• Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI

    Palazzo Capozzi

    Antonio Stiscia

    Palazzo Capozzi – Corso Umberto

    [Ed. 04/08/2006] Palazzo CAPOZZI (Corso Umberto I) – E’ questo uno dei 7 Palazzi Capozzi con relative masserie, appartenenti a questa importantissima famiglia Montecalvese, ma con propaggini in tutta l’Irpinia e con la presenza di personaggi di spessore e di cultura nazionale. La numerosa e ricchissima famiglia si era trasferita anche in altre realtà come Avellino e Montaguto, creando un filo verde tra tante comunità, pur lontane, consentendo a Montecalvo di mantenere una certa importanza intellettuale e politica in ambito provinciale.
    Oltre al Palazzo di Corso Umberto,forse il più antico e certamente originario,per la ubicazione(Corso Umberto),vanno ricordati gli altri 3 Palazzi Capozzi,di cui si ha conoscenza: Palazzo Capozzi di Corso Vittorio Emanuele e i 2 Palazzi fronteggianti di Via S. Antonio,dell’un dei quali rimane uno splendido portale con teste di leone in ferro,a testimoniare un potere e una forza combattiva dovuta al quasi naturale connubio tra la forza del metallo e la fierezza della testa leonina Capo-tium / Capotia.
    Il Palazzo di Corso Umberto,ancora integro nella struttura seicentesca,vede la presenza dell’androne che anticipava l’accesso al piano nobile,nel mentre nei piani terranei venivano relegate tutte le attività giornaliere(le dispense,il granaio e le cantine),in una sorta di microcosmo,o meglio di cittadella autonoma e autosufficiente. Il portale di arenaria,nella sua semplicità,non deve trarre in inganno, e certamente la non accattivante visibilità non deve distogliere dall’importanza del complesso edilizio, che sorge ai piedi del castello e della corte ducale,e che a sua volta domina le case di corso Umberto,costruite durante l’occupazione spagnola,e di concerto quelle di epoca più tarda del sottostante Trappeto.

    Palazzo Capozzi di via S.Antonio con le teste Leonine

    Il Palazzo Capozzi ( successivamente passato ad altri proprietari) ha ospitato nel secolo scorso un uomo che per il proprio straordinario impegno di maestro elementare e di letterato, fu insignito dal Ministro Della pubblica Istruzione della Medaglia d’Oro al merito per i grandi servigi resi al Regno d’italia.

    Questo straordinario e misconosciuto letterato era il Cav. Mariano Barile,nato a Montefalcione il 28/5/1857 ,insegnante elementare in Montecalvo dove visse l’intera sua esistenza,convolando a giuste nozze con le signore D’Addona Gesuela,e di poi vedovo con la signora Bufano Amelia,spegnendosi tra gli onori della popolazione il 23/4/1940. Ancora un cittadino da ricordare,tra i tantissimi relegati all’oblìo. Ancora una volta si ripresenta il caso del nemo profeta in patria  ,forse per la straordinaria abbondanza che ne rende quasi inutile il ricordo. Beati quei paesi che hanno un solo eroe,perché quanto meno ne sanno far tesoro!

    Montecalvo,ha avuto la sventura di avere avuto troppi ingegni, che hanno normalizzato la stessa genialità,non è un caso che San Pompilio Mania Pirrotti,è pressoché sconosciuto ai suoi concittadini,che ne ricordano solo il nome,non avendo conoscenza di null’altro che non un vicendevole accostamento con i festeggiamenti augustali,ricchi di luminarie,e dì un godereccio ricordo di un cantante di grido ,inebriato dal profumo di una ardente salsiccia. [Nativo]

    Montecalvo Irpino 4 Agosto 2006

    [Credit│Foto - Archivio Stiscia]

