• Politica

    Come si elegge il consiglio comunale

    [Ed. 05/04/2004] Montecalvo Irpino AV – Dopo gli ultimi avvenimenti politici accaduti negli ultimi giorni,per i nostri amici che ci leggono da fuori paese si rende necessario un piccolo riepilogo della situazione. A tutt’oggi,sempre che non ci siano stati,nel frattempo, altri capovolgimenti di fronte,il 12 e 13 giugno p.v. saremo chiamati ad esprimere la nostra scelta sul primo cittadino. Probabilmente nel seggio elettorale troveremo una scheda con tre simboli e tre candidati. I simboli dovrebbero essere tutti e tre non quelli tradizionali che siamo stati abituati a vedere nelle altre tornate elettorali, perchè frutto di aggregazioni definite civiche. Una dovrebbe essere quella con l’indicazione a sindaco di Di Rubbo o Iorio,in rappresentanza di una formazione che vede la partecipazione della Margherita e dello SDI,una probabilmente chiamata “Alternativa per il cambiamento”, con indicazione a sindaco di Carlo Pizzillo e che vede una aggregazione eterogenea con la partecipazione di uomini dei DS,Pdci,Prc,An e Udc, e la restante con l’indicazione a sindaco di Aurelio Bellucci e che è ancora in fase di compilazione e che vedrebbe al proprio interno uomini della società civile montecalvese non appartenenti a strutture di partiti.
    Ora,ricordiamo ai nostri amici di fuori paese,che il consiglio comunale di Montecalvo è formato da sedici componenti più il sindaco per un totale di diciasette membri.
    Considerato che il nostro è un comune al di sotto di cinquemila abitanti, il sistema di attribuizione dei seggi è maggioritario e quindi alla lista che avrà maggiori voti saranno assegnati 11 seggi + il sindaco,mentre i restanti 5 seggi saranno divisi in proporzione dalle liste minoritarie, da precisare che qualunque sia il risultato ottenuto dalle liste presenti i candidati a sindaco saranno automaticamente presenti nel nuovo consiglio comunale, quindi si potrebbe ipotizzare questa composizione:
    Lista A) 11 consiglieri + il candidato sindaco
    Lista B) 2 o 3 consiglieri + il candidato sindaco
    Lista C) 0 o 1consigliere + il candidato sindaco.
    Per quanto riguarda la composizione della giunta esecutiva i ruoli da assegnare sono:
    Sindaco – eletto a maggioranza dal popolo
    Vice – Sindaco indicato dal sindaco o dalle forze appartenenti alla maggioranza e quattro assessorati da assegnare tra gli eletti della maggioranza. Per i nomi dei sedici consiglieri che si dovranno accomodare sugli scanni dell’assise comunale è ancora tutto top secret e ve ne daremo notizia appena saremo in grado di sapere qualcosa di più. [Nativo]

    Alfonso Caccese

  • Politica

    Il vecchio che avanza

    [Ed. 06/04/2004] Montecalvo Irpino AV – La costituzione di una lista con la presenza di  tutta la sinistra montecalvese ,ad eccezione dello SDI, e la presenza di uomini di estrazione civica,in alternativa alla maggioranza composta dagli uomini della Margherita (ex popolari), a qualche osservatore politico ha fatto ritornare alla mente le vecchie battaglie tra Democristiani e Comunisti dei tempi passati. Il tentativo di coalizzarsi contro il partito di maggioranza non è affatto nuovo nel nostro paese, molte volte raggrupamenti eterogenei hanno cercato di contendere ai cattolici democratici,la guida del paese,a volte con esito positivo  e a volte disastrosamente. Partiti sempre con il favore dei pronostici, spesso i buoni propositi di queste formazioni civiche, si son visti cadere di fronte a repentini cambiamenti di opinioni e di sconvolgimento delle logiche interne non eterogenee tra loro. Probabilmente anche questa volta potremmo assistere a qualcosa del genere. Oggettivamente, gli uomini della Margherita, in apparente difficoltà, dalla situazione creatasi,potrebbero trarne dei vantaggi cercando al loro interno e nei loro sostenitori quelle potenzialità necessarie per contrapporsi alla forza virtuale dell’aggregazione civica. I presupposti sembrano che ci siano tutti, e la ricerca di una soluzione, sgombrato il campo da lotte personali,può realizzarsi compattando intorno al partito tutte quelle sinergie necessarie per raggiungere la vittoria. Progetto alquanto realistico poichè è noto che l’elettorato montecalvese,poco incline alle scelte di ordine personalistico,predilige esprimersi a favore o contro in maniera perentoria. Insomma o di quà o di là. Per questi motivi la lotta politica montecalvese, rappresenta qualcosa di anomalo e suscita particolare interessi a livello provinciale e nazionale scatenando in sè tutta quella energia in possesso di un popolo alla ricerca perenne di una stabilità politica e sociale. Quindi, in conclusione niente è da dare per scontato, nella speranza che per una volta potremmo giudicare sui progetti e non sulle alchimie politiche spesso dirompenti. [Nativo]

