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Commedie, Sonetti e Madrigali nella Montecalvo del ‘700
Antonio Stiscia
[Ed 00/11/2007] Il 15 Agosto 1748 nella Collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo, si tenne una Accademia, vale a dire una manifestazione artistico-letteraria in onore della Vergine, nel giorno della sua Assunzione, con la recita di poesie e canti e la rappresentazione di una commediola sacra, col solo unico fine di magnificare la grandezza di Dio e della sua soavissima Madre.
Il manoscritto che raccoglie i componimenti letterari, è straordinariamente importante, non solo per il contenuto delle opere, di ottimo livello e grande raffinatezza culturale,ma soprattutto per il suo utilizzo come libretto d’opera,visto che l’Accademia è stata rappresentata più volte, alla presenza della moltitudine dei fedeli e all’interno della stessa Collegiata,per il qual motivo ben si spiega l’utilizzo della lingua volgare e addirittura del dialetto montecalvese.
Il madrigale, (di cui alla riproduzione dattiloscritta) dedicato alla Vergine Immacolata, di chiara matrice popolare, mantiene la freschezza e la immediatezza tipica delle opere dialettali e occupa un suo non casuale posto nel manoscritto, come nella rappresentazione.
La particolarità del componimento sta tutta nelle parole,alcune perdute, e nella splendida semplicità di accattivanti versi,che sono propri della tradizione musicalpopolare montecalvese che ha sempre accompagnato,evolvendosi, le vicende umane, politiche,storiche e religiose del paese.
Un popolo di artisti e di poeti ?
Ci piace pensare di si,sebbene si debba parlare più di spirito libertario, affiancato da una visione critica e speculativa dell’esistenza,in un periodo storico il ‘700,dove la presenza di indubbie genialità nelle arti e nelle scienze,trova quasi naturale espressione nella spiritualità alta e profonda di San Pompilio Maria Pirrotti.
Montecalvo fin dal tardo 500 ha avuto un teatro dove si rappresentava la commedia dell’arte e questo la dice lunga sull’atteggiamento avanguardiale del paese.La presenza di poeti, filosofi, storici, artisti in genere, legati alla ricca borghesia e nobiltà locale e agli artisti di Napoli e Roma, porterà ad una singolare evoluzione del paese che diventerà, inconsapevolmente, una isola felix della cultura meridionale e che troverà nel 700 la massima esplosione di stile e di partecipazione, anche popolare.
A significare quanto fin qui detto basti ricordare l’esistenza in Montecalvo del Sacro Collegio d’Arcadia,un movimento letterario straordinario,che favorì la presenza di uomini di cultura, attratti più dalla vita campestre che non da quella cittadina.Questa mancata fuga di cervelli,segnò il proliferare di giuristi, teologi,storici e storiografi,poeti e pensatori, attori e musicisti,in una spasmodica e continua ricerca di risposte al vivere,sotto il comprensivo e tutelante mantello di un clero forte e saggio,chiaramente illuminato se non addirittura illuminista.
La tradizione teatrale è continuata per tutto l’800 e ne sono prova tangibile i drammi a carattere sacro sulla vita di San Francesco e Sant’Antonio,scritti e recitati da Montecalvesi,senza dimenticare il sacro fuoco del Risorgimento.
Il novecento vede la fioritura del teatro leggero e la nascita,nel ventennio,di compagnie teatrali studentesche,organizzate e dirette da personale docente(Maestro Mario La Vigna…) e su testi di autori locali( Signora Angela Pisani Cavalletti).
Dopo la II guerra mondiale si riprenderà a far teatro,con compagnie instabili di giovani,nel mentre andrà perduto l’interesse per le arti.
Da circa 30 anni viviamo di ricordi,annoiati spettatori di un teatrino politico avvilente,perfido avido e scioccante, dove l’ennesima replica si connota di pantomime incomprensibili,costretti,comunque, a pagare un biglietto salato,non avendo,ahimé,nemmeno più il teatro.
Che s’allumma, si separa
Allegro ogn’uno, e faccia festa
Ca la ‘ncoppa l’Ammaculata nosta
E’ fatta mo Regina da lo figlio,
e chi la vede assettata conna crona
certo pe l’allegrezza mi scquacquiglio.