  • Approfondimenti,  Attività Commerciali,  Cronaca

    Il trasferimento del mercato

    Antonio Stiscia

    [Ed. 00/00/0000] Montecalvo Irpino AV – Tanto per essere originale, vorrei parlare del mercato.
    Non entro nel merito della questione, pur non sembrandomi il mercato tra i problemi impellenti della nostra sventurata comunità.
    Le domande che mi faccio sono altre. E diverse.
    E’ stata fatta una scelta: spostare il mercato dal mercoledì al sabato, perchè qualcuno aveva pensato di aver scoperto la panacea di ogni male o, che è lo stesso, il formidabile volano per lo sviluppo montecalvese.
    Qualcun altro – avendone titolo: si trattava degli ambulanti “sfrattati” – ha fatto ricorso al TAR ed ha avuto ragione (ad una valutazione superficiale, invero, la decisione appre un po’ formalistica), per il momento.
    Il Comune, ritenendo che il TAR avesse sbagliato, ha pensato : 1) di fare appello dinanzi al Consiglio di Stato (ha fatto bene, se ha ritenuto di aver subito un “torto” dal Tribunale Amministrativo); 2) di adottare un altro provvedimento confermativo di quello sospeso.
    Una prima considerazione: nel sistema di diritto i provvedimenti dei Tribunali, favorevoli o sfavorevoli, si accettano e si eseguono. Ciò non vale per il nostro Comune e, forse, vi si devono scorgere le premesse per la fondazione di una Repubblica Autonoma.
    Gli originari ricorrenti impugnano anche il nuovo provvedimento ed ottengono una tutela immediata (Decreto Presidenziale n. 980/05 del 16.9.2005): l’atto che, per la seconda volta, spostava il mercato al sabato, per il momento, non produce effetti.
    Essendo stati sospesi tutti i provvedimenti che stabilivano lo spostamento del mercato al sabato, giocoforza il mercato doveva avere luogo il mercoledì.
    Pare che, al contrario, l’Amministrazione non abbia consentito agli ambulanti presentatisi mercoledì scorso di svolgere il mercato: eppure gli unici atti amministrativi esistenti e produttivi di effetti erano quelli “inutilmente” modificati. Detto altrimenti, tornavano in vita i vecchi atti amministrativi: come se il mercato non fosse stato mai spostato.
    Nella nostra ridente repubblica autonoma – come nel paese di Alice – le cose si deformano e nulla è come dovrebbe essere. La pervicace volontà degli amministratori prevale sulle “carte” e sulle decisioni dei Giudici.

  • Approfondimenti,  Attività Commerciali,  Cronaca

    Il mercato settimanale di Montecalvo

    Antonio Stiscia

    [Ed. 00/05/2007] Montecalvo Irpino AV – Ancora una volta le sacre scritture di archivio, ci vengono in soccorso per portare un po’ di luce nel fatuo regno della stupidità, pianta sempre verde, mercanzia a buon mercato. Come non rilevare che il mercato settimanale, portato al Mercoledì, sia solo un episodio di una storia infinita, di una sana evoluzione commerciale. Si sa per certo che il Mercato settimanale di Montecalvo, almeno fino al 23 Novembre (data fatidica) 1863 è stato effettuato il Sabato, per essere poi spostato alla Domenica. Questi pochi dati basterebbero a giustificare ogni ipotesi di cambiamento, come a zittire la voce di tanti banditori, che accampano e sventolano motivazioni storiche e culturali, dimenticando che questi valori non possono essere mercanteggiati o sviliti. Va detto, che per il passato, vi è stato un adeguamento costante delle Fiere e mercati alle mutate ed evolutive esigenze dei Montecalvesi.( cfr. Fiera di Santa Caterina 20/21e22 Novembre).

