• Politica

    La spunta Di Rubbo. E’ lui il candidato

    [Edito 13/04/2004] Montecalvo Irpino AV  – Sciolto il nodo in casa Margherita. Il candidato a sindaco della coalizione sarà Giancarlo Di Rubbo, 45 anni, maresciallo della Finanza, sposato con Sabrina Montanari con la quale ha due figli. Presta servizio presso il comando dalla Guardia di Finanza di Benevento dove vive da circa 12 anni dopo aver vissuto a lungo a Rimini. I genitori vivevano a Corsano dove lui è nato e con il quale ha mantenuto sempre rapporti stretti al punto che ci torna anche 3-4 volte a settimana. Insomma praticamente è come se non fosse mai andato via. Il suo nome è venuto fuori dalla riunione di mercoledì sera della Margherita. L’ha spuntata sull’altro pretendente Gianni Iorio. Il partito ha decretato la sua investitura e sarà lui che affronterà Carlo Pizzillo nella prossima campagna elettorale. La decisione è stata lunga e sofferta ma alla fine nel partito è prevalsa la linea del buon senso da parte di tutti. Gianni Iorio da uomo di partito ha fatto un passo indietro ed ha lasciato il campo libero all’avversario. “Non potevo spaccare il partito – dichiara a caldo Iorio – era una responsabilità troppo grande”. Ora si registrano animi sereni in casa del Fiorellino dove si punta alla formazione della lista. D’altra parte sarebbero stati anche fissati i criteri per la nomina degli assessori. Tranne ripensamenti i posti nell’esecutivo, in caso di vittoria, saranno affidati agli eletti che prenderanno più voti, uno stimolo in più a darsi da fare. Fa eccezione la carica di vicesindaco  che dovrebbe andare a Gianni Iorio, salvo una sua disfatta elettorale. “Ringrazio il partito e soprattutto Alfonso Caccese che mi ha indicato come suo sostituto – dice Giancarlo Di Rubbo – dico sostituto perché lui sarà nella lista e sarà il capolista. Ringrazio anche Iorio, uomo di partito, che nella dialettica politica ha accettato di farmi fare il candidato a sindaco. Ringrazio tutti gli esponenti del partito. Ora siamo tutti uniti con serenità e tranquillità. Alcuni avrebbero preferito Iorio per la maggiore presenza tra la gente. Ma ognuno di noi ha avuto un ruolo nell’amministrazione, siamo stati tutti bravi e siamo riusciti a fare quello che abbiamo fatto. Spero di continuare con la stessa squadra di prima. Ora dobbiamo pensare ad ultimare la lista che è quasi ultimata ed affrontare la campagna elettorale”. [Credit Foto│Franco D'Addona]

    Angelo Corvino

     

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI

    Le BOLLE della MALVIZZA

    Mario Sorrentino

    [Edito 00/00/0000] Viene così chiamato un luogo in cui si manifesta un fenomeno di vulcanesimo minore con fango perennemente ribollente.
    Nelle immediate vicinanze di questo posto dal nome un po’ sinistro sorgeva un tempio italico molto probabilmente dedicato alla dea Mephites, divinità importante nel pantheon sannita. Era una dea che si ritiene sia stata collegata ritualmente agli Inferi e, di conseguenza, all’alternarsi delle due opposte stagioni della primavera e dell’autunno, come la Proserpina latina e la greca Persèfone, e, cosa rilevante per la Malvizza (che era crocevia di tratturi e importante stazione dell’antico e principale tratturo tra Pescasseroli (Abruzzo) e Candela (Puglie), questa dea era anche invocata nei culti di fertilità degli animali (pecore,essenzialmente) che a milioni di capi transitavano e si fermavano in questo nostro luogo in primavera e in autunno. La transumanza che interessava il nostro territorio sino alla metà degli anni ’50 del secolo appena trascorso era cominciata nei lontanissimi tempi preistorici, prima di tutto come migrazione spontanea delle mandrie degli animali bradi, richiamati alternativamente dai prati estivi di montagna e quelli invernali di pianura; per finire poi come spostamento organizzato da parte delle varie civiltà umane succedutesi nei territori attraversati dal tratturo (da noi, popoli della civiltà appenninica, sanniti, romani, ecc.)
    Dobbiamo al dott. Roberto Patrevita, del museo archeologico di Ariano Irpino, l’informazione che alla Malvizza sono stati trovati, durante gli scavi per un invaso d’irrigazione, alcuni reperti di un tempio italico, tra i quali una antefissa di terracotta del frontone del tempio, con su effigiato in rilievo un volto femminile visto di profilo, probabilmente proprio quello della dea Mephites. Il prezioso reperto si trova attualmente a Benevento, custodito dalla “Sovrintendenza per i beni archeologici delle province di Benevento, Avellino e Salerno” (non sappiamo se visibile per il pubblico).
    Sempre il dott. Patrevita ci ha informati che templi italici dedicati alla dea Mefite erano dislocati un po’ dappertutto lungo il percorso del tratturo Pescasseroli-Candela, tra i quali, non lontani dalla Malvizza, quello di Casalbore, altra importante stazione del tratturo (probabilmente distrutto durante la seconda Guerra Punica, nel 217 a.C.) e un altro nel territorio di Greci, i cui reperti sono custoditi nel museo archeologico di Ariano Irpino.
    In una delle nostre immagini è possibile scorgere in distanza la quercia centenaria che domina solitaria gli scavi di Aequum Tuticum. [Nativo]