Non midite ca lo cielo stace bellone
Persinche la Zitella vede lo sole
E bui allummaccari, se non potiti tutti fa li lumi
Dicite schito rosari, a ragiuni.* Questo piccolo scritto è dedicato all’indimenticato amico Giuseppe Lo Casale, di cui oltre alla perizia storica, ci manca l’affabile sorriso e la irripetibile geniale regia di tante Commedie Teatrali.
[Nativo] -
Intesa con la Regione per lasciare la zona rossa
[26/01/2008] Montecalvo Irpino AV – Che fine devono fare le centinaia di famiglie che vivono pericolosamente alle falde del Vesuvio?
Una mano gliela offre la Valle Ufita: i sindaci di otto comuni ( Ariano, Casalbore,Greci, Montaguto, Montecalvo, Svignano, Villanova e Zungoli ) hanno presentato un progetto di accoglienza: Progetto approvato e finanziato dalla Regione Campania. L’ufficialità è arrivata ieri, 25 gennaio 2008: 290mila euro per ognuno degli otto comuni ufitani che partecipano all’iniziativa. Un totale di 2 milioni e 320mila euro che serviranno alle singole amministrazioni per acquisire recuperare o ristrutturare gli alloggi da mettere poi a disposizione delle famiglie napoletane. Degli otto comuni irpini quello capofila è Montecalvo da dove il sindaco Giancarlo Di Rubbo ha accolto con entusiasmo la notizia del sì della Regione: “E’ una nuova sfida che questa parte dell’irpinia non può perdere”.
Ci spiega proprio lui cosa significa questo progetto:
“La regione Campania ha decretato di assegnare agli otto comuni della Verde Irpinia ( Ariano, Casalbore,Greci, Montaguto, Montecalvo, Svignano, Villanova e Zungoli ) la somma di 290mila euro ciascuno per il recupero di alloggi acquisiti o da acquisire al patrimoni comunale e da mettere a disposizione dei cittadini provenienti dalle aree vesuviane a rischio vulcanico. Un risultato che premia la caparbietà dei sindaci irpini e del comune capofila Montecalvo Irpino, che ha saputo mantenere vivo l’interesse per un progetto condiviso e apprezzato dagli organismi regionali teso ad offrire una alternativa abitativa alle popolazioni residenti alle falde del Vesuvio con alloggi confacenti, infrastrutture a misura d’uomo e servizi con l’intento di fronteggiare l’impoverimento abitativo di alcuni Comuni irpini, creando anche nuove opportunità di sviluppo ( artigianale e commerciale). Al comune di Montecalvo la responsabilità di mettere in moto la macchina organizzativa utilizzando gli strumenti della moderna comunicazione e coordinando le iniziative. Prioritario impegno sarà il recupero degli alloggi e la presentazione ufficiale del progetto nei comuni Vesuviani per far comprendere i vantaggi e le offerte evidenziando la qualità della vita e la completezza dei servizi, presentando una realtà potenzialmente in evoluzione dove poter vivere e produrre. Un sito internet collegherà costantemente i comuni Vesuviani e irpini e già si stà pensando a renderlo funzionale per la promozione dei prodotti per le offerte di lavoro e per le attività culturali”. [Nativo]
[Credit│ottopagine.it]
Redazione
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PONTE APPIANO DETTO ANCHE “PONTE ROTTO”
Alfonso Caccese
[Ed. 00/00/0000] A dieci miglia romane da Benevento in direzione di Eclano, in località del Cubante nelle vicinanze dell’odierna Apice, secondo quando è segnato nella “ Tabula Peutingenaria”, la via Appia attraversava il Calore su un ponte monumentale, di cui oggi restano le insigni vestigia, per inoltrarsi nella valle dell’Ufita. Questo da testata a testata misurava circa 150 metri ed è a schiena d’asino, con sette piloni di cui tre in acqua e quattro sul terreno. Ogni arco misura 14 metri di luce e 5,5 metri di larghezza. La carreggiata è di circa 4 metri. La struttura del ponte è probabilmente di età Traianea.
La Via Appia fu la prima strada consolare romana costruita in epoca repubblicana, possiede un fascino tutto particolare. Non a caso Papinio Stazio la definisce Regina viarum.
La sua realizzazione, avvenuta in diverse fasi, consentì il collegamento fra Roma ed i più importanti centri del Samnium e dell’Apulia: Santa Maria Capua Vetere, Benevento, Eclano, Venosa, Taranto, Brindisi. Sulla Tabula è possibile seguire agevolmente il tracciato fino a Sublupatia (nei pressi di Castellana in Puglia).