    La fine del mercato settimanale ha avuto inizio, allorché il Comune di Montecalvo acconsentì (parere obbligatorio e vincolante del Consiglio Comunale) a che il vicino-confinante Comune di Ariano Irpino, esercitasse e spostasse il mercato settimanale nello stesso giorno (Mercoledì) di quello montecalvese, decretando, in tal modo, una lenta inesorabile agonia commerciale prima e ristorativa poi. ( A parte qualche isolato cittadino o inascoltato commerciante nessuno manifestò il proprio dissenso). Un errore strategico e una prima manifestazione negativa di vassallaggio elettorale , vero cancro di un paese, che perde peso politico col perdere residenti, in una sorta di corsa all’autolesionismo o  masochismo mentalpedevolutivo. Il mercato settimanale montecalvese, appare come un mercato cadetto, limitato nei consumi e nell’offerta, con una disposizione inconcorrenziale delle bancarelle ,senza prospettive di sviluppo, in una perversa logica del tanto meno-tanto meglio.

    Che fare ? Difficile dirlo! Spostare il mercato? Ormai oltre che tardi, è inutile ! Cambiare il giorno ? A che serve !

    Sulla politica commerciale del paese, dovrebbe ascoltarsi principalmente la voce dei cittadini e non quella dei commercianti, essendo del tutto sciocchevole pensar di far progettare il gallinaio alle volpi. Da tempo, molte amministrazioni comunali, sulla scorta degli intendimenti di governo e del Parlamento stanno favorendo la liberalizzazione commerciale, senza i laccioli delle chiusure, degli orari,dei riposi, delle distanze e di tutte quelle inutili regole che hanno alimentato il sottobosco dei consulenti e praticoni del cas-so(errore voluto), vero unico  male allo sviluppo. Ha un senso, che un paese che si propone ad un turismo religioso, culturale e paesaggistico, trovi tutte le attività negoziali chiuse proprio il giorno di Domenica? Ha ancora un valore l’orario di chiusura infrasettimanale e serale, in un paese dove è palpabile una lenta agonia esistenziale e un vuoto stradale preoccupante ? Ha ancora un senso la insana gelosia di mestiere, quando la gran parte del pil montecalvese viene consumato nei super-ipermercati di Ariano Irpino e Mirabella, o quando per quella atavica smania esterofona, si continua a considerare meglio ciò che è foresto? E poi, manca una certa affabilità, quella giusta percentuale di cortesia  e di gentilezza che va profusa sempre e comunque ad ogni cliente, anche se è un parente strettissimo,recuperando quella complicità e fiducia col negoziante, fenomeno in evidenza nelle grandi città,dove la gente ha ripreso ad andare dal pizzicagnolo sotto casa o dal fruttarolo di quartiere. E’ inconcepibile che un paese fondamentalmente agricolo, non ha ancora predisposto uno spazio coperto per i coltivatori diretti, dove poter acquistare (giornalmente) i sani prodotti della terra, favorendo ed integrando la microeconomia di tante aziende agricole. Per concludere una amarezza conclusiva, dopo anni di promozione nazionale ed internazionale del buon Pane di Montecalvo,a parte i tanti progetti e le iniziative,non si è trovato il tempo (sigh!) o il denaro, per scrivere sulla cartellonistica stradale “Montecalvo Irpino- Città del Pane”, a volte basta poco, evidentemente non abbiamo compreso nemmeno quello. [Nativo]