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI

    Il PONTE delle CHIANCHE

    Mario Sorrentino

    [Edito 00/00/0000] Ponte romano della Via Traiana, costruito all’inizio del II° sec. d.C. Ha tre arcate ancora esistenti con una quarta arcata separata dalle rimanenti interamente e malamente ristrutturata con materiali non originali. Sussiste anche quasi integra la pavimentazione del piano viario di bàsoli, chiamati nel dialetto locale “chianche” (da cui il nome attuale del ponte). Si trova a circa due chilometri verso valle, in direzione del fiume Miscano. Serviva a superare un torrente ora quasi asciutto.
    Opera probabile di Apollodoro di Damasco, architetto e scultore, al quale la critica moderna, oltre alle opere già attribuitegli dagli scrittori classici, ha aggiunto, tra le altre, il Foro di Traiano di Roma, con la celebre Colonna istoriata con bellissimi bassorilievi sulla guerra in Dacia dell’imperatore, ed anche, per ciò che ci interessa qui, l’Arco di Traiano di Benevento (v. R. Bianchi Bandinelli, alla voce “Apollodoro di Damasco”, in “Encicl. Dell’Arte Ant.”, Roma, 1958). L’Arco di Benevento fu inaugurato dallo stesso imperatore, nel 114 d.C., come porta a capo della Via Traiana realizzata nel biennio 109-110, alla biforcazione con la più antica via consolare dell’Appia, entrambe conducenti a Brindisi.
    Una somiglianza illuminante sulla probabile attribuzione del Ponte delle Chianche ad Apollodoro è quella esistente tra le facce delle arcate di questo ponte e quello certamente più maestoso sul Danubio, a Dobreta (Romania), sicuramente opera dell’architetto preferito di Traiano, a sezioni trapezoidali, che però nel ponte di Buonalbergo possono decifrarsi con difficoltà, dato che il suo rivestimento litico originario giace disperso nel greto del torrente. [Nativo]

  • Beni,  Beni archeologici

    Scavi archeologici di AEQUUM TUTICUM

    Mario Sorrentino

    [Edito 00/00/0000] Aequum Tuticum era uno degli oppida che fungeva da capitale federale dei Sanniti, oltre che per la sua importanza come una delle principali stazioni dei tratturi della transumanza risalenti alla civiltà appenninica pre-sannitica, anche come centro di riunione dell’intero popolo dei Sanniti ( tuticum è aggettivo derivante da touto = “popolo” in osco) quando dovevano esser prese importanti decisioni politiche in pace o in guerra.
    La quercia visibile in una delle immagini può far pensare al culto alla dea Kerres (il nome quercia nella forma dialettale locale deriva infatti dal nome della dea: Kèrres>Kèrs>Cèrz-a). E la capacità rigenerativa secolare delle querce, per mezzo dei polloni che accestiscono alla base dei loro tronchi non esclude che proprio lì ci fossero una o più querce sacre agli abitanti di Aequum Tuticum.
    Dal sito archeologico sono visibili a uno due chilometri di distanza le “Bolle” mefitiche della Malvizza (territorio di Montecalvo Irpino), dove esisteva un tempio italico dedicato alla dea Mefite [Nativo]

