Beni,  BENI ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI

PIAZZA CARMINE (L’olmo che non c’è)

Antonio Stiscia

[Ed. 19/08/2005] A baluardo di un millenario, felice e non casuale connubio tra il Sacro e il Faceto, troviamo la Chiesa del Carmine e l’Olmo, quasi a simboleggiare la instaurata pace tra l’uomo e Dio e tra l’uomo e la natura.

Cinquant’anni fa, si abbatté, il maestoso olmo, che solo l’animo sensibile e nostalgico di un nostro emigrato (Placido A. De Furia) poteva ricordare con versi di un sì sublime ardente rispetto.

[01]
Aveva più di mille anni il nostro amico,lo avevano piantato i Longobardi (che consideravano l’Olmo un albero sacro, ben rappresentativo della loro forza e fierezza d’animo), vicino a quella Chiesa che per loro volontà si chiamerà di San Sebastiano e solo molto tempo dopo del Carmine.

I Longobardi (longa-barda) (barda: grande ascia da combattimento, tipica di queste genti) erano degli svedesoni forti, rozzi e ignoranti, requisiti indispensabili per la conquista di una Italia decadente e lasciva.

Ariani convertiti al Cattolicesimo,più che essere usati dalla religione,ne furono abili fruitori e sebbene temessero il Demonio,adoravano la Vipera.

Molto probabilmente si deve a loro l’invenzione dell’Acquasantiera nelle chiese e il portare e detenere reliquie di Santi,stante la malcelata preoccupazione di essere influenzati dal maligno e sicuramente si deve a questa fisima, il recupero e/o trafugamento di numerosissime statue e icone di santi,sottratte alla furia iconoclasta degli ultimi e arabizzati imperatori d’oriente.

[02]
Capirono per primi che un atto di natura laica o amministrativa, avrebbe avuto maggior peso se si fosse svolto sul sagrato o nelle vicinanze di una Chiesa. La necessità di spazi, favorì la nascita di nuove Chiese,con ampie piazze,libere da costruzioni ed espressamente destinate all’adorazione di Dio,dei suoi Santi e alla amministrazione della Giustizia. Le cerimonie ordaliche si tennero così davanti le Chiese,sotto il diretto Giudizio di Dio e sotto il diretto controllo dell’ancestrale animistica religione degli antenati Longobardi,simboleggiata dal Sacro Olmo.

Non sapevano leggere e scrivere,forse non avevano nemmeno una loro scrittura,ma riuscirono a trascrivere la tradizione antica nella lingua dei vinti romani, e con Re Autari riusciranno a dar vita ad un codice moderno,efficace e per certi versi attualissimo.(Per i Longobardi tutto aveva un prezzo e quasi tutto poteva essere risolto con l’esborso di una pena pecuniaria). La Chiesa edificata forse verso l’VIII-IX secolo,fu intitolata a San Sebastiano, santo a cui intercessione si deve la fine della terribile pestilenza che colpì la Città di Pavia (capitale del regno Longobardo) sotto il regno di Re Uberto.

L’edificazione della nostra Chiesa è certamente legata ai gravi fardelli subiti,che oltre alla peste si chiamano: Terremoti,colera,tifo. Fu edificata nell’ anno 1478 ma va ricordato che il tremendo terremoto del 1456 distrusse quasi tutti gli edifici ecclesiatici di Montecalvo,causando circa 800 morti,per cui è quasi sicuro che la riedificazione avvenne sulle rovine della precedente.

[03]
La minuziosa descrizione dell’interno, degli altari e delle suppellettili, conferma la natura longobarda della struttura originale della Chiesa, che solo molti secoli dopo diventerà “Chiesa del Carmine”, fino alla struttura attuale riedificata dopo il 1930 e arretrata nel Giardino del Palazzo Stiscia, per la creazione di una piazza più grande e per favorire il collegamento con la Piazza Vecchia (odierna Piazza S.Pompilio).

Oltre ai calici,alle urne e a qualche reliquiario, è la straordinaria e miracolosa statua lignea della Madonna Della Libera che testimonia al meglio la presenza longobarda in Montecalvo, statua che la dott/ssa Portoghesi (archeologa ed esperta di tessuti, di fama mondiale)individua e assegna all’alto medio evo ,specie con riferimento alle racce dell’antico panneggio dipinto,alla presenza della mandorla, e al fatto che la statua vesta il CINTO ,che ne configura lo stato di grazia legato alla dolce attesa del salvatore(nonostante l’improbabile restauro effettuato senza alcuna parametrazione scientifica).

[04]
Che dire della straordinaria bellezza e grazia della sacra immagine, un vero unicum nella statuaria medioevale,con evidenti riferimenti alla statuaria greco-romana se Bìzantina. (Non va dimenticata la tradizione che recita di un miracoloso ritrovamento della Madonna,in occasione di una delle tante pestilenze e la liberazione dal male).

Ma torniamo all’olmo!

Stiamo senz’olmo da 50 anni, aspettavamo di vederlo ripiantato nella bella Piazza rifatta da poco, ahimé ciò non è accaduto!

[05]
Siamo stati inondati di Magnolia ridens, che accortesi che non c’è proprio niente da ridere, visti i tempi, rimangono scheletriche, ricevendo l’appellativo di agonians. A Montecalvo esiste una magnifica tradizione che segue il gioco del tressette e che basato su regole mai scritte,ma efficaci (come quelle longobarde) disciplina la bevuta ristoratrice, tra un padrone di turno e un sotto di compagnia.

La cosa bella di questo gioco è che il sotto beve quasi sempre e anche quando diventa padrone,non dimentica l’azione ricevuta buona o cattiva che sia.

Chi invece non beve e rimane assetato,si trova nella condizìone di essere portato a OLMO.

Un caloroso e cortese invito a chi è Padrone,stare senza bere per noi del Carmine è cosa risaputa, ma ridateci almeno la speranza di andarci a rinfrescare sotto l’Olmo. [Nativo]

[01] La piazza del Carmine qui riprodotta in una foto del 1880 circa, rimane una delle piazze più belle e storicamente più importanti dì Montecalvo Irpino.
[02] Immaginetta sacra di S. Sebastiano sec. XIX
[03] Un raro manoscritto del 1705 ,ricorda che la Chiesa di San Sebastiano fu edificata fuori terra,dalla parte occidentale,nel luogo detto Lo Monte, posta in isola e circondata dalla Via Pubblica.
[04] Urna di epoca longobarda adibita a tabernacolo sec. XVII –  Cappella privata Madonna del Carmine in Palazzo Stiscia
[05] Piazza Carmine – La nuova Chiesa dopo il sisma del 1930. In primo piano da sinistra l’architetto Leonardi, l’arciprete Don Fedele Stiscia e l’Ing. Guido Gamberini

[Credit│Foto - Archivio Fototeca Palazzo Stiscia]

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