  • Cronaca

    Mercato ambulante di sabato il Tar boccia il nuovo ricorso

    [Ed. 30/10/2005] Montecalvo Irpino AV – Dopo due ordinanze comunali e due sospensive da parte del Tar di Salerno la giornata del mercato resterà al sabato.
    A stabilirlo è stata la seconda sezione del tribunale amministrativo di Salerno che ha respinto il ricorso presentato da un gruppo di commercianti ambulanti ai quali non andava giù lo spostamento della giornata del mercato dal mercoledì al sabato. Soddisfazione da parte dell’assessore al commercio del comune di MONTECALVO Irpino, Nicola Serafino, che si è fortemente battuto per spostare al sabato la giornata del mercato settimanale e del consigliere Goffredo Ceccese. “La seconda sezione – afferma l’assessore Serafino – ha confermato l’illogica contestazione da parte dei commercianti ambulanti. Non c’erano ne vizi di forma e ne altri elementi che potessero far invalidare una decisone della giunta guidata dal sindaco Giancarlo Di Rubbo. Una decisione che secondo noi non può altro che portare benefici per il nostro comune”. La decisione dell’amministrazione comunale aveva trovato una ferma opposizione da parte di un gruppo di ambulanti che aveva deciso di rivolgersi al Tar per far invalidare la decisione dell’amministrazione comunale. In un primo momento il Tar aveva dato ragione agli ambulanti, perché l’amministrazione nel prendere la decisione non aveva ascoltato le associazioni dei consumatori. Il sindaco Di Rubbo per scavalcare la decisione del Tar aveva emanato un’ordinanza di spostamento al sabato del mercato settimanale. I commercianti per l’ennesima volta avevano fatto di nuovo ricorso al Tar. Anche questa volta il Tar invita il Comune a riportare al mercoledì la giornata del mercato. Questa volta però il giudice rivia qualsiasi altra decisione alla seconda sezione del tribunale amministrativo di Salerno. [Nativo]
    [Credit│Il Mattino]

    Redazione

  • Cronaca,  Spigolature

    Alla ricerca delle menti perdute

    Angelo Siciliano

    [Ed. 04/12/2002] Trento – La follia, questa subdola sconosciuta, non fa differenza tra classi sociali o categorie professionali, nel senso che può cogliere chiunque, costringendolo poi ad un calvario personale, talvolta infinito e senza via d’uscita. Tuttavia, per quanto riguarda il suo trattamento e la sua cura, qualche differenza o meglio discriminazione l’ha sempre fatta, nel senso che i matti poveri erano affidati a qualche manicomio e lì gioco forza abbandonati, quelli ricchi potevano cavarsela molto meglio, in qualche clinica privata.

    Quindi, la sventura peggiore per un matto era ed è quella d’essere povero. E la povertà, in questi casi, è sinonimo di solitudine, dimenticanza, abbandono anche da parte dei parenti prossimi, soprattutto quando ad avere il sopravvento è il pregiudizio. Cesare Zavattini diceva che i poveri sono matti.

    Io mi ricordo com’era per i matti del Sud, dove trascorsi la mia giovinezza. Una volta, da ragazzino, assistetti, nel mio paese natio, Montecalvo Irpino, alla caccia data ad un pazzo, un vedovo di mezza età scappato lungo un vallone, tra lu Punticiéddru e la Ripicèddra. Inseguito e braccato come un animale selvatico, da decine di uomini, fu catturato, legato come un salame con una lunga corda, di quelle che si adoperavano per gli asini, e consegnato ai carabinieri davanti alla cantina Pirrotti, dove s’era addensata una folla vociante degna della fiera di Santa Caterina. I carabinieri, si seppe poi, l’avevano affidato al manicomio d’Aversa.

    Di questo matto, negli anni successivi, non si ebbero più notizie. Come di tanti altri matti del paese che, una volta varcato il cancello di un manicomio, erano dimenticati, in quella sorta di reclusorio infernale, e ne uscivano solo da morti. La loro salma non era nemmeno reclamata dalla famiglia. Il funerale avrebbe aggiunto solo altra vergogna e fatto parlare la gente. Ma nel cuore delle madri di quegli sventurati permaneva una ferita che non si cicatrizzava.

    Capitava pure che qualche depresso non finisse in manicomio, perché non era molesto. Se però il suo stato evolveva verso la demenza, allora era trattato come lo scemo del villaggio, diventando per anni lo zimbello di tutti.