  • Cultura,  San Pompilio

    Un apostolo umile e semplice del Settecento

    Cosmo Francesco Ruppi

    [Edito 16/03/2004] Fra qualche giorno si compiono settant’anni dalla canonizzazione di un apostolo del settecento, san Pompilio Maria Pirrotti delle Scuole Pie, nato in un paese dell’Irpinia, a Montecalvo Irpino, e morto a Campi Salentina, nei pressi di Lecce, ove è tuttora conservato il suo corpo. Nel paese del Salento, per la verità, visse appena l’ultimo anno della sua esistenza terrena, ma la sua memoria lì sempre viva, ben sorretta dallo zelo dei padri scolopi, la confluiscono non di rado pellegrini di molte parti d’Italia.
    Il nome e le gesta di questo santo, per la verità, sono ben poco conosciuti, eppure è non solo contemporaneo di San Leonardo di Porto Maurizio, San Paolo della Croce e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, ma ha con essi molto in comune e rappresenta un tratto significativo di quei settecento, definito da molti come il secolo scettico ed ateo, che registrò anche fulgori di santità.
    Di san Pompilio, canonizzato da Pio XI il 19 marzo 1934, insieme a due altri beati, Giuseppe Benedetto Cottolengo e Teresa Margherita Redi, si scrisse che la sua santità obbediva al calmo fervore quotidiano. Di lui, Pio XI mise in luce come «la sua vita nascosta con Cristo in Dio congiunse l’infaticabile servizio dell’attività apostolica».
    La caratteristica del santo irpino e salentino è quella di aver donato tutto se stesso per l’educazione dei giovani e del popolo minuto: «Egli — disse Papa Ratti — è un esempio chiarissimo che dimostra quanto la religione cattolica possa contribuire alla vera educazione della società civile». È forse per questo, che la sua vita e il suo esempio possono essere riproposti anche oggi alla nostra attenzione, in un momento in cui si scopre l’importanza dell’educazione cristiana e la responsabilità della famiglia, degli operatori scolastici e della stessa comunità cristiana in ordine alla educazione delle future generazioni.

  • Calcio,  Sport

    Meritata vittoria del Montecalvo nel recupero con il Gesualdo

    Redazione

    De Feo

    [Edito 00/03/2004] Dopo il pari con il Real Serino, per la compagine del patron Sabatino arrivano tre punti fondamentali nel lungo cammino verso la salvezza. Raggiunta quota 25 in classifica, il Montecalvo lascia i bassifondi e si porta a soli due punti dal Gesualdo che resta a 27. Per la cronaca, accade tutto nella ripresa. Al 10′ passa il Gesualdo con Di Rienzo. Poi la svolta per i locali: due cambi, due reti. A 20′ dal termine fuori Melillo, in campo il bomber Impronta. Dopo 30′ la punta entra in area e subisce fallo. Rigore. Dal dischetto va lo stesso Impronta, freddo nel realizzare il suo settimo centro stagionale. A 5′ dal termine esce Santini, spazio a De Vita. Ed è proprio il centrocampista a pescare il jolly al 90′. Rimessa corta del Gesualdo, De Feo crossa, De Vita stoppa ed in diagonale regala ai suoi un vittoria meritata.
    [Credit│Il Mattino]

  • Cultura,  San Pompilio

    LO CHIAMAVANO “PADRE SANTO”