L’inizio della costruzione di questa strada risale a quando il console Appio Claudio Cieco, dopo la I Sannitica, ordinò, nel 312 a.C., che si costruisse una via tra Roma a Capua. Nel 268 Fabio Massimo il temporeggiatore occupò Taranto e quindi la via Appia Antica venne prolungata, prima fino a Venosa e poi Fino a Taranto e Brindisi.. Per secoli il ponte Appiano ha subito la furia distruttrice delle acque del fiume Calore che è stata naturalmente causa, non solo di parziali mutamenti del corso del fiume, ma anche di continui rifacimenti del ponte stesso in diverse epoche.
Attorno ad uno dei piloni sporgeva, come si apprende da un sopralluogo pubblicato nel 1911 dal Dott. S. Aurigemma, un grosso lastrone di pietra viva collocato orizzontalmente, nella cui faccia superiore apparivano in bei caratteri epigrafici le ultime lettere di varie linee di una iscrizione latina.C- L- PRAEFECTO MER A RESCVSA-ET L.CORINTHVS MER ENE-MERITO L. FESTO-L.
Il titolo, incompleto, è stato conservato per la sola metà destra e gli elementi che esso fornisce non sono tali da potersi pronunciare sul suo carattere e sulla sua destinazione. Si pensa che l’epigrafe provenga dal territorio Beneventano, dove l’esistenza dei mercuriali è accertata da varie iscrizioni (cfr.C.I.L.IX, 1707, 1710). Per la distruzione di Aeclanum, ordinata da Silla dopo la guerra sociale, le popolazioni locali dovettero subire gli espropri e il passaggio della terra ai “coloni”. Lenta fu la ripresa dopo la distruzione, ma nel primo secolo d.C. già si rifacevano case e strade. Quando passarono gruppi di Goti, gli eserciti bizantini di Belisario e di Narsete si rinnovarono le devastazioni e distruzioni. [Nativo]
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I Giacobini Montecalvesi
e La Repubblica Napoletana del 1799
Antonio Stiscia
[Edito 00/10/2005] Francesco Scandone, nella sua monumentale opera “Cronache del Giacobinismo Irpino”, e in riferimento a Montecalvo, ascrive al 1791 la prima notizia ufficiale dell’esistenza del Giacobinismo a Montecalvo, tra i primissimi e rari esempi nel Regno ed a pochi mesi dalla Rivoluzione Francese del 1789:
1791 – D. Gaetano Rendesi, D. Felice Caccese e Vincenzo Bocchicchio, costituiscono un Club Giacobino.
A metà del ‘700, nel Reame di Napoli, influenzato dalla cultura inglese, sorretta e incrementata dal ministro Acton, arriva la Massoneria, un modo concreto e moderno di concepire la fede cristiana, fondata sulla fede vissuta nella fratellanza e nelle opere di carità. Divenne di moda farne parte, per quella ritualità e gerarchia quasi ecclesiale, che consentiva ai laici di perseguire gli ideali cristiani, scevri dal controllo della Chiesa Ufficiale e senza dover far voti di ubbidienza. (cfr. Congregazioni)
L’adesione di numerosi nobili e ricchi borghesi (Principe Carafa, Il Marchese di Sangro ecc.) e di molti preti, spinse il Papa a scomunicare la “Setta”, avendo compreso il pericoloso attivismo di un movimento che poteva anziché sorreggere, porsi in concorrenza con gli organismi ufficiali della Chiesa di Roma.
Tra i primi Sovrani ad assecondare l’anatema del Papa, fu il re di Napoli (Carlo di Borbone), che provvide a perseguitare e di poi a chiudere le Associazioni dei “Liberi Muratori”. La persecuzione, si sa, genera i martiri, e quello che doveva essere uno sfogo eccentrico ed anche ridicolo, di qualche nobile annoiato e di qualche borghese arricchito, si rivestì di connotati rivoluzionari.
La Massoneria si trasformò (come sempre accade nel Meridione) in Accademia, in Società Patriottica, in Carboneria (“cambiar tutto per non cambiar niente” – cfr.Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa), e quel che doveva essere un club di snob napoletani, scimmiottanti la nobiltà inglese, assunse le caratteristiche di un Club di pericolosi attentatori all’ordine costituito.