    Talvolta la follia irrompe improvvisamente nella cronaca nera, quando ci casca il morto, vittima, come si dice in questi casi, di un eccesso di follia di qualcuno, apparentemente normale o che qualche segno di squilibrio, in precedenza, l’aveva già dato. [Nativo]
    [Credit│"Persone" - Dipinto di A. Siciliano]

  • Convegni,  Il pane di Montecalvo

    Meno pane sulla tavola, ma più attenzione alla qualità

    [Ed. 24/05/2005] Roma – Una delegazione del comune di Montecalvo Irpino, guidata dal vice-sindaco Gianni Iorio, con la presenza dell’assessore Nicola Serafino ed il funzionario comunale Avv.Antonio Stiscia,ha partecipato, il 24 maggio a Roma, al convegno “Il pane tipico e tradizionale” promosso dalle oltre 40 ‘Citta’ del Pane’, progetto nazionale al quale il nostro comune è associato. E’ stata una occasione per promuovere la qualità dei nostri prodotti da forno, in primis il nostro pane di saraolla, servito e fatto degustare agli intervenuti magistralmente da alcune ragazze montecalvesi nel classico costume della Pacchiana, coadiuvate dal presidente della Proloco, Franco Aramini e dal consigliere Franco D’Addona, insieme agli altri prodotti tipici della nostra zona.
    Dopo la breve introduzione di Sandro Vannucci, giornalista da sempre sensibile alle tematiche enogastronomiche, il primo intervento è stato apportato dal Sindaco di Matera Michele Porcari. Porcari ha speso parole accalorate in difesa del pane e dei prodotti tipici legati al territorio, facendo riferimento anche al progetto ANCI “Res Tipica” di cui è responsabile, richiamando l’attenzione sulla necessità di una strategia di ampio respiro per arginare la diminuzione della cultura e del consumo del pane. Questo ragionamento ha introdotto la presentazione dei risultati dell’indagine SWG sul vissuto degli italiani rispetto al pane tradizionale legato ai territori. L’indagine ha evidenziato come, sebbene il consumo di pane fresco abbia conosciuto in questi anni una netta flessione, una larghissima maggioranza (l’80%circa) tra gli intervistati individui spontaneamente almeno un pane tipico legato al territorio e ne riconosca e apprezzi ampiamente la maggiore qualità, apprezzamento confermato anche di fronte all’eventualità di dover pagare di più per l’acquisto del prodotto. L’indagine mostrava come uno dei nodi da sciogliere per rinvigorire la cultura del pane sia la cattiva informazione e i falsi miti a cui sono sottoposti i consumatori a vantaggio di crackers, merendine e prodotti confezionati. A tal proposito l’Associazione Città del Pane ha creato OsservaPane, l’osservatorio del pane legato ai territori, di cui Maurizio Marchetti (presidente dell’Associazione delle Città del Pane) e il Presidente Onorario Corrado Barberis hanno illustrato le caratteristiche. “OsservaPane”, ha detto Corrado Barberis ”mira a risolvere problemi legati al pane sia di natura qualitativa che quantitativa”, sottolineando come nella storia la “forza prorompente del pane” si sia levata contro rapporti sociali di carattere iniquo. L’orazione suggestiva di Barberis ha dato adito ad una riflessione da parte di Sandro Vannucci sulla necessità di “ristabilire la qualità” del pane, contrapponendo con maggior fermezza i prodotti industriali a quelli artigianali, a partire dalla tutela delle tipologie di grano. Del medesimo parere Edvino Jerian, presidente Federpanificatori, che oltre a far notare l’urgenza di una maggior tutela del mercato del grano, salutava la creazione di OsservaPane e in generale le attività di rilancio dei prodotti legati al territorio di Città del Pane con vivo entusiasmo e sentita partecipazione. Daniela Piccione, segretaria nazionale CNA Alimentare, richiamava la necessità di coinvolgere tutto il tessuto artigianale alimentare ma anche politico, notando come vi siano delle insidie legislative come ad esempio un legge di mezzo secolo fa sul contingentamento della produzione del pane tradizionale in base al numero degli abitanti del paese d’origine. Da ultimo Antonio Menconi, consigliere delegato dell’agenzia Nouvelle di Bologna e coordinatore delle attività di comunicazione dell’Associazione, ha presentato congiuntamente a Francesco Marsico, vice direttore della Caritas Italiana, il progetto Beato Pane, una campagna promossa da Città del Pane e Caritas in occasione del Corpus Domini, evidenziando come il pane sia un elemento essenziale nella tradizione cristiana e non, e di come la cultura materiale legata al territorio vada salvaguardata. La Presidenza della Repubblica ha espresso apprezzamento all’Associazione delle Città del Pane per l’impegno a rafforzare e far conoscere il “valore della qualità” dei prodotti italiani, della loro varietà e ricchezza, in particolare per un’iniziativa che mantiene vive le tipicità del territorio e valorizza antiche tradizioni che hanno contribuito a promuovere un prezioso patrimonio enogastronomico regionale. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]
    [Credit│cittàdelpane.it]