    Alfonso Caccese

  • Politica

    Pronti per la gara

    Alfonso Caccese

    [Ed. 16/04/2004] Montecalvo Irpino AV – Dopo l’interruzione per le vacanze pasquali riprende serrato e con maggior vigore la corsa verso il voto amministrativo di giugno 2004. Sciolti i nodi su chi devono essere i capitani, adesso è tempo di pensare ai giocatori che scenderanno in campo. I termini per la presentazione delle formazioni sono oramai ristretti  e bisogna di fare in fretta. La campagna elettorale è aperta. Presidenti e dirigenti politici sono alla ricerca del fuoriclasse che potrebbe sensibilmente alzare i livelli di qualità della squadra. Gli allenatori tendono a mescolare le carte per confondere l’avversario. Da alcune indiscrezioni, la dirigenza della “Margherita” è orientata verso la riconferma dei consiglieri uscenti, che han ben figurato nell’ultima amministrazione e con l’acquisto  di un buon difensore e di un centromediano metodista si presenterebbero  con un attacco a tre punte, puntando tutto sul forte  consenso elettorale di Alfonso Caccese (sindaco uscente) Gianni Iorio, Mobilia Domenico, quest’ultimi assessori uscenti. In casa Margherita, sono, dunque, fiduciosi e si auspicano che con un buon possesso di palla a centrocampo e un forte pressing sull’avversario possano il 12 e 13 giugno, portare a casa la vittoria.
    In campo avversario,”Alternativa per il cambiamento” lo staff tecnico stà ancora valutando le condizioni della  rosa messa a disposizione dalla dirigenza per poter allestire una compagine che punta decisamente al risultato pieno.
    I tifosi delle due squadre, intanto presidiano il campo e cercano di carpire qualche tattica segreta che possa tornare utile per la propria squadra, e annunciano essere pronti a non far mancare ai propri beniamini tutto il loro calore. Nei bar si fanno pronostici e si lanciano scommesse. La partita si preannuncia “tosta e delicata”, ma tutti si apettano che venga giocata con massima sportività e lealtà da entrambi le parti. Che vincano i migliori! I cittadini. [Nativo]

  • Cultura e tradizione

    PAZZIJEDDRE DI CRIJATURE
    (Giochi di ragazzi)

    Mario Corcetto

    Essere ragazzi al Trappeto era solo un fatto anagrafico. Si passava dalla fanciullezza alla maturità, senza transitare dall’età della spensieratezza cosciente. I bambini erano destinati dapprima alle incombenze minute  (come,  ad  esempio,  accudire  gli  animali  da  cortile,  andare  alla  fontana  a prendere ‘na véppita d’acqua fréscha”, raccogliere le granaglie cadute dalla rachina su cui erano state poste ad asciugare), e, via via che passavano gli anni, venivano adibiti a mansioni sempre più impegnative fino a raggiungere la piena maturità “contributiva” (nel senso di contribuire al benessere della famiglia) già in prossimità dell’adolescenza. Il passaggio all’ “inquadramento” superiore, in casa veniva formalmente sancito con l’ammissione alla tavola dei grandi, lasciando la buffitteddra, posta in un angolo della casa, ai fratelli minori. Questo precoce coinvolgimento dei figli nelle attività della famiglia non era, però, una forma di sfruttamento. Certo, delle braccia in più facevano comodo, ma, per quanto possa sembrare strano secondo la mentalità contemporanea, esso era principalmente un’attribuzione di dignità. L’ammissione all’elevazione sociale, che, per il povero trappetaro, non poteva che derivare dal lavoro. Non a caso la prima qualità che si declamava di una persona per bene era il suo essere “fatijatore”. Così, ad esempio, il pretendente di una giovane donna poteva anche non avere nulla, ma era lo stesso ben accetto, quando ne chiedeva la mano, se aveva questa qualità. Insomma, il lavoro minorile era una palestra di vita, con risvolti tangibili nell’ambito della comunità in cui si viveva.