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L’EROTISMO NELLA CULTURA ORALE DELL’IRPINIA
Tre modi diversi, ma complementari, di ricercare e rielaborare questo aspetto particolare e non secondario dell’immaginario collettivo arcaico: Aniello Russo, Mario Aucelli e Angelo Siciliano
[Ed. 08/05/2008] Il termine eros, introdotto nelle lingue moderne da Sigmund Freud, viene dalle parole greche éros ed érotos, che significano rispettivamente amore e istinto sessuale. Eros sta per amore sessuale, che ha indiscutibili riflessi psichici sulla vita delle persone. Sempre presso i greci, Eros era il dio della passione amorosa. Non noto all’epoca di Omero come divinità personificata, fu introdotto da Esiodo come una delle potenze primigenie del cosmo, emerso con Gea e Tartaro dal Caos, e onnipotente su uomini e dei. Eros, inteso come principio generatore, fu il frutto di elaborazioni da parte di filosofi e orfici, seguaci costoro dei riti misterici. Nella poesia classica Eros divenne il giovinetto nudo dalle ali d’oro armato di arco e frecce, compagno di Afrodite, dea dell’amore, e trafiggeva il cuore degli uomini con i suoi dardi infiammandoli di passione. Più tardi fu rappresentato come putto, angioletto nudo o Amorino, e lo si trova dipinto a Pompei, nella casa dei Vetti, e poi, col Cristianesimo, nelle chiese e successivamente nelle volte affrescate dei palazzi a partire dal Rinascimento.
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La frazione Cesine di Montecalvo adotta Rosina,l’asinello mascotte
[Ed 14/04/2008] Si chiama Rosina ed ha circa tre anni ed è diventata la mascotte di un’intera contrada. Ormai tra le Cesine ed il Frascino non si parla che di lei e tutti fanno a gara per dare un contributo alla sua adozione. I cittadini le fanno visita e qualcuno porta anche qualche dono. Rosina è un asinella pezzata che il prossimo anno correrà il Palio delle Contrade di Montecalvo e difenderà i colori della contrada Cesine. Le famiglie della zona si sono auto tassate di venti euro e l’hanno acquistata. Oggi Rosina è ospite nelle stalle di Nicola Serafino dove si prepara per la gara. Adesso si è alla ricerca di un fantino e si sta cercando una forma per finanziare i suoi alimenti. Potrebbe esserci un’ulteriore sottoscrizione nella contrada, ma sono già in molti quelli che stanno portando delle derrate alimentari per l’asinella. La zona infatti è a prevalenza agricola. Mancano diversi mesi al palio estivo ma già si lavora intensamente. Anche altre contrade di Montecalvo si stanno organizzando per adottare un asinello da far correre nel palio. L’idea è venuto al vulcanico assessore alle attività produttive ed alla promozione di Montecalvo:”L’asino è una figura che è sempre esistita nella tradizione del nostro comune – dice Nicola Serafino -ognuno di noi ricorda nella sua fanciullezza un asino. Allora ho pensato che sarebbe stato bello anche per creare unità tra gli abitanti della stessa zona adottarne uno.” Il palio è una manifestazione organizzata dalla Pro Loco Montecalvo che l’anno scorso è stata realizzata per la prima volta ma che ha riscosso un ottimo successo di pubblico. [Nativo]
Redazione
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Montecalvo, il parroco dice “no” alla benedizione dell’asina ed è polemica
[Ed. 07/07/2008] Montecalvo Irpino AV – Quantomeno strano che un simpatico asino diventasse oggetto di polemica tra il parroco ed un’intera contrada.
Il buon vecchio asinello, che trova spazio ed onore anche nelle più alte “cronache” cristiane, ultimamente attraversa tempi difficili.
Fino a 50 anni fa era un ottimo e diffuso mezzo di trasporto, oggi con l’arrivo dei mezzi meccanici, rischia addirittura l’estinzione.
Grazie al palio delle contrade, a Montecalvo, è scoppiata una sorta di gara di solidarietà: i diversi rioni del paese stanno adottando un asino da far correre.
Asini che, una volta avviata la riproduzione, possono ritrovare una funzione nelle escursioni turistiche lungo i sentieri del Tratturo e ritornare ad essere coprotagonisti dell’economia locale.
Come dire: il recupero di una tradizione rivista in chiave moderna.
Ma sembra che non tutti siano d’accordo.