    Redazione

  • Cronaca,  Teatro

    Manifestazione teatrale – Scugnizzi

    [Ed. 10/06/2005] Montecalvo Irpino AV – Si è svolta ieri, 9 giugno 2005, presso il cinema Pappano di Montecalvo l’oramai tradizionale manifestazione teatrale di fine anno scolastico. Alla presenza delle istituzioni scolastiche e amministrative locali, i ragazzi dell’Istituto comprensivo di Montecalvo si sono cimentati nella messa in scena di una piece teatrale dal titolo: “Storia e mito di Montecalvo Scugnizzi”.
    Il progetto è stato curato dagli insegnanti delle scuole elementari e medie, con l’aiuto e la consulenza dello storico locale G.B.Cavalletti.
    Ala fine della manifestazione si è dato luogo alla premiazione del concorso: “Premio Giuseppe Lo Casale – maestro di scuola”. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]

    Redazione

  • Cronaca

    Nasce a Montecalvo un centro per la formazione di immigrati

    [Ed. 07/06/2005] Montecalvo Irpino AV – Grande soddisfazione, il giorno dopo la conclusione della manifestazione inserita nell’ambito del: Progetto Integrazione tra i popoli, Italia – Camerun, patrocinato dal Comune di Montecalvo Irpino in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Pirrottil’Antenna sociale e l’Associazione Amici del Camerun. Nella tarda mattinata l’arrivo presso la sede comunale montecalvese del primo consigliere plenipotenziario del Camerun S.E. Prosper N.Bomba, accolto da una delegazione della amministrazione comunale con in testa il Sindaco, Giancarlo Di Rubbo, il funzionario amministrativo Dott.Antonio Stiscia, il vice sindaco Gianni Iorio e vari rappresentanti del consesso assembleare del comune irpino. Dopo gli scambi di rito e i saluti diplomatici alla presenza del console onorario del Camerun in Napoli, Ing. Albero Salvatori le delegazioni si sono dirette verso il complesso dell’Oasi M.Immacolata, dove ad attenderli c’erano autorità civili e religiosi. In primis la dirigenza dell’Istituto Comprensivo Pirrotti con la presenza della dirigente scolastica Flora Carpentiero ed il docente vicario Pietro Cavalletti. Di rilievo la presenza del Dott. Carlo Pizzillo, capo gruppo della minoranza che cosi ha inteso dare un messaggio di distensione dopo tante polemiche sorte in ambito amministrativo. Tra gli intervenuti alla manifestazione anche gli assessori provinciali, Eugenio Salvatore, di Casalbore, e Francesco Lo Conte, di Ariano Irpino ,  oltre al Dott. Giuseppe Solimene,presidente della Comunità Montana dell’Ufita. Il plenipotenziario camerunense N.Bomba, sotto la guida di P.Fillippo Lucarelli, direttore dell’Oasi M.Immacolata, ha avuto modo di apprezzare i prodotti tipici locali , visitando gli stand per l’occasione allestiti dalla Pro-Loco montecalvese. Ma ad entusiasmare l’ambiente  rendendolo meno formale ci hanno pensato gli alunni delle scuole che hanno,subito familiarizzato con i loro coetanei camerunensi, dando vita a curiose e goliardiche attività ludiche. Dopo le foto di rito i convenuti hanno avuto modo di gustare le pietanze locali in un pranzo ufficiale dove lo chef di turno, l’ormai famoso Altieri, ha per loro approntato un menù di alto e squisito gusto nostrano. La manifestazione è proseguita nel tardo pomeriggio e dopo la visita alla mostra con la promozione e degustazione dei prodotti tipici del Camerum ha avuto il suo epilogo in Piazza Vittoria con uno spettacolo tendente a rappresentare la cultura etnica del popolo Camerunense. [Nativo] [Foto Franco D’Addona]