    Tarcisio Arnesano

    [Edito 21/03/2004] Campi Salentina, a pochi chilometri da Lecce, si appresta a celebrare il 70″ anniversario della canonizzazione di san Pompilio Maria Pirrotti, sacerdote e religioso delle Scuole Pie, di cui custodisce le spoglie nel santuario a lui dedicato. Dichiarato santo da Pio XI il 19 marzo 1934. Nato nel 1710 a Montecalvo Irpino (Av) dalla nobile famiglia Pirrotti, Pompilio a 16 anni abbandonò la casa paterna per raggiungere Benevento, dove entra presso le Scuole Pie. Ordinato sacerdote, fu maestro e poi insegnante di retorica per 8 anni. Quindi esercitò la docenza, la predicazione, la confessione e la direzione spirituale. In tempi in cui si diffondevano idee filosofiche e politiche che favorivano l’anticlericalismo e le idee gianseniste allontanavano i fedeli dai sacramenti, in particolare dall’Eucaristia, padre Pompilio predicava l’amore e la misericordia di Dio, la sofferenza che unisce a Cristo crocifisso, la devozione al Cuore di Gesù e Maria e la vocazione di tutti alla santità. Ovunque folle di fedeli lo seguivano per ascoltarne la parola e per ricevere i Sacramenti, lo chiamavano «Padre santo» anche per i suoi numerosi prodigi. Il suo incessante pellegrinaggio apostolico, pur tra difficoltà, conflitti e incomprensioni, durò 25 anni e toccò varie città d’Italia (Ortona, Lanciano, Napoli, Chieti, Ancona, Lugo di Romagna, Manfredonia). Nel 1765 fu mandato nella Casa scolopica di Campi Salentina, in un momento difficile per la Comunità religiosa e l’Istituto scolastico. Padre Pompilio riuscì a cambiare l’ambiente comunitario e a migliorare le scuole, la chiesa, l’oratorio e il noviziato.

  • Cultura,  San Pompilio

    I MIRACOLI DI S. POMPILIO

    Dal decreto di approvazione della Congregazione Preparatoria

    Redazione

    [Edito 00/00/2004] Pubblichiamo una parte del decreto di Pio XI e il verbale della Congregazione dei Santi, circa il riconoscimento dei due miracoli compiuti da S. Pompilio, necessari per la sua canonizzazione.
    Il merito speciale che S. Giuseppe Calasanzio ebbe verso la Chiesa e la società civile, è quello di aver fondato, per primo – prefiggendosi lo scopo tanto utile alla salute delle anime, di educare cristianamente i fanciulli – un istituto religioso che tenesse le scuole popolari; il quale, sorto dapprima in Roma al principio del secolo XVII, si diffuse poi ampiamente in Italia e in tutta Europa. Di questa famiglia Calasanziana sceltissimo fiore e nobile ornamento B. Pompilio Maria Pirrotti, che nel decorso del secolo XVII fu insigne per santità. Nacque nel 1710 da famiglia rispettabilissima in Montecalvo Irpino, nell’Archidiocesi di Benevento, e mori nel 1766 a Campi Salentina della diocesi di Lecce, in età di 56 anni. Trascorsa innocentissima l’adolescenza e accolto per tempo nell’Ordine Calasanziano, in tutto il corso della sua vita, sia istruendo i fanciulli nelle scuole. sia predicando la divina parola al popolo in molti luoghi d’Italia, esercitò un mirabile apostolato, al quale diede alimento e forza con la santità della vita, con la mortificazione continua del suo corpo e con l’assiduità nella preghiera. Mentre egli viveva, sì grande era la fama della sua santità che le popolazioni con assiduità incredibile e in gran numero accorrevano, anzi si precipitavano ad ascoltarlo, come una volta le turbe a Gesù che annunziava il regno di Dio. Ne dopo la sua morte beata questa fama si attenuò, ma, soprattutto nell’Italia meridionale, si mantiene ancora, e benedetto, il ricordo di si grand’uomo. Gli onori della Beatificazioni gli furono concessi il 26 gennaio 1890 da Leone XIII, di gloriosa memoria; che contribuiva ad istruire i processi per questa Causa, quando era a capo della Delegazione di Benevento. Essendo poi stati attributi al Servo di Dio nuovi Miracoli dopo la venerazione accordatagli, fu riassunta la Causa per autorizzazione dello stesso Sommo Pontefice e si fecero i processi Apostolici su due guarigioni che si credette dover attribuire a miracolo. L’uno fu istruito a Lerida nella Spagna, l’altro a Napoli, e la loro forma legali fu approvata con decreto di questo sacro Dicastero del 10 dicembre 1910.