Una contrada, precisamente quella delle Cesine, quando ha chiesto di far benedire l’animale, si è trovata di fronte al diniego assoluto del parroco che dell’episodio, addirittura ne ha fatto oggetto di predica durante la messa.
Insomma niente benedizione per la povera Rosina, colpevole di essere un’asina e per giunta delle Cesine!.
Sembra che il rappresentante della contrada, Nicola Serafino, abbia chiesto al parroco di poter benedire l’animale durante una festa organizzata nella contrada, utilizzando però la parola “battezzare” invece che “benedire”.
A quel punto è scoppiato il finimondo. «Io ho solo chiesto di benedire un asino, non in chiesa ma nel giardino di casa mia – commenta Nicola Serafino, che specifica di parlare a nome di semplice cittadino e non di assessore al Comune – Chiedere la benedizione di un asino la trovo una cosa naturale, invece mi sono ritrovato ad essere oggetto di una predica in chiesa. Evidentemente, in questo mondo, dominato dal denaro, ho sbagliato a chiedere la benedizione per un povero ed umile animale.
Sono sicuro che se si fosse trattato della benedizione ad una Ferrari, invece si sarebbero precipitati in molti».
Non c’è che dire: tempi difficili per i poveri asinelli e pensare che hanno scaldato Gesù nella fredda notte della sua nascita. Intanto Rosina pensa al riscatto durante il palio, ma “Zì Nicola” del Piano non ha nessuna intenzione di mollare lo scettro conquistato l’anno scorso. [Nativo]Angelo Corvino
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Pellegrinaggio da Montecalvo a Campi Salentina
[24/06/2008] Montecalvo Irpino AV – Il 13/14/15-07-2008, giorni nei quali a Campi Salentina si festeggia il nostro San Pompilio Maria Pirrotti, è stato organizzato un pellegrinaggio in bicicletta che porterà i partecipanti da Montecalvo Irpino a Campi Salentina dove si uniranno con gli altri pellegrini che giungeranno in autobus. La partenza del mini-tour è fissata per il giorno 13 luglio alle ore 17,00. Dopo varie tappe attraverso la terra pugliese si giungerà all’arrivo il giorno 15 luglio alle ore 10,20. Tra i promotori dell’iniziativa il vulcanico assessore alle attività produttive ed alla promozione di Montecalvo, Nicola Serafino, che è stato l’ispiratore principe di questa manifestazione. A tutti i partecipanti un cordialissimo in “bocca al lupo” dalla redazione di www.irpino.it. [Nativo]
Redazione
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Angelica
Poema contadino ottocentesco in dialetto irpino di Montecalvo Irpino (AV) di 107 quartine – Storia d’un ritrovamento – Trascritto e tradotto da Angelo Siciliano
[Ed. 00/00/0000] Nel 1987 iniziavo a recuperare e scrivere la cultura orale del mio paese natale, Montecalvo Irpino. Ritenevo di poter risolvere l’operazione circoscrivendo la ricerca all’aspetto esclusivamente letterario di quanto gli antenati, per secoli, avevano ripreso dalla cultura ufficiale, prodotto o rielaborato autonomamente e sedimentato. In sostanza presumevo che tutta la questione si potesse risolvere semplicemente trascrivendo i cunti, i detti, le filastrocche, le maledizioni ecc.. Non trascorreva molto tempo, però, e m’accorgevo che la trascrizione in dialetto locale del materiale summenzionato, seppure fedele e con traduzione a fronte, non solo risultava riduttiva, rispetto ad un patrimonio orale che cominciavo ad intuire vasto e straordinario, ma non rendeva giustizia alla storia della gente che quegli strumenti di comunicazione arcaica aveva adoperato quotidianamente, e che cambiamenti epocali, già in atto da tempo nella società nazionale, stavano per cancellare per sempre. Diventavano fondamentali, quindi, una raccolta a più ampio raggio di tutto il materiale reperibile sul territorio, prima che scomparisse la generazione d’anziani che ne era portatrice, e l’introduzione di una visione antropologica di tutto l’insieme.Rivolgevo allora la mia attenzione anche ai canti, di cui echeggiavano i campi, durante i faticosi lavori agricoli, e gli antri delle case nei freddi e fumosi mesi invernali. Non essendo io un etno-musicologo, dovevo limitare il raggio d’azione alla