    Redazione

  • Beni,  Beni culturali,  Chiese,  Eventi,  San Pompilio,  Territorio,  Trekking

    Il Trekking Pompiliano dell’infaticabile Gaetano Caccese

    Gaetano Caccese, presso la fontana dell Abbondanza

    Montecalvo Irpino AV – Domani, 29 settembre, è l’anniversario della nascita di San Pompilio. Come ogni anno, in occasione di questa ricorrenza, ci sarà un’escursione lungo i luoghi percorsi dal Santo che partirà alle ore 8:00. L’appuntamento è davanti alla chiesa.

    È ammirevole il lavoro, la costanza e la perseveranza che l’infaticabile Gaetano Caccese mette nell’organizzare questo percorso a piedi da oltre venti anni. Il cammino collega la chiesa di San Pompilio di Montecalvo ai ruderi della chiesa dell’Abbondanza, situata nella contrada Mauriello, che dista almeno quattro chilometri dal paese.

    Il trekking Pompiliano è il nome dato a questo cammino, che segue il percorso che il Santo faceva quando si dirigeva verso la chiesa  situata nelle terre di sua proprietà. È un itinerario suggestivo e affascinante che si snoda lungo la “Ripa della Conca”.  Appena dopo aver superato l’antico ospedale di S. Caterina, ci si imbatte nella Grotta dei Briganti e in alcuni casolari abbandonati. Arrivati in fondo, dopo aver quasi toccato i calanchi con mano, si attraversa un ponticello costruito da Caccese stesso, che serve per oltrepassare un  ruscello. Qui si può osservare, sulla cima di un costone dalla quale fuoriesce acqua ferruginosa di colore rossastro, una cavità chiamata “l’Occhio del Diavolo”, ed è altresì possibile notare fusti di alberi secolari così alti che la vista verso l’alto si perde tra le loro cime.

    Dopo aver attraversato l’area boschiva che costeggia la “macchia Cavalletti”, ci si inoltra lungo un crinale di arenaria, un’altra meraviglia per chi ama scoprire luoghi incontaminati. Ricordate una pubblicazione uscita qualche tempo fa, realizzata dall’Istituto Comprensivo di Montecalvo Irpino,  intitolata “C’era una volta il mare…”?  Infatti,  qui  è possibile toccare con mano i reperti descritti in quel volumetto, come i resti di fossili di conchiglie di ogni ordine e grandezza.

    Infine, si giunge ai ruderi della chiesa e della fontana dell’Abbondanza. Alcuni anni fa, il vulcanico Gaetano Caccese riuscì persino a coinvolgere Don Teodoro Rapuano, l’ex parroco di Montecalvo, guidandolo lungo i tortuosi pendii del percorso. Il reverendo, dopo aver tenuto compagnia ai partecipanti durante il tragitto, celebrò messa proprio lì, tra i resti di quello che un tempo doveva essere un luogo di culto molto sentito sia per San Pompilio che per i fedeli delle contrade vicine. [Correlato│L'Occhio del Diavolo]

    [Bibliografia di riferimento]
    [Di Giovanni E. –  Favorito A., C’era una volta il mare, Arti Grafiche Tommasiello, Montecalvo Irpino AV, 2002]

    Francesco Cardinale

  • Riceviamo e pubblichiamo

    Lettera aperta del Sindaco Di Rubbo a tutti gli organi di informazione

    [Ed. 15/09/2005] Mai avrei voluto utilizzare la stampa per denunciare fatti gravi che mortificano la comunità che rappresento. Consapevole e convinto che il primo, necessario servizio di un’autorità, sia essa civile o religiosa, sia il creare condizioni essenziali per la pacifica convivenza dei cittadini, che al di là delle loro convinzioni abbiano il vivo senso d’appartenenza ad una medesima comunità sociale, pubblicamente denuncio lo scandalo di cui, loro malgrado, i cittadini di Montecalvo Irpino sono stati vittima domenica 25 settembre u.s.