    E che non fosse malevola l’intenzione dei genitori che avviavano precocemente i figli al lavoro, ne è riprova la tenerezza che i genitori avevano e mantenevano verso la prole. Magari non esternata con effusioni d’affetto, per ragioni connesse al costume (il padre temeva di indebolire la sua immagine autoritaria che il ruolo di capo di casa gli imponeva). Qualcosa in più si concedeva la madre, ma nulla che assomigliasse, neanche vagamente, alle smielate moine a cui spesso si assiste oggi. Perciò, fatta salva l’immagine e contrabbandando la cosa per una forma di risparmio, si trovava sempre il tempo per provvedere a qualche rudimentale ninnolo per il gioco del piccolo: il padre costruiva lu strummilu o la carrozza per il figlio e per la figlia la cunnilecchja dove far dormire la pupeddra che la mamma confezionava piegando qualche misero straccio. Quando la mamma  ammassava faceva sempre la vaccareddra (un pezzo di pasta tagliato a forma di X, che, con un notevole sforzo di fantasia, lo  si  poteva assomigliare ad  una piccola mucca acquattata a gambe divaricate), cotta insieme alle pizze bianche, per il piccolo di casa.

  • Approfondimenti,  Cultura

    Lezioni apprese

    Mario Corcetto

    [Ed. 09/12/2007] Nel suo libro “Partenopeo in esilio”, Riccardo Pazzaglia narra un episodio di quando lui era bambino: un giorno si presentò nella sua classe una giovane donna, molto ben vestita, che, per conto della compagnia di assicurazioni per cui lavorava, parlò ai ragazzi dell’utilità di avere una polizza assicurativa sulla vita. Perché i bambini meglio comprendessero l’importanza di quanto proponeva loro, parlò diffusamente delle disgrazie che possono accadere ad un individuo: dall’incidente di macchina, alle malattie, alla tegola che gli cade in testa, al lampo che lo fulmina per strada. La cosa impressionò molto i bambini che, tutti insieme, proruppero in pianto. Per non dire, poi, delle reazioni dei loro familiari: sentito il racconto dei bambini spaventati, tutti si affrettarono a fare gli scongiuri, indirizzando alla signorina i peggiori epiteti di cui erano capaci. Il giorno dopo, tutti i bambini tornarono a scuola con l’abitino della Madonna appeso al collo, allo scopo di allontanare tutte le disgrazie paventate ai loro danni.

    Questa breve digressione mi serve ad introdurre l’argomento che vorrei trattare, togliendo ai buontemponi l’originalità delle battute di spirito e sperando di non indurre nessuno a correre con la mano a quella parti del corpo ritenute punti cruciali per le pratiche antijettatorie.

    Se si apre il libro di Gian Bosco Cavalletti “Dalle pietre alla storia”, si nota che la storia di Montecalvo è possibile narrarla passando di terremoto in terremoto. Tanti dei montecalvesi di oggi ne ricordano almeno due, se non tre: quello del 1962, quello del 1980 e, i più anziani, anche quello del 1930. Quindi si può ben dire che la nostra terra è a forte rischio sismico. Io personalmente non ricordo quello del 1962 (avevo solo 10 mesi), mentre ho ben presente quello del 1980. Per fortuna Montecalvo non ebbe crolli di edifici (quelli li fecero notte tempo gli amministratori affinché si eliminassero alcuni edifici pericolanti – o presunti tali). In ogni caso, la paura della gente fu tanta e tutto il paese passò la notte, e molte di quelle successive, per strada, in macchina o nelle baracche ancora presenti dal 1962. Successivamente giunsero in paese delle roulotte provenienti da tutt’Italia e convogliate anche da noi da chi coordinava i soccorsi, nonostante nessuno avesse avuto la casa distrutta.

