppe Padula consacrava solennemente la “Chiesa dedicata al Redentore, in onore della Vergine Addolorata e di S. Alfonso”. Una “foto di gruppo” con al centro il vescovo Padula e padre de Marco, circondati da altre dignità dell’ordine, studenti e frati laici, immortalò il solenne avvenimento. La chiesa , che nella condizione originaria non aveva il porticato che copre il sagrato (costruito più tardi), appariva notevolmente slanciata . La facciata , in mattoncini rossi “a vista”, era scandita da un “Rosone” all’altezza dei tetti, più giù, un finestrone con arco a sesto acuto e quindi il portone d’ingresso. L’unica navata era illuminata da ”Rosoni e Finestroni” , decorati con artistiche vetrate colorate che riproducevano soggetti religiosi. Il soffitto e le pareti laterali si “intrecciavano” in una armonica combinazione di archi a sesto acuto decorati con stucchi . Gli archi del soffitto “poggiavano” su capitelli sorretti da colonne adese alle pareti laterali . Entrando in chiesa , a destra e sinistra dell’ingresso c’erano due “eleganti” lapidi marmoree, costruite nello stesso stile, che ricordavano “momenti” della fondazione della chiesa : in particolare , quella a sinistra il contributo dell’arcivescovo de Dominicis per la realizzazione dell’opera, l’altra , con lo stemma dei Redentoristi, il giorno della consacrazione. Sull’ingresso insisteva la Cantoria dove alloggiava l’organo. In “capite navis” c’era l’altare maggiore , circoscritto da una balaustra in marmo ed illuminato da tre “Rosoni” e due “Finestroni”,che, decorati con artistiche vetrate colorate, producevano un suggestivo effetto di luci. Fra i due finestroni c’era una nicchia con la statua del “Cuore di Gesù”. A sinistra c’era l’ingresso alla sacrestia. Poco oltre la balaustra che circoscriveva l’altare maggiore, sulla sinistra, c’era un singolare pulpito in legno, che nella parte inferiore veniva utilizzato come confessionale. Lungo le pareti laterali c’erano due altari: a sinistra quello dedicato a S. Alfonso e a destra quello dell’Addolorata , che ricordava la “Cappella Adinolfi”. Presso l’altare di S. Alfonso c’erano i simulacri di S. Clemente Hofbauer (Austria 1751-1820) e S.Gerardo Maiella (1726-1755) , entrambi “Campioni” della Congregazione dei Redentoristi .Oltre all’immancabile “reliquia” di S. Alfonso, Padre de Marco dotò la chiesa delle sacre reliquie di S. Caterina e S. Valerio, a cui si aggiunsero, dopo, quelle del Beato Felice4. [Nativo]
- La famiglia De Marco è documentata a Montecalvo già nel secolo XVI. Molti personaggi di questa famiglia occuparono posti di rilievo nella vita amministrativa e religiosa della comunità (Cfr. G.B.M. CAVALLETTI e G. LO CASALE, Fonti per la Storia di Montecalvo Irpino, (2 voll), 1985, vol.I, pag.151) ↩︎
- Vedi lapide posta a sinistra dell’ingresso principale. ↩︎
- Cfr. Corriere dell’Irpinia , 11 aprile 1959 ↩︎
- Il Beato Felice da Cursiani (sic) era un monaco agostiniano vissuto nel sec. XV, che predicava un ritorno al monachesimo delle origini. Le reliquie del Beato Felice, contenute in una cassetta di legno, dopo vari “passaggi” e vicissitudini, furono trasportate da Roma ad Avellino dal padre Redentorista Giovanni Palmieri. ↩︎
[Crediti│Foto: derivesuburbane.it/]
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Gli abitanti del Trappeto
Angelo Siciliano
[Edito 03/09/2014] Il Trappeto perse la sua identità etnica, non tanto per l’emigrazione di molti suoi giovani, ma a causa del terremoto del 1962, che comportò la ricostruzione delle case delle famiglie che vi abitavano, in nuove e lontane aree edificabili indicate dall’amministrazione comunale. Così, quell’abbandono, anche se case, grotte e cantine rimasero agibili per lungo tempo, ha determinato negli anni l’inizio di crolli sparsi di edifici, che fa paventare in tempi non lunghi la sua sparizione come agglomerato urbano. Forse si salveranno i tracciati delle strade e resteranno qui e là cumuli di macerie, “li mmurrécini”, e le grotte, enormi cavità orbitali vuote invase da alberi e sterpaglie. Guardando gli altri paesi, non si capisce se a Montecalvo si sarebbero potute fare scelte diverse. Ariano Irpino, dopo i terremoti, ha sempre dato la priorità al recupero degli edifici storici e poi anche alle case della parte vecchia della città.
A Montecalvo, il centro storico è pressoché disabitato. Tanti edifici storici si preferì abbatterli in fretta e furia, e ricostruirli in modo anonimo anziché ripararli. Ritardi nei progetti, inghippi burocratici e nei finanziamenti hanno reso l’intero paese una realtà diversa dal passato, senza un’identità architettonica e urbanistica.
Il Trappeto, da est a ovest, compreso tra il Chiassetto Caccese e Via Dietro Carmine, era abitato nei secoli passati e tanti vi ebbero i natali. Lo attestano i registri antichi dell’archivio dell’anagrafe comunale. Accolse alcune famiglie di zingari, il cui cognome era Schiavone, e col tempo esse furono assimilate e i loro membri diventarono ciucai e contadini.
Dopo i crolli provocati dai terremoti veniva ricostruito, ma l’evento più drammatico fu la peste del 1656, che a Montecalvo fece oltre 2000 vittime su una popolazione di circa 3600 abitanti. Anche il Trappeto ne uscì falcidiato, ma accolse i pochi abitanti sopravvissuti del feudo di Corsano.
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Il reliquiario di San Felice martire
nella Chiesa di Santa Maria Maggiore
Francesco Cardinale
Tra i reliquiari nelle chiese di Montecalvo, quello di San Felice, prete e martire, è l’unico esposto in modo permanente al pubblico nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Anche se nel corso del tempo questi oggetti sacri non hanno perso il loro fascino, occorre ricordare come un tempo fossero molto più ricchi di significato per i devoti. Infatti, venivano portati in processioni in occasione di sciagure o eventi nefasti. Nella foto appena sotto l’elenco delle reliquie dei santi esposte nella Chiesa di Santa Maria
[Crediti│Immagine elenco santi: Fermati o passante questo luogo è santo]
[Bibliografia di riferimento]
[G.B.M. Cavalletti – T. Rapuano. Fermati o passante questo luogo è santo. Tipolitografia Borrelli, San Giorgio del Sannio, BN, 2016]