    Il 25 settembre, una data che la storia civile e religiosa del nostro comune riserva alla celebrazione della Vergine sotto il titolo della Libera, è stato trasformato in uno dei momenti più squallidi della nostra cronaca cittadina.

    E nei ruoli confusi e confusionari, nell’arroganza colpevole di chi da tempo ormai sembra aver dimenticato la fonte della sua vocazione che la pace, l’umiltà e l’amore per il prossimo dovrebbero vivificare in un crescendo di santificazione, esternazioni improprie, false ed inopportune sono riecheggiate nei luoghi sacri per eccellenza: le chiese del nostro paese. Quello che è stato predicato domenica 25 settembre, e in parte riportato dalla stampa locale il 27 u.s., oltre che inesatto, è di una gravità unica.

    Non è assolutamente mia intenzione entrarvi nel merito. Se così facessi mi assocerei all’offesa sacrilega. Certo, confuterò virgola per virgola, scrollandomi di dosso il veleno che dai piedi della Madonna è stato lanciato contro i rappresentanti del popolo montecalvese, ma lo farò in consiglio comunale, nel rispetto dei consiglieri, di maggioranza e di opposizione, unici e legittimi rappresentanti del popolo che li ha eletti. Come cozza la nostra triste realtà con gli insegnamenti che da sempre i sacerdoti ci hanno dato. Eravamo convinti che la chiesa fosse il luogo ove si entra per incontrare Dio, che per natura è comunione e non divisione. Quante volte abbiamo sentito ripetere il dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare!; avevamo inteso, con questo, di dover rispettare la legge di Dio, ma anche la legittima autorità civile, che rappresenta il popolo e pur si impegna, in fondo, a farne il bene. Ma la gravità di quanto sputato in una chiesa di Montecalvo il 25 settembre u. s., va oltre le stesse parole allorché si considerano i personaggi e il contesto ove il tutto si è consumato: una chiesa, un sacerdote, i fedeli e, tra questi, i fanciulli che si avviano al primo anno di catechismo. Nella chiesa Dio, ovviamente, e la sacra icona che rappresenta la Madonna della Libera, di cui ricade la festa. Appunto: la festa. Ma non ci hanno insegnato gli stessi sacerdoti che uno degli scopi della festa dei santi, e ancor di più della Madonna, è quello di gioire insieme, come famiglia, e di liberarci dalle offese, dalla divisione e dai rancori? Non solo l’occasione non è servita a questo, ma si è approfittato di una festa di famiglia per inculcare sospetti e discredito verso il capo civile di quella stessa famiglia che in quel luogo, quel giorno, ben altro si sarebbe aspettato. Ebbene, tutto ciò, i ben pensanti lo rifiutano! Il primo sevizio di un’autorità, sia essa civile o religiosa, è il costruire ponti fra i cittadini e non l’alzare barricate o muri. Una domanda: è educativo offrire un tale spettacolo ai fanciulli che sono in chiesa anche per iniziare l’anno di catechismo?. La gravità della situazione non mi consente di fare polemiche o sarcasmi, e certo non mi mancherebbero spunti per farlo… Concludo ribadendo che le risposte politiche, qualora si ravvisasse necessità di darne, le darò solo ed esclusivamente ai legittimi rappresentanti del popolo e non a chi, inauditamente, arbitrariamente, goffamente e scandalosamente vuole eleggersi a capo della maggioranza e dell’opposizione. [Nativo]
    [Credit│Foto: F. D'Addona]

    Redazione