    Passata la fase acuta, si cominciarono le prime riattazioni delle case danneggiate e, via via, è stata ricostruita gran parte del paese, che è ora quello che conosciamo.

  • Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI,  Chiese

    La Chiesa di S.Nicola in Corsano

    Giovanni Di Rubbo / La Chiesa di S.Nicola in Corsano

    [Ed. 14/11/2017] La Chiesa di Corsano si trova nella contrada di Corsano, sede dell’antico demanio omonimo, distrutto dalla peste del 1656. Si possono ammirare ancora i resti della chiesa abazziale di San Nicola in Corsano, testimonianza di un passato illustre ed autonomo. La chiesa è stata abbandonata dopo il terremoto del 1962.

    Prefazione
    L’idea di ricostruire quello che c’era da ricostruire e restaurare ciò che si poteva della Chiesa di San Nicola è venuta circa sei anni fa ad un gruppetto di ragazzi della contrada Corsano (alcuni come me non tanto ragazzi), che sulla scorta dell’esperienza positiva vissuta qualche anno prima con il rifacimento della Cappella votiva in onore della Madonna di Pompei, si sono avventurati in questa ben più ardua impresa. Quello che il visitatore poteva notare dopo il sisma del 1962 e quello del 1980 era un cumulo di detriti dove, negli ultimi anni era cresciuta una fitta vegetazione, soprattutto rovi. Da questo stato di fatto si può dedurre che lo spirito di sacrificio profuso e l’abnegazione per portare a compimento l’opera di risanamento, sono stati notevoli. Oltre al legame affettivo (il sottoscritto nella Chiesa ha ricevuto la Prima Comunione), la ragione che ha dato impulso all’idea di recupero è stata quella di tramandare ai posteri il notevole bagaglio storico che porta con se la Chiesa di S. Nicola in Corsano. Lo scopo della compilazione di questo opuscolo è rendere l’idea, ad uno sconosciuto visitatore della stessa Chiesa, di quello che essa ha significato nel passato. Il fervore che ha investito i componenti dell’Associazione Culturale “Corsano”, appositamente costituito, ben presto si è trasmesso alle famiglie, le quali sono state e saranno ancora per molto tempo, spero le vere protagoniste dell’opera.

    Oltre che finanziare direttamente, esse lavorano ogni anno per dar vita alla ormai famosa Sagra del Pomodoro e dell’Agnello”, che si svolge il sedici Agosto e dalla quale hanno origine i maggiori proventi economici. Oltre alle famiglie della Contrada, discorso a parte merita il responsabile tecnico dei lavori: l’Ingegnere De Marco da Benevento. Amedeo, prima solo amico di famiglia dell’Assessore Giancarlo Di Rubbo, è divenuto ben presto amico anche di Corsano, dando un notevole input tecnico ed economico all’intero progetto. Il buon esito dell’iniziativa, lo si deve, oltre ai motivi già accennati, anche ad altri fattori, tra i quali il poter trovare tra di noi, di volta in volta, sia i mezzi che le persone capaci di fare i più svariati lavori, con umiltà e sacrificio, senza mai tirarsi indietro.
    Di notevole spessore è stato anche l’apporto dato dalla falegnameria dei Fratelli Caccese. Monumentale la pazienza mostrata dalla famiglia degli eredi di Carlo Parzanese per tutto quanto hanno dovuto, e saputo sopportare. Non cito tanti altri parimenti meritevoli per non annoiare il lettore che non conosce i personaggi  in questione

  • Cultura orale

    Il Dialetto di Montecalvo Irpino

    Angelo Siciliano

    [Ed. 24/11/2004] Montecalvo Irpino è situato nell’Alta Irpinia nord-orientale e la sua parlata presenta affinità con i dialetti dell’Abruzzo, del Molise, del Sannio, della Daunia, della Lucania e della Calabria settentrionale, aventi tutti come sostrato l’antica lingua osca, e anche della Sicilia.
    Per scrivere i miei testi vernacolari nella parlata montecalvese, appartenente alla vasta famiglia del dialetto irpino, dopo attenta valutazione ho adottato l’ortografia fonetica.
    Questa parlata presenta la stessa varietà vocalica dei dialetti delle aree geografiche suindicate. La e tende ad essere muta, come quella francese, e nel finale delle parole s’avvicina al suono della i, come in fémmini (donne). La e aperta, con accento grave, si è conservata, come ad es. nelle parole bèlla, facènni, èriva, èscu, mèle, fèddra (bella, faccende, erba, esco, miele, fetta).
    La vocale o può avere due suoni distinti: aperto, ad es. in ‘ncòppa (sopra), oppure chiuso come in cócche (qualche). In finale di parola assume un suono indistinto tra la o e la u, es. dòppu (dopo).
    La j è semivocale o semiconsonante ed è associata a delle vocali, come ad esempio nelle seguenti parole: éja, uócchji, vìja, mìju, pilìji, manéja, ruzzéja (è, occhi, via, mio, scuse, maneggia, ruzza).
    Presente nel dialetto montecalvese è lo iotacismo, vale a dire quel fenomeno linguistico per cui la j prende il posto di una consonante: quello della b, come nella parole janchijàni, jancu, jastéma, jastimàni (biancheggiare e bianco dal germ. blank, bestemmia e bestemmiare dal lat. blasphemare); quello della d come nelle parole juórnu, jurnàta, jurnatiéru (giorno, giornata e bracciante dal lat.diurnum); quello della f, come nella parole jatàni, jàura, jèttula, juccàni, juccanìzzu, jucchiliàni (fiatare dal lat. flatare, vapore caldo dal lat. flagrum, verga spaccata di salice per intrecciare cesti o legare scope dal lat. flecta, fioccare, forte nevicata e nevicare lievemente dal lat. floccu); quello della g, come nelle parole jatta, jattarùlu, jéffula, jilàma, jilàni (gatta, gattaiola o erba gattaiola dal lat. cattu, pezzetto dal fr. gifle, gelata e gelare dal lat. gelare); quello della h come nelle parole jalìzzu, jàsima (piccola superficie o respiro lieve, sbadiglio, dal lat. halare).
    È un finto iotacismo quello relativamente alle parole: jiéncu, jini, jittàni, jittàtu, jónce, jónta, juócu, jussu, justu (vitello, andare, gettare, debosciato, giunco, giunta, gioco, diritto, giusto) che derivando dal latino (juvencus, ire, iectare, iuncu, iungere, iocu, ius, iustu) iniziano già tutte con la lettera j o i; jippóne e jòtta (indumento malridotto dal fr. jupon o dall’ar. ğubba, sottana, e acqua dopo la cottura della pasta dallo sp. jota) che già iniziano per j.

  • Cultura e tradizione

    L’UÓCCHJI DI LU DIÀVULU
    (L’OCCHIO DEL DIAVOLO)

    IL SABBA A MONTECALVO IRPINO – Il diavolo gabbato da un pastore astuto.

    Angelo Siciliano

    [Ed. 12/06/2016] Ho scritto diversi testi sulle janare, tra cui due poemi inediti, ma questo cunto, noto ad alcuni anziani del paese con diverse varianti, l’ho raccolto a Montecalvo Irpino. Dopo aver ascoltato il fatto, l’ho reinventato di sana pianta, come testo in prosa ritmica in vernacolo irpino dell’Ottocento, rispettandone lo spirito arcaico.
    Il pantano d’acqua rossa è un deposito naturale di acqua ferruginosa, che proviene da una falda sotterranea molto ricca di ferro. Ossidandosi a contatto con l’aria, essa assume un colore rosso vermiglio. Sono due i canali in cui la falda scarica questo tipo di acqua, non molto distanti tra loro, in contrada Conca. Quello citato nel testo fa defluire l’acqua in eccesso della Fontana della Monaca e attraversa la terra di proprietà della famiglia Scoppettone, il cui soprannome è Milachjancóne, derivante dal nome e cognome di una contadina montecalvese dell’Ottocento, Camilla Chiancone. In esso scopersi l’acqua rossa, raccoltasi in un piccolo pantano, all’inizio degli anni Sessanta del Novecento che ero ragazzo. Prelevai e utilizzai parte di quel colore naturale, per abbozzare delle figure sui tronchi di alcuni grossi alberi della zona. Mi andò bene. Né il diavolo né le janare vennero a tormentarmi di notte. L’altro canale, in cui l’acqua è rossa, è stato scoperto recentemente da Gaetano Caccese e attraversa un’area con dei pioppi intricata di rovi, ma non vi sono noci, notoriamente alberi che attraggono le janare per il sabba. Entrambi i canali confluiscono all’imbocco del Fosso della Ripa della Conca, dove ancora si forma una piccola cascata. In questo luogo, in passato, vi erano numerosi appezzamenti di terra coltivati come orti e grandi vasche d’acqua a differenti livelli che, fatta defluire, faceva girare la ruota a pale d’un mulino che ha funzionato sino all’inizio del Novecento.
    [Ascolta]
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  • Politica

    Cercasi centro di gravità permanente

    [Ed. 00/04/2004] Montecalvo Irpino AV – Per molti, la designazione di Giancarlo Di Rubbo a candidato sindaco per lo schieramento che fà capo alla Margherita, è apparso come il momento conclusivo della lotta politica di questa campagna elettorale, ma questo non è. Nell’apparente quiete delle festività pasquali,qualcosa si doveva muovere ed infatti si è mosso. Le perplessità inerenti l’aggregazione di forze per natura eterogenee all’interno del movimento “Alternativa per il cambiamento” e la volontà di alcuni soggetti politici, volutamente e drasticamente isolati dalle prime schermaglie della competizione elettorale, hanno contribuito non poco a rimescolare le carte in tavole e a sconvolgere il mondo politico locale. Misteriosa e intrigante era sembrata l’uscita di scena in modo repentina del gruppo che sosteneva la candidatura a sindaco di Aurelio Bellucci, di colpo non considerato più come attore nello scacchiere politico locale. Il silenzio delle forze centriste orbitanti intorno all’Avv. Alessio Lazazzera,  (nella foto) appariva come un assenso al tentativo in corso di arrivare ad un bipolarismo forzato, anomalo per la realtà montecalvese.Tra il bianco e il nero c’è sempre di mezzo il grigio. E non poteva non considerarsi che una forza della destra, come quella rappresentata da Alleanza Nazionale difficilmente si sarebbe rassegnata ad un ruolo di comprimaria e non poteva rimanere alla finestra ad osservare ,indifferente ,le lotte che si verificavano all’interno della maggioranza e dell’opposizione civica senza intervenire. Progetti di alta ingegneria politica costruiti da chi si pone al di fuori della logica politica locale per riaffermare le proprie posizioni in cerca di perenne gratificazione personale nelle sfere dirigenziali più alte delle strutture gerarchiche partitiche. Cosa accadrà? Nessuno può prevederlo. Ma forse in una cosa possiamo credere ed è che in fondo in fondo quello che oggi si dà per certo domani sarà incerto e che la speranza in qualcosa di migliore è sempre l’ultima a morire a patto e condizione che a morire non sia il nostro paese. [Nativo]

    Alfonso Caccese

  • Cultura

    Felicitazioni al nuovo ricercatore Dott. Danilo Pappano

    [Ed. 19/04/2004] Montecalvo Irpino AV – Apprendiamo con immensa gioia la notizia della nomima a ricercatore in ” diritto amministrativo” presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre, del Dott. Danilo Pappano. Il tutto arriva a coronamento di un lungo percorso scolastico che ha visto il giovane sempre distinguersi nei vari gradi dell’ istituzione scolastica. Ai più che lo conoscono bene la notizia non è sconvolgente in quanto già tutti conoscevano la dedizione e le capacità intellettive del giovane Danilo, stimato tra i suoi coetanei e non solo [Nativo]

    Alfonso Caccese