registrazione, trascrizione, traduzione, annotazione dei testi e alla classificazione per tipo dei tanti canti raccolti. La trascrizione delle note musicali delle melodie avrei dovuto affidarla in seguito a qualche volenteroso specialista del settore.Dal 1988 si era venuta insinuando in me la convinzione, che anche nella tradizione orale montecalvese potesse esservi traccia di qualche poema epico, ascoltato e appreso dai compaesani dalla viva voce dei cantastorie che, nei secoli passati, girovagavano per i paesi in occasione di fiere e feste, più raramente nei mercati settimanali. Da testimonianze raccolte, a Montecalvo i cantastorie erano passati sicuramente sino agli anni Trenta del ventesimo secolo.Nel 1989, Domenico Iorillo, 1910-1991, noto in paese come zi’ Mingu Trancucciéddru, grande cantatore durante la trebbiatura del grano, nonostante gli acciacchi dell’età, nel fisico e nella voce, mi cantava tra diversi canti un frammento che, a un riscontro posteriore di qualche anno, sarebbe risultato far parte del poema da me agognato. Il 12 aprile 1990 la mia ostinazione era premiata. Avevo finalmente trovato quel che cercavo, anche se niente m’avesse fatto presagire che vi fosse. Felice Cristino, conosciuto come Filici Pannucciéddru, contadino, classe 1921, mi cantava la metà del poema Angelica di 107 quartine. Me n’affidava anche il testo, fotocopiato da un quadernetto di quattordici pagine, ricevuto in prestito in cambio di due polli, su cui una sua cognata, Mariantonia Fioravanti, classe 1928, anche lei contadina, l’aveva trascritto nel 1949, sotto dettatura di suo nonno, contadino e pastore analfabeta, Giuseppe Fioravanti, 1874-1970. Costui godeva fama di gran cantore e asseriva d’avere inventato lui stesso il poema, ispirandosi alla trama di un romanzo del ‘700 che, per quanto io abbia finora ricercato, non sono riuscito a riscontrare presso alcuna biblioteca. In seguito iniziavo la trascrizione, traduzione e interpretazione del testo nel tentativo di collocarlo idealmente nella tradizione popolare. [Nativo]
Angelo Siciliano
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Programma PRO-LOCO
[Edito 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – A pochi giorni dall’inizio del mese di Agosto, ancora non è stato ufficializzato il calendario delle tradizionali manifestazioni che si svolgono da anni in questo periodo.
Dopo il rinnovo dell’amministrazione comunale si cerca anche di rinnovare il programma della famosissima “Estate Montecalvese”.
Il neo assessore al commercio-turismo-promozione e sviluppo, Serafino Nicola, insieme al presidente della Pro-Loco, Aramini Franco e al sindaco facente funzioni, Iorio Gianni, stanno studiando nuove soluzioni per concertare un progetto ricreativo nel segno della tradizione e del rinnovamento.
Non poche, sono al momento le difficoltà che si presentano agli organizzatori, quali ad esempio quelle di tipo economico.
Ma non è tutto poi così nero. Infatti negli anni, alcuni appuntamenti fissi, organizzati da gruppi indipendenti dalla Pro-loco, sono stati già riconfermati.
Ad esempio è già tutto pronto per il consueto appuntamento con la “festa degli emigranti”, organizzata presso l’oasi “Maria Immacolata” da P. Filippo Lucarelli e che si dovrebbe svolgere nei primi giorni di Agosto.
Ci sarà il 13 Agosto,e i giovani della Malvizza sono già al lavoro, la tradizionale festa presso il santuario “Regina della Pace” fondato e realizzato da P.Lorenzo Mastrocinque,a seguire riconfermata oggi più che mai la “Sagra del pomodoro e dell’agnello” in contrada Corsano, zona di appartenenza del nuovo sindaco Di Rubbo.
Non ci sono problemi per l’appuntamento tradizionale della “Sagra dei cicatielli” il 15 di Agosto, in piazzetta.
Ha iniziato il suo lavoro anche il comitato festa S.Pompilio per i festeggiamenti del nostro santo locale prevista per il 20-21 Agosto.
Come si può facilmente intuire dal 1° al 21 Agosto, poche sono le caselle rimaste libere e da riempire per una “Estate Montecalvese” sempre più intensa e all’insegna della valorizzazione della accoglienza e della gastronomia locale. [Nativo]Alfonso Caccese