    Matilde Ireugas Carcamo y Abuin in Tamarite, villaggio della provincia di Huesca nella Spagna, all’età di 7 anni si ammalò: dopo una otite purulenta fu tormentata da febbri infettive e dimagramento, e circa 40 giorni dopo incominciato il male, ossia il 13 dicembre 1892, fu colta improvvisamente da broncopolmonite catarrale con pleurite. E il male si aggravò talmente, che scorsi appena tre giorni il medico curante aveva già perduta ogni speranza, e la fanciulla sembrava prossima a morire. Ma in quel frangente sapremo, avendo il padre dell’inferma applicato per la terza volta sul corpo di lei una reliquia del B. Pompilio, cessato ogni male, la fanciulla annunzio ai presenti stupefatti che stava bene. In quello stesso giorno, 16 dicembre quando venne il medico, trovò con sua meraviglia ch’erano scomparsi tutti i sintomi mortali della malattia; e in seguito la fanciulla istantaneamente guarita non fu più ripresa dal male. Il medico curante lo proclamò un miracolo, e con lui si trovano d’accordo il perito che in queste cause si chiama ad opportunitatem e due altri designati della Sacra Congregazione come peritiores. I rigorosi esami di questi ultimi, vagliati per ogni parte, concordano così nella diagnosi suddetta, come nell’attribuire a miracolo una guarigione sì repentina e perfetta.

  • Cultura,  San Pompilio

    CON SAN POMPILIO VERSO LA PASQUA

    Tarcisio Arnesano

    [Edito 00/03/2004] Attraverso le sue lettere, specialmente quelle di direzione spirituale, Padre Pompilio guidava i suoi figli e fìglie sulla via della santità, grazie a un cammino di fede che riprendeva i temi propri delle ricorrenze liturgiche, specialmente di quelle più solenni. Nel numero precedente abbiamo proposto alcuni brani che avevano stretta attinenza col Natale e le festività di fine e inizio d’anno. Questa volta cercheremo di orientare la nostra ricerca sul periodo pasquale e in particolare sul tempo forte della Quaresima e della Settimana Santa, che precedono la Pasqua di Risurrezione. Sicuramente San Pompilio sentiva fortemente e intimamente la Passione e la Morte di Gesù. Il suo modello, che proponeva all’imitazione dei fedeli e devoti, era il Cristo Crocifisso. Anche quando parla del Risorto, non dimentica la Passione e la Morte in Croce. “Per Crucem ad Lucem” (attraverso la Croce si giunge alla Luce della Risurrezione). L’iconografìa ritrae il nostro Santo con il Crocifisso in mano, nell’atto di mostrarlo a noi suoi fedeli per indicarci la via da seguire.

  • Politica

    Lo Casale: una cultura civica per Montecalvo

    Angelo Corvino

    [Edito 29/03/2004] Montecalvo Irpino AV – Lo Casale cosa sta succedendo nella politica locale?
    “Si sta lentamente concretizzando l’idea di un movimento civico con la partecipazione dei partiti, finalmente decisi ad anteporre i problemi del Paese e le esigenze dei cittadini alle vene puramente ideologiche”
    Cosa fa il suo partito?
    “Già in una intervista dello scorso Gennaio, avevo evidenziato la disponibilità di Alleanza Nazionale ad intraprendere un cammino comune con altri partiti, senza porre pregiudiziali né veti che potessero minare la costruzione di una valida alternativa all’attuale maggioranza.

    Chiaramente l’obiettivo di una lista civica, fenomeno sempre meno raro in altri scenari elettorali limitrofi, è quello di raggruppare elementi della società civile ed esponenti dei partiti attorno ad un credibile, trasparente e concreto progetto costruito con il contributo di tutti e mirante alla risoluzione dei non pochi problemi di Montecalvo,che certamente non sono solo di destra o di sinistra”
    E’ una impresa ardua?
    “Il compito di sicuro è impegnativo ma, focalizzando l’attenzione su ciò che ci unisce, imparando dagli errori del passato, sono convinto che la cittadinanza possa premiare una compagine elettorale tanto diversa ma decisamente consapevole delle proprie capacità individuali da mettere al servizio della collettività. Del resto abbiamo visto come le “fisiologiche” alleanze di centro-sinistra, in cui le migrazioni da un partito all’altro sono state e sono tuttora all’ordine del giorno, non hanno avuto una lunga durata ed hanno procurato solo disapprovazione tra i cittadini diminuendo di molto il loro interesse per la cosa pubblica”
    A cosa puntate?
    “Il nostro impegno è mirato ad istituire una mentalità civica diversa con la rivalutazione del ruolo del cittadino, sempre più protagonista della costruzione del suo futuro e scevro da qualsiasi condizionamento